Sul suo cartello sgrammaticato la manifestante velata svela le evidenti intenzioni dei confratelli mussulmani: “Se vi disturbiamo, andatevene dal nostro paese!” (cioè l’Eurarabia)
Scripta manent. “Française Musulmane et/ VOILÉE/ si je vous dérange/ je vous invite à quitté (sic)/ MON PAYS”, frase autoconnotativa su un cartello brandito dall’imbacuccata signora integrata in una recente manifestazione “pluralista” nella simbolica Place de la République di Parigi – tralasciando la veniale offesa alla grammatica dell’arrotata lingua transalpina (un participio passato al posto dell’infinito… poi tardivamente emendato con una erremoscia aggiunta in coda, con diversa grafia, magari da una maestrina impietositasi, dimenticando però di cancellare l’acuto tonico sulla vocale “e” in termine di parola… e forse per un accénto Fatima ci rimise la kefiah) – dà un bel segnale. Forte e chiaro. In sintesi, dalla Ville Lumière della Révolution par excellence, per la quale – zac! – han giusto perso la te/sta (coronata o incornata) parecchi gentiluomini e nobildonne (latrici di brioche), s’innalza il verbo di rivendicazione alla controlibertà, al diritto a rinnegare i diritti. Eggià, noi islamiche siam così, puffiamo suppergiù due burka o molto più… E, se non v’aggrada, potete togliere il disturbo, cari laidi laici! Mollate baracca-e-burattini, pigliate armi-e-bagagli e abbandonate la nostra nazione euraraba, fuori dalle balle, andatevene su Marte!
D’accordo, il complottone mondialista “Kelergi” sarà pure un’emerita panzana nazistoide; tuttavia, proprio nel momento esatto in cui l’era del globalesimo neomedievale sino-capital-comunista getta la maschera ad Hong Kong, per esempio, e rivela il suo vero volto dittatoriale ed oppressivo di feroce sistema di servitù-della-gleba economico-digitale, di ineluttabile black friday quotidiano della mercificazione degli esseri-umani, ex citoyen – oggi sudditi – dell’intero orbe terracqueo, per mezzo della tratta della apolide schiavitù migrante, che funge da livella dei salari e della dignità dei lavoratori ad ogni latitudine del planisfero (o disco-frittata, secondo gl’interrapiattari), il simpatico consiglio a levare le tende dal sacro suolo natio veterocontinentale ci coglie stranamente impreparati, circonfusi e sconsolati, certo, ma ci dovrebbe leggermente insospettire circa il trend in corso: entro pochi decenni, gl’iperprolifici fratelloni maomettani, emuli del sultano Erdogan e delle sue ottomanie di stragrandezza imperialista, riempiranno di loro giovin figlioli dall’antiquata mentalità teocratica i paeselli del tramontante Occidente e vedremo che cortesi riguardi, a colpi di maggioranza religiosa, offriranno alle tutele delle minoranze e specialmente del genere femminile.
Da buoni maschilisti latini (come da citazione iniziale), appena usciti dalle usanze cavernicole del “delitto d’onore” e simili ammennicoli paleolitici, a noi italioti baroni Fefè, in-fondo-in-fondo, non dispiacerebbe la mogliettina concettina cogli occhi bassi e china sui fornelli, coperta dalle unghie dei piedi alle doppie-punte dei capelli, no?
Peccato che, con ’ste intabarrate pinguine e foche-monache, non resteranno che esigui lembi di pelle da ammirare, anche in piena canicola estiva, concedendo solo alla licenziosa fantasia immaginare le sinuosità formose che tanto ci attizzavano i sensi… Pazienza, ci faremo catturare dagli irretenti web-site ad hoc, ove gli ayatollah avessero la clemenza di non censurarli!
Honi soit qui mal y pense.
Mo basta bazzecole e pinzillacchere!… Infilo pinne, muta e boccaglio e, svolazzando sottosopra a gavionici o benettonici via-d-o-t-t-i fri-a-bi-li, nonché coll’assistenza idrorepellente di Mosé, mi reco in gita turistica immersiva nella Basilica di San Marco, evangelista meus, a pesca di sardine.
E l’affogar mi sarà amaro in quel marasma.