«La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti 1860-1870», a Torino

Il libro dello storico Carmine Pinto, docente presso l'Università di Salerno, è stato presentato al Palazzo D'Azeglio

Si è tenuta, giovedì 19 dicembre, la presentazione del libro del prof. Carmine Pinto dal titolo “La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti 1860-1870” (Edizioni Laterza Bari). E diciamocelo: era davvero un momento atteso quello vissuto dal numeroso pubblico presso lo storico Palazzo D’Azeglio a Torino. La sala che ha ospitato l’incontro, infatti, si trova nella sede della Fondazione Luigi Einaudi.

Un momento atteso, dicevamo, perché questo libro restituisce alla storiografia una verità documentale offuscata negli ultimi anni da revisionismi che hanno profondamente ferito l’animo del capoluogo piemontese.

Il prof. Pinto, docente presso l’Università di Salerno, con coraggio e determinazione ha riportato il dibattito in una direzione obbiettiva e imparziale e soprattutto unificante. Lo ha fatto con un percorso di ricerca durato tredici lunghi anni e basato solo ed esclusivamente sullo studio dei documenti.

Lo testimoniano la lunga serie di archivi consultati e citati nell’opera nonché i moltissimi titoli indicati nelle fonti.

A moderare l’incontro vi era il prof. Paolo Soddu accompagnato dalla prof.sa Silvia Cavicchioli e dal prof. Silvano Montaldo.

Dopo aver accolto i relatori ed il pubblico, il prof. Soddu ha ceduto la parola alla prof.sa Cavicchioli che, con un breve ma preciso e seguito intervento, ha analizzato il volume con attenzione sottolineando dettagli di non poca importanza e tracciando interessanti parallelismi tra l’esperienza del 1860-1870 e quella del 1943-1945. Ma, soprattutto, la docente ha espresso un pensiero senz’altro largamente condiviso dai presenti. Il libro non era urgente ma era ed è senz’altro necessario.

Dopo di lei ha preso la parola il prof. Montaldo che, con un non meno brillante intervento, ha sollevato diverse questioni a partire dal ruolo della società e della classe politica del tempo affermando anche che il volume di Pinto si pone come nuova lettura di quella fase storica e come riferimento per un lungo periodo di tempo. Ma anche lui ha elaborato un concetto chiave che rende onore al lavoro del prof. Pinto il quale, da storico proveniente dal Sud, ha impedito che il dibattito sul Risorgimento finisse per essere etnicizzato.

È stato citato l’esempio della Nuova Zelanda ove della storia dei Maori possono parlare solo loro ormai. Per un piemontese difendere il Risorgimento comporta il ricevere, ben lo sanno coloro i quali frequentano i social, accuse di faziosità quando non di peggio.

Successivamente il prof. Pinto è intervenuto personalmente illustrando il percorso di ricerca e rispondendo punto per punto ai quesiti sollevati dai relatori che l’hanno preceduto. Un lungo ma vivace ed appassionante commento che ha confermato ai presenti l’alta qualità ed il rigore scientifico del libro oggetto del pomeriggio. Diverse le domande poste dal pubblico all’autore nell’ambito del dibattito finale.

Tra i presenti in sala vi erano il direttore di Meridiana dott. Rocco Sciarrone ed i professori e professoresse Federica Morelli, Adriano Viarengo, Angelo D'Orsi, Arnaldo di Benedetto e vari altri accademici. Presente anche il divulgatore cav. Alessandro Mella.

Un momento di grande cultura, dunque, quello che si è potuto vivere al Palazzo D’Azeglio. Grazie al quale si sono ripercorsi momenti e ricordi di un Mezzogiorno che del Risorgimento fu protagonista in tutte le sue fasi anche grazie al sacrificio ed all’idealismo di tanti suoi figli e figlie il cui ricordo merita di essere tramandato ai posteri.

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Articolo pubblicato il 24/12/2019