Elogio della Gentilezza
Guido Guinizzelli

Proseguono le considerazioni sulle sette Virtù "Capitali". Oggi è la volta della Gentilezza

Elogio della Gentilezza

 

Bisognerebbe tornare ad imparare a ringraziare, come un tempo si insegnava ai bambini. “Senza parolina magica, niente biscotto”, si sentiva dire fino a qualche decennio fa. Ora la maggioranza degli adulti non ringrazia:  quindi come potrebbero mamma e papà richiedere un “per favore”, un “grazie” ai loro figli quando sono parole che gli sfortunati piccoli non sentono mai pronunciare tra le mura di casa? Lungi da me l’idea di essere una laudatrix temporis acti o di lamentarmi del presente. I maleducati ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Le percentuali variano a seconda di tempi e situazioni, ma uno dei modi in cui penso si possa dividere l’umanità è tra chi è gentile e chi non lo è. Anzi, non basta: è fondamentale separare chi è gentile  per natura e chi, al massimo, potrà appiccicarsi addosso dei comportamenti che potrebbero anche consentirgli di non sfigurare ad un improbabile pranzo a Buckingham Palace, ma che rivelerà inesorabilmente la sua innata mancanza di gentilezza d’animo alla prima occasione in cui perderà il controllo di sé ; magari perché qualcuno gli porterà via il sospirato parcheggio, senza neanche farlo apposta, solo perché si è casualmente trovato a passare proprio mentre l’auto in sosta guardata a vista dal Nostro stava uscendo dal parcheggio a strisce blu.

E allora, se la gentilezza è innata, chi non è tale per natura non potrà mai essere gentile? Niente affatto. Senza stare a scomodare Guinizzelli e la sua canzone Al cor gentil rempaira sempre amore, la gentilezza d’animo non deriva solo da una disposizione naturale dell’animo, ma da una scelta personale ben precisa: il DNA di ognuno potrà far propendere più facilmente da una parte o dall’altra, ma ognuno di noi ppotrà decidere da che parte stare. Se da quella di chi vuole vivere rispettando gli altri o da quella di chi li vuole sopraffare, manipolare e sfruttare.  Se da quella di chi vede i propri simili come merce da cui trarre profitto o da quella di chi considera come obiettivo primario della propria vita il miglioramento di sé e degli altri.

E' da qui che nasce, secondo me, la differenza tra chi è gentile davvero e chi non lo è. Se consideriamo gli altri strumenti di cui servirci per i nostri fini, possiamo anche trattarli gentilmente, imparare le regole più complicate sull’uso delle pinze per aprire le chele dei crostacei, potremo anche sederci a tavola, come dicevo prima, con Her Majesty The Queen Elisabeth II senza sfigurare, ma non saremo mai davvero gentili.

Gentile è colui che apre la porta a una signora perché pensa di farle piacere, perché pensa sia come dare un bacio alla sua mamma, non come chi gioca a carte con la nonna e sembra addirittura corteggiarla con i sorrisi più dolci solo per farsi comprare il motorino che mamma e papà si rifiutano di acquistargli.

Gentile è chi si complimenta con voi per la bella vista della vostra casa al mare perché sa quanto l’abbiate desiderata e gioisce con voi del vostro successo, non chi lo fa solo perché sta pensando che una bella settimana su quella terrazza ci starebbe proprio bene quest’estate.

Gentile è chi si ricorda del vostro compleanno perché sa quanto ci tenete a ricevere gli auguri, non perché è un modo semplice per farsi vivo in modo apparentemente gratuito in mezzo ad una sequela di richieste continue.

Insomma chi è gentile davvero di solito è anche buono e si muove con leggerezza in mezzo ai problemi suoi e altrui, aiutando spesso con le sue parole gentili a ritrovare la calma che può aiutare ad uscire dalle tempeste.  Forse allora aveva proprio ragione Guinizzelli: se c’è amore verso gli altri, allora c’è anche gentilezza d’animo. Ma bisogna che questo amore si concretizzi in un bel gesto, in una buona parola perché la gentilezza d’animo trovi il modo di manifestarsi in tutta la sua bellezza.

 

   Al cor gentil rempaira sempre amore

come l’ausello in selva a la verdura;

   né fe’ amor anti che gentil core,

né gentil core anti ch’amor, natura:

   ch’adesso con fu’ ‘l sole,

sì tosto lo splendore fu lucente,

   né fu davanti ‘l sole;

e prende amore in gentilezza loco

così prop?amente

   come calore in clarità di foco.

 

Il mondo, checché se ne dica, è pieno di gente gentile e di animi nobili; cerchiamoli, mettiamoli in mostra, parliamone. E' vero che tanti non sono gentili, ma di questi e dei loro modi non intendo occuparmi. Ci pensano già tantissimi altri. E  mi chiedo perché mai  fare pubblicità  a dei rozzi  opportunisti.  

 

 

 

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Articolo pubblicato il 16/01/2020