L’Italia del nulla!

La danza macabra di Zingaretti e Di Maio, con Conte alla finestra

In questi giorni siamo assaliti da un ingorgo di problematiche assillanti che nascondono vizi antichi. Iniziamo con Venezia e l’emergenza delle maree che spaventano per la loro portata inusuale, mietono vittime e producono danni ingenti. Qualcuno si ricorda del Mose e subito si scatenano  le polemiche su un passato recente con il rimpallo delle responsabilità,  perché le cause del vulnus nessuno le sta scoperchiando.

 

Perché, se si vuole fare luce sino in fondo, non si coinvolge l’ex Ministro Savona per farci spiegare come ha operato quando molti anni addietro si è pure occupato di Mose, ai tempi dei boiardi socialisti e della Fiat in gran spolvero?

 

Intanto a Venezia, la melma invade negozi ed attività commerciali senza che chi dovrebbe decidere, si decida a completare  l’opera. Chissà se, passata l’emergenza la politica continuerà a dividersi ed intrallazzare sulla scelta di fornitori e commesse, oltre alla lucrosa spartizione delle poltrone.

 

In coda c’è la farsa dell’Ilva che sovrasta come un macigno la nostra credibilità internazionale e l’avvenire industriale del Paese. Ma a monte di questi ed altri problemi impellenti, che sarebbero degni di una chiamata alla  responsabilità di maggioranza ed opposizione per cercare di garantire il futuro del Paese, cosa  si cela?

 

L’inadeguatezza e l’insensibilità di una classe politica autoreferenziale ed avulsa da tutto ciò che necessità per decidere con competenza e dignità. Ma veniamo alla realtà del metodo seguito, quella che scotta, indigna ed offende il cittadino pensante.

 

“Tra noi nessuno è capo, siamo tutti uguali”. E’ la teoria dell’uno vale uno, tanto propagandata dal M5S.

Non è così, evidentemente, perché ognuno di noi ha competenze e capacità nel proprio campo, che possono essere messe in discussione da chi le pratica con lo stesso livello di preparazione, altrimenti, ci si siede e si ascolta.

 

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in visita a Taranto, ha dichiarato di non avere soluzioni e, più recentemente, ha chiesto ai propri ministri idee in proposito.


I media hanno classificato gli intenti di Conte come atti di umiltà.
Un fico secco!

Il premier Conte è il capo del governo, cui fa riferimento la maggioranza parlamentare M5S, PD e Italia Viva, ed è lui che deve trovare le soluzioni, dopo che Conte 1 ha tolto e riammesso lo scudo penale e dopo che il Conte2 lo ha di nuovo cancellato, e ora lo vorrebbe riammettere.


Insomma, con il suo comportamento, ha fatto quello che un capo di governo non si può permettere di fare: essere inaffidabile. Come si può chiedere a una persona o a una azienda, di credere alle promesse, quando tutti gli atti precedenti smentiscono la credibilità? Così le persone si allontanano e le aziende fuggono.

 

Nel frattempo, la Arcelor-Mittal, sta restituendo la gestione degli impianti ai commissari, ha fermato il rifornimento del carbone che serve per tenere attivi gli altiforni, il che ha come finale la chiusura degli impianti, con 15 mila persone senza lavoro e, probabilmente, l’addio al settore siderurgico.

 

Luigi Di Maio, quando era ministro allo Sviluppo Economico, aveva nominato commissari alle acciaierie due avvocati e un revisore contabile e si vantava di aver sottoscritto il contratto con Arcelor-Mittal in 3 mesi, quando gli altri ministri non erano stati capaci di farlo negli anni. (che perla!)

Ricordiamo che è stato Di Maio a indicare alla carica di presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che, secondo il pensiero dimaiano, doveva essere il notaio delle decisioni altrui.

 

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il nulla.

 

L’altra indicazione ancora più folle, l’ha lanciata con enfasi e convinzione il segretario del PD Zingaretti domenica sera a Bologna, chiedendo d’introdurre a gran voce lo jus soli nell’ordinamento, oltre alla modifica dei decreti sicurezza e proponendo una nuova agenda di governo, compreso anche un fisco redistributivo. Una svolta nel discorso del segretario all'assemblea dem che lo mette subito in rotta di collisione con i grillini, in particolare sulla cittadinanza per i figli degli immigrati. “Col maltempo che flagella l'Italia, il futuro di 11 mila lavoratori a Taranto in discussione, qui si parla di ius soli – ha commentato Di Maio - sono sconcertato”. 

 

Su tutto si può criticare Romano Prodi, all’infuori del suo spessore culturale e della sua notevole esperienza politica. Ebbene è proprio Prodi che dinanzi a tale sfacelo, analizza il  logoramento del PD, con argomentazioni assai condivisibili.

 

ll PD, secondo Prodi, perde voti perché invece di difendere i diritti degli operai difende quelli degli LGBT. La trasformazione del PCI e poi di tutti i suoi successori in un partito radicale di massa è iniziata con la campagna del divorzio e poi è diventata irreversibile.

 

il destino dei partiti radicali è ottenere pochi voti, anche se poi vincono, di fatto, tante battaglie ideologiche. La trasformazione in partito radicale è cominciata parecchi anni fa. Sicuramente ha avuto una fortissima accelerazione in occasione del referendum sul divorzio, quando l’allora Partito Comunista Italiano, attraverso i propri militanti più accaniti e soprattutto attraverso le pagine dell’Unità, fece una durissima campagna a favore del divorzio, diventando decisivo per l’esito finale di una legge che, nel tempo, si è rivelata una legge spacca famiglie.

 

La stessa cosa successe per il referendum sull’aborto, quando un PCI filo operaio sposò la campagna sguaiata e volgare della Bonino.

 

Cambiando spesso pelle, il partito principale della sinistra ha proseguito senza alcuna autocritica verso la direzione “radicale”. Nell’ultima fase, il PD,  ha lottato duramente, a colpi di voti di fiducia, per far passare una legge in netto contrasto con l’articolo 29 della nostra Costituzione, quella che ha introdotto le unioni civili.

 

Non a caso quella legge si chiama anche legge Cirinnà, con riferimento alla parlamentare che più di ogni altro lottò perché la legge passasse e la Cirinnà è  esponente importante del PD.

 

Con questa legge, il PD ha dato un altro colpo alla stabilità della famiglia. Dopo poche settimane, quello stesso partito ha votato una legge che, di fatto, ha aperto, se non spalancato, le porte al principio dell’eutanasia.

 

Ma non basta.

In questi giorni in cui il nostro Paese continua ad essere impantanato in una crisi economica che pare non abbia fine; in cui rischiamo di perdere una delle più importanti industrie metallurgiche d’Europa; in questi giorni in cui molte regioni stanno subendo ingentissimi danni, Venezia in testa, a causa delle insolite piogge novembrine; ebbene, la solita Cirinnà (PD) non trova nulla di meglio che proporre che negli organi elettivi venga riservata una quota a rappresentanti del mondo LGBT. Pazzesco!

 

Mi sembra una proposta offensiva anche per quel mondo, che la Cirinnà, evidentemente, equipara ad una sorta di panda, che hanno bisogno di una tutela legale, dimenticando che il voto spetta sovranamente solo e unicamente al popolo. Ma senza bisogno di polemizzare, l’iniziativa della Cirinnà conferma che il PD sembra sempre di più ad un partito radicale, ma con coefficiente minore di democrazia.

 

La virata “radicale”, insomma, fa perdere voti, anche se il PD non se ne accorge.

Alla Bonino non sono bastati i soldi di Soros: ha perso ugualmente le elezioni europee, perché gli italiani hanno ben altri problemi e non si fanno incantare dalle favole ideologiche, lontane dalla realtà.

 

Fotografia. Liberopensiero.eu

 

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Articolo pubblicato il 19/11/2019