Alcune malattie gengivali potrebbero essere tra le potenziali cause del morbo di Alzheimer

Un bel sorriso, oltre ad essere una ottima presentazione nei confronti del prossimo, è indice di buona salute dentaria e di una corretta igiene dentale, fattore assai importante, non solo per l'estetica personale, ma anche per la salute dell’individuo. E’ormai noto che le infezioni dentarie possono rappresentare punti focali in  cui possono insorgere e trasmettersi a distanza gravi infezioni in grado di  coinvolgere organi di vitale importanza potendo causare, fra le altre, pericolose cardiopatie o importanti danni renali.

Recenti studi hanno dimostrato inoltre una possibile correlazione fra le malattie gengivali (dalla gengivite alla parodontite) con l’insorgenza del morbo di Alzheimer. Nel caso delle malattie gengivali più comuni, quali la gengivite secondaria alla formazione della placca, si viene a creare una situazione che favorisce l’annidarsi di batteri, in particolare fra placca e gengiva, venendosi così a formare una marcata infiammazione, con conseguente retrarsi della gengiva, scopertura della radice e facile sanguinamento. Se la parodontit questa malattia progredisce fino alla sua forma più grave, la parodontite, può portare alla formazione di ascessi con distruzione dei tessuti molli che circondano il dente. Successivamente l'infezione si trasmette all'osso che sostiene la dentatura, con conseguente mobilizzazione degli elementi dentari,che aumenterà  fino alla loro caduta.

La parodontite è una affezione diffusa, ma in gran parte prevenibile e di solito è il risultato di una scarsa igiene orale. Spazzolando almeno due volte al giorno, utilizzando  il filo interdentale ogni giorno e sottoponendosi  a regolari controlli dentali, si possono migliorare notevolmente le possibilità di successo del trattamento della parodontite, riducendo le possibilità di svilupparla. Uno dei principali batteri responsabili delle malattie gengivali, il Porphyromonas gingivalis  può anche causare il morbo di Alzheimer, una delle forme più gravi di demenza.

A causa dell'invecchiamento della popolazione, i casi di Alzheimer  sono aumentati vertiginosamente, fino a diventare la quinta causa di morte nel mondo e, tutt'ora le cause della sua insorgenza sono in buona parte oscure. La condizione, che si traduce in una progressiva perdita della memoria e delle funzioni cognitive, di solito oltre un decennio o giù di lì, è devastante sia per chi ne soffre, che per i suoi cari.

Ed è proprio la graduale e ingravescente diminuzione della memoria, che si ha comunque nella fisiologica involuzione senile, a mettere in allarme facendo nascere i primi sospetti. Vi sono frequenti episodi in cui il paziente dimentica facilmente cosa sta facendo o ha difficoltà a ricordarsi di ciò che deve fare; queste fasi si alternano ad altre in cui la mente è più lucida.

In un primo momento, questi intervalli possono essere poco frequenti, ma con il passare del tempo, si presentano con sempre maggiore frequenza. Con il progredire della malattia, si presenteranno nuovi sintomi, come l'ansia incontrollabile, la paura, la confusione e la rabbia. Le oscillazioni dell'umore si verificano senza motivo apparente. Il giudizio diventa compromesso. Le attività familiari, anche semplici, come accendere il gas, diventano difficili. Lo smarrimento temporo-spaziale e l'errata collocazione degli oggetti di normale uso quotidiano,  diventa una condizione che si ripete con regolarità.

Il paziente, gradualmente si muove sempre meno e manifesta difficoltà nel formulare frasi e nell'assumere normalmente il cibo. La degenerazione del fisico e in parallelo della mente da quel momento è sempre più rapida e l'aumento dei danni neurologici può causare infarto cardiaco, ictus e altre cause comuni di morte. Gli studiosi ritengono che la malattia di Alzheimer possa iniziare a svilupparsi nel cervello fino a 20 anni prima che si manifestino i primi sintomi, e che il deterioramento può continuare per 10-20 anni dopo la diagnosi. E' una malattia lenta, dolorosa e costosa..... ed è sempre fatale.

Come fare a prevenirla? E' allo studio la correlazione fra la presenza di un batterio annidato nelle gengive, il Porphyromonas gingivalis; questi infatti sembrerebbe essere almeno una delle cause in grado di scatenare la malattia, ed è per questo che i ricercatori stanno elaborando un vaccino e una specifica antitossina per contrastare gli effetti batterio, ma si è solo all'inizio e la strada è ancora lunga. Per questo motivo è importante osservare le abituali precauzioni per evitare le malattie gengivali. E' anche molto importante specificare che, purtroppo, le cause di questa malattia non sono necessariamente la scarsa igiene orale, ma la questione è molto più complessa, ma ora dopo decenni di delusione, potremmo avere una nuova pista nella lotta contro il morbo di Alzheimer. Prove convincenti che la condizione sia causata da un batterio responsabile di una malattia gengivale potrebbe rappresentare un nuovo impulso nell'affrontare uno dei più grandi misteri della medicina, e portare a trattamenti efficaci o addirittura a un vaccino.

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Cerv Alzheimer https://www.caring.com/caregivers/alzheimers/

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Articolo pubblicato il 19/12/2019