Avere o essere? La risposta è desiderare

Guardare verso l’alto significa proiettarci fuori di noi

L’Uomo si pone domande da sempre.

Il fatto di porsi domande e di cercare delle risposte è ciò che caratterizza l’Uomo.

Una società appiattita, in cui la pulsione per la conoscenza è anestetizzata da assiomi vacui e – così si dice, “inemendabili” – è una società che non pensa. E se non pensa non conosce: e se non conosce non crea.

E se non crea “non è”, o più propriamente “si lascia essere”, secondo un deleterio fenomeno di trascinamento che Nietzsche chiamava “la morale dell’armento”. Tutto guardando solo alla parte materiale dell’esistenza, a quell’avere tangibile che – se non passa dal possesso di quanto più intangibile ci sia, cioè il nostro essere profondo – non è che un meccanico affannarsi nel tentativo di dare forma al nulla.

La Filosofia e la Scienza, ovvero i due emisferi comunicanti del Sapere, sono scaturiti nel Cuore dell’Uomo mentre egli era intento ad ammirare il cielo stellato. Pieno di luce e di buio, di stelle e di oscurità: proprio come la luce e il buio, il Bene e il Male, sono essenze dialoganti e non separabili della natura umana.

I Latini chiamavano la stella sidera: guardare in alto significa proiettarci fuori di noi, fuori dal materialismo più stringente del nostro corpo, verso un orizzonte che ci completi e che gratifichi il nostro essere. E andare verso la sidera che conduce allo scopo del nostro esistere è quanto di più divino possa compiere l’Uomo: semplicemente, de-siderare.

 

(Immagine in copertina mutuata da René Magritte)

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 29/11/2019