Le elezioni in Emilia: Bonaccini ha "ragione", non vuole che il PD sia con lui.

O almeno, ha le sue ragioni

E’ vero, Stefano Bonaccini ha ragione. Non vuole che il Partito Democratico sia con lui e lo appoggi nella prossima competizione elettorale. Lui conosce bene il partito democratico perchè vi ha militato per molti anni e ne ha ben presenti i trascorsi.

Ora è anche a conoscenza della sentenza della Corte Europea, che ha giustamente equiparato il nazismo al suo comunismo, e non vuole che venga ricordata la sua attiva militanza.

Sa che il PD di oggi è l’erede di quel Partito Comunista Italiano che ha operato in Emilia Romagna dopo la fine della guerra.

Ricorda di sicuro quello che fatto nella sua regione il partigiano Arrigo Boldrini, detto Bulow, uno dei fondatori dell’ANPI. Conosce gli eccidi, le esecuzioni sommarie di persone innocenti, l’uccisione di decine di sacerdoti ed in definitiva una sorta di pulizia etnica messa in atto da quel bravo comunista negli anni 1945 e 1946.

Ha pertanto ritenuto logico, ma soprattutto utile alla sua campagna elettorale, dissociarsi e fingere di correre da solo.

E per far dimenticare il buon Bulow, ed anche l’osceno commercio di bambini praticato sotto i suoi occhi a Bibbiano, val d’Enza, è ricorso a quello che si può definire un escamotage, un vero e proprio trucco.

Ha mobilitato e raccolto nelle piazze un certo numero di ragazzotti, quasi tutti studenti fuori corso, che interpretano nel parco regionale quella tipologia giovanile che ai tempi di Fellini veniva definita con il termine di “vitelloni”.  Li ha convinti a prendere il nome di sardine e li ha rimescolati con tesserati PD ed anche con con anziani e talora decrepiti compagni. Tutti insieme vengono trasportati di città in città ed obbligati a cantare senza sosta la canzone “bella ciao” che considerano un inno della resistenza.

Ma Bonaccini ha presente anche altre vicende del passato.

Sa che il PD è il figlio del PCI, ma sa anche che il PD, figlio del PCI, è a sua volta il pronipote, del PCUS, il partito comunista dell’unione sovietica. Ed è al corrente da tempo di quello che succedeva nell’Unione Sovietica con la dittatura esercitata da capi comunisti, come Lenin, Stalin e Beria,  negli anni che corrono dalla rivoluzione russa a quella fase chiamata del disgelo..     

Bonaccini sa anche dell’esistenza di un “sistema concentrazionario sovietico”, dislocato in Siberia ed intorno al polo nord, denominato “arcipelago GULAG”.

Vi erano confinati, tutti insieme, condannati politici e delinquenti comuni. Tutti venivano accolti all’ingresso dei lager con un avviso su cui si poteva leggere: “voi siete stati portati qui non per vivere, ma per soffrire e morire. Se sopravviverete, una delle due: o lavorate meno del dovuto, o mangiate di più di quanto vi spetti”.

Poi aveva inizio il loro trasporto nei campi di lavoro e nelle centinaia di lager disseminate intorno al circolo polare artico, dove in molti casi le condizioni di vita erano ancora peggiori di quelle che di cui siamo a conoscenza nei campi di Auschwitz e Birkenau. Quei gulag erano talora distanti centinaia di km. che dovevano essere percorsi per terra e per mare ed il viaggio per raggiungerli era tale da  determinare per molti dei detenuti una tragica fine..

Lo scrittore Ettore Mo ha potuto raccogliere in un suo volume la testimonianza rilasciata dal deportato romeno Michael Solomon, che era su di un’imbarcazione che arrivava da Vladivostok: “donne che dal pavimento al soffitto, come in un gigantesco allevamento di polli, stavano in gabbie aperte, cinque in ogni spazio di sette metri quadrati, ed il pavimento era coperto da altre donne…In fondo c’era una botte gigantesca e, sul bordo di questa, sotto gli occhi dei soldati di guardia, le donne stavano appollaiate come uccelli e nelle posizioni più incredibili. Non c’era vergogna o pudore mentre si accoccolavano per urinare o svuotare l’intestino. Si aveva l’impressione che fossero creature per metà umane e per metà uccelli…”:

Questo era ancora nulla a confronto con quello che i deportati e le deportate avrebbero trovato una volta giunti a destinazione nei gulag del soviet. Una storia ancora più tragica e che ci riserviamo di raccontare in futuro.

Ma abbiamo il dubbio che il trattamento di quelle donne all’interno della nave, possa avere lasciato, sia pure ad un livello subliminale, degli echi nell’inconscio del buon compagno Bonaccini.

Echi che sarebbero all’origine degli insulti e delle insinuazioni lanciati, senza ritegno e senza alcun rispetto per il sesso femminile, contro la sua avversaria Lucia Borgonzoni, candidata dal centro destra. 

(immagini globalist.it - WordPress.com - Science - Globalist Syndacation) 

 

 

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Articolo pubblicato il 11/01/2020