L'angolo della satira del prof. Giancarlo Pavetto - La recessione del sud Italia

Verso una riedizione del Regno delle due Sicilie

Sul piano storico, la moderna secessione o separazione dell’Italia del sud da quella dei paesi del nord era in preparazione e covava sotto la cenere da alcuni anni. Una secessione che non ha nulla a che vedere con quella teorizzata da Gianfranco Miglio e proposta sul piano politico dal fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi. Questa proponeva il distacco dal nord delle regioni del sud, quella attuale il contrario: l’abbandono al loro destino delle terre del nord, la separazione consensuale o no, e l’indipendenza assoluta delle regioni del meridione.

Per molti anni, storici, studiosi e professori dell’Università di Napoli, la migliore e più moderna del mondo secondo il sindaco Giggino De Magistris, si erano dati molto da fare per portare a termine il loro disegno: l’indipendenza del sud Italia.

Con tale obbiettivo avevano cercato per anni di diffondere il ricordo dei tempi felici della dinastia borbonica, sotto il governo della quale non solo Napoli, ma tutto il rimpianto “Regno delle due Sicilie” aveva goduto di un periodo di benessere ineguagliabile.

Occorre però rilevare che in passato i cittadini di Napoli e Palermo, riuniti in una commissione paritetica, allo scopo di elaborare la nuova Costituzione (che doveva essere naturalmente la “più bella del mondo”), non avevano ancora preso in esame l’adozione di quel programma definito della “decrescita felice”.

Programma che oggi è in fase di attuazione nell’Italia unita, dove prevede tra l’altro nelle città del nord l’impiego della bicicletta e l’abbandono dell’automobile.

Nel futuro Regno delle due Sicilie, grazie al ritorno al governo della dinastia borbonica, I popoli del sud avrebbero definitivamente sconfitto ogni tipo di povertà. Era già stato anche individuato, precorrendo i tempi,  il balcone dal quale i ministri dovevano annunciare, tra il tripudio dei popolani, quel grande risultato.

La scelta del balcone aveva prodotto malumore e screzi tra le città del futuro Regno. Perché a Napoli i cittadini volevano che quell’annuncio fosse affidato al loro sindaco De Magistris, mentre a Palermo intendevano affidarlo al loro sindaco Leoluca Orlando, che consideravano ben più intelligente dell’ex magistrato napoletano.

Il progetto di secessione prevedeva anche, sempre secondo gli studiosi napoletani, l’erezione nelle piazze di un monumento dedicato al pescivendolo Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello. Un popolano che, a causa della sua avversione a tasse e gabelle, e della sua contrarietà alla regola del “uno eguale a uno”, imposta da un comico e filosofo genovese e quindi del nord, era stato ucciso con archibugiate e poi anche decapitato.

E’ nel campo artistico, musicale e letterario che il progetto scissionistico ha già fatto molti passi avanti.

La letteratura ad esempio è già sul punto di sostituire scrittori nordici come Francesco Petrarca e Alessandro Manzoni. Prenderanno il loro posto più noti scrittori come Roberto Saviano, (che con  recenti e approfondite ricerche ha deciso che la Vergine Maria era tutt’altro che vergine) e l’arzillo da poco defunto, noto nel mondo per il suo prosare chiaro ed  illuminato, Andrea Camilleri. L’opera omnia del quale dovrà, dopo la secessione, divenire parte integrante del programma delle scuole superiori. Non conta se infarcita da termini dialettali siculi non comprensibili.

La stessa sorte dovrebbe toccare al libro Gomorra del Saviano, mentre è ancora in discussione il ruolo che avrà nel Regno di Napoli il fiorentino Dante Alighieri.

Già ora, tutte le emittenti televisive sembrano schierate a sostegno del progetto di secessione. In tutte le reti pubbliche e private vanno in onda le canzoni napoletane. Tutte parlano di Marechiaro e Surriento ed invitano a guardare quanto è bello il sole nel golfo di Napoli ed in quello di Palermo. Dovrebbe essere conservato al comune patrimonio sudista, in quanto pugliese, il canzoniere di Albano Carrisi. Dovrà pero escludere dal suo repertorio, le musiche interpretate con la sua rognosa ex compagna, perché americana.

E’ ancora un problema da discutere quello della musica operistica. Tutti a Napoli sono concordi nel conservare come patrimonio del novello stato le opere liriche del Rossini e del Leoncavallo. Discussioni accanite ed a tratti anche feroci, vertono invece sulla possibilità di conservare al meridione, una volta indipendente, le opere di alcuni musicisti del nord, come Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini.

Studiosi, storici e professori delle università di Napoli e di Palermo sono invece tutti concordi sulla destinazione futura del festival di Sanremo. Lo gestiranno ad anni alterni i sindaci di Napoli e di Palermo e andrà in onda a Napoli nel caratteristico quartiere di Spaccanapoli e ad Agrigento, dove potrà giovarsi della protezione di Matteo Messina Denaro e di quella del giudice Patronaggio.

Nessun problema politico è invece presente nell’Italia di oggi in vista della secessione del sud.

Il nostro paese è già adesso governato da un siculo (Mattarella) un pugliese (Conte) e da un ex bibitaro napoletano (Di Maio).

Un ministro dimissionario è stato subito sostituito da due nuovi ministri. Un napoletano doc ed una siciliana. Già ora nessun ministro delle regioni del nord partecipa al governo.

Sotto questo aspetto la scissione tra nord e sud è già immanente.

Ancora indecisa la collocazione di Roma Capitale. Non la vuole il nord, a causa dell’immondizia, che la sindaca Raggi raccoglie nelle sue strade e della fauna cosmopolita che si è lì accasata. Non la vuole il sud perché la città eterna ha sempre ha avuto un eterno fabbisogno di fondi per tirare avanti.

In attesa di una decisione, la questione romana può attendere.

A preoccupare invece gli studiosi i professori e gli economisti, impegnati a scrivere la Carta Costituzionale del nascente Regno delle due Sicilie, è il problema finanziario. Capire cioè dove reperire le fonti finanziarie indispensabili alla vita di questo nuovo stato.

Su questo c’è il buio più nero. E sconcerta il fatto che, il sud, dopo la secessione, pare non abbia  più alcuna possibilità di ricevere, come sempre è avvenuto dai tempi dell’unità d’Italia, aiuti finanziari dal nord del paese, già ora molto offeso e deluso per il veto posto dalla trimurti Mattarella, Conte, Di Maio alla richiesta di autonomia delle regioni settentrionali.

(immagini Globalist Syndacation)

 

 

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Articolo pubblicato il 03/01/2020