La demagogica idea di candidare Liliana Segre al Quirinale

Quando prevale il cinismo irrispettoso

A Venezia sprofondiamo nella melma ed in modo ancor più plateale  l’Italia starnazza nella gestione dell’affaire Ilva, come nelle improvvisazioni governative sulla Manovra in deficit.

 

Quasi per fuorviare l’attenzione dei Cittadini sulle conseguenze che deriveranno per tutti noi, in seguito alle scelte del Governo,  alcuni esponenti vicini alla maggioranza, da qualche settimana, stanno giocando in modo cinico e poco elegante, sulla figura della senatrice Liliana Segre.

 

Dapprima sono state diffuse notizie in parte confusamente smentite sull’entità di minacce ricevute dalla Senatrice e più in generale contro l’Ebraismo, moltiplicando, con disinvoltura un dato annuale per una piaga mensile.

 

Così si è allargato lo sdegno e l’allarmismo, in questo caso, calcolato, sino ad arrivare alla creazione di  una commissione parlamentare ad hoc, sui cui effetti, per il presupposto antidemocratico ed inquisitorio, Civico20News si è soffermato in precedenti articoli.

 

L’ultima iniziativa, cioè la proposta di candidare Liliana Segre al Quirinale è la riprova di quanto sia sfuggito di mano il dibattito sull’antisemitismo ai suoi stessi promotori e di come in Italia si faccia davvero fatica a trattare le questioni di interesse generale senza indossare le lenti di una ideologia divisoria.

 

Così Lucia Annunziata ha lanciato la proposta di candidare al Quirinale la senatrice, superstite dell’Olocausto.

 

Nei giorni scorsi, il direttore dell’Huffington Post, durante un seminario a Milano, ha spiegato: “Vogliamo far partire da qui, da questo convegno, la proposta di candidare Liliana Segre alla presidenza della Repubblica, per togliere il Quirinale dalla partigianeria della politica”.

 

Politica, aveva osservato poco prima, che “parla sempre meno con il territorio”.

 

Non tarda ad arrivare l’eco di Repubblica: ”Sottoscriviamo all’inizio di questa giornata una proposta alta e nobile –ha commentato Carlo Verdelli- L’idea di Lucia Annunziata e dell’Huffington Post di candidare Segre significa candidare un simbolo che racconta un’altra visione dell’Italia. La notizia della scorta data a Segre, in seguito a minacce subite, ha scosso il mondo. Ci sarà una commissione anti odio e speriamo che Segre, che ha sempre predicato la pace, resista alle pressioni che sta subendo, so che è turbata”.

 

Questa iniziativa rischia davvero di esacerbare ancora di più gli animi e di polarizzare ulteriormente la discussione sui valori dell’antisemitismo, dell’antifascismo e dell’anticomunismo, accreditando un’idea manichea di società e di cultura. Senza mettere in conto l’età anagrafica della Senatrice.

Liliana Segre ha 89 anni. Il successore di Sergio Mattarella verrà eletto nel 2022, quando la senatrice a vita di anni ne avrà 92. Il mandato dura sette anni, dunque si concluderebbe quando Liliana Segre ne dovrebbe avere  99.

 

Pur augurando lunga vita alla senatrice, appare impensabile che durante quel settennato possa svolgere con il necessario dinamismo le funzioni di Presidente della Repubblica. Dalle missioni all’estero alla gestione delle crisi di governo, il Capo dello Stato è impegnato in attività che possono davvero risultare molto assorbenti e decisamente faticose.

 

Nonostante l’Italia sia una Repubblica parlamentare e non presidenziale, il Quirinale rimane il centro nevralgico della guida della nazione, e questa sua crescente rilevanza si lega alla cronica instabilità politico-parlamentare, con conseguente svalutazione del ruolo delle Camere e valorizzazione solo temporanea della figura del premier.

 

E poi in un momento in cui il peso di Sergio Mattarella è decisivo per la durata della legislatura, delegittimarne in qualche modo il ruolo, escludendo con oltre due anni di anticipo una sua ricandidatura, appare irriguardoso nei sui confronti, oltre a privare il Parlamento di una prerogativa sancita dalla Costituzione.

 

Ma a prescindere dai margini di operatività della Segre, il buon senso detta alcune decisive ragioni per essere contrari alla proposta di candidarla al Colle.

 

I proponenti con falsa ingenuità intendono alimentare quel clima d’odio che si sta combattendo nelle ultime settimane con particolare veemenza e che ha prodotto minacce di morte alla stessa senatrice ma anche a chi, nell’immaginario collettivo, viene percepito come un suo acerrimo avversario e invece non lo è, cioè Matteo Salvini.

 

Il voto in Parlamento sulla commissione Segre  ha fatto riemergere antichi rancori. Il voto di astensione del centrodestra ha evidenziato una netta frattura tra quanti hanno una visione dogmatica dell’antisemitismo e quanti, con maggiore ragionevolezza, fanno notare che il bavaglio alle opinioni contrarie è sempre un vulnus alla democrazia e che non è possibile comprimere la libertà d’espressione in nome dell’affermazione di un pensiero unico.

 

Istituire tribunali delle idee è sempre azzardato, visto che già esistono tante solide garanzie giuridiche e giurisprudenziali per punire, nella vita reale e in Rete, le manifestazioni d’odio, in qualunque direzione indirizzate.

 

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Articolo pubblicato il 14/11/2019