“Nuova energia per l’Africa”

Un libro controcorrente, per discutere di sviluppo e crescita reale

Si sa: in Natura esistono genotipo e fenotipo, per cui ogni aspetto fisico e anche formativo della nostra esistenza deve essere calato nel suo contesto di appartenenza. Vale anche per i progetti di cooperazione internazionale, fra cui quelli rivolti all’Africa e segnatamente ai Paesi Sudano-Saheliani.

Proprio con l’approccio preliminare dell’aver capito (e conseguentemente del voler/poter fare capire agli altri) le dinamiche socio-economiche che governano questo continente, il libro “Nuova energia per l’Africa – 45 anni di cooperazione controcorrente nel Sahel” (edizioni L’Harmattan Italia) offre ragionate chiavi di lettura su scenari e possibilità di sviluppo per le Nazioni del cosiddetto Terzo Mondo. Questo grazie in primis alla pluriennale esperienza diretta dei due Autori, il Console Onorario d’Italia in Niger Paolo Giglio e il Dr. Stefano Bechis, esperto di energie rinnovabili e impegnato in numerosi progetti di ricerca per conto dell’Università e del Politecnico di Torino.

Scorrendo le pagine del testo si apprende come, in Africa, nessun decollo economico endogeno sia realisticamente possibile senza recepire e convertire in energia cinetica la grande quantità di energia potenziale – frutto dell’entusiasmo e dell’intraprendenza di uomini e donne – che pure alberga in città e villaggi. Tuttavia per farlo, oltre all’interesse e al desiderio di riscatto della popolazione locale, occorre giustappunto conoscere dal di dentro la realtà in cui si opera, la mentalità e financo le tradizioni del posto, così da promuovere lo sviluppo di un ceto medio che sia produttivo e, soprattutto, autonomo.

Molto spesso il cooperante internazionale giunge in Africa con fare dottrinale, presentandosi come un vero e proprio donneur de leçons, poco propenso all’ascolto e convinto che le soluzioni vadano semplicemente implementate.

Senza il coinvolgimento convinto e consapevole dei nativi nessun miglioramento è però destinato ad attecchire.

La capillarità e diffusione della microimpresa agricola, di cui ha così tanto bisogno l’Africa, necessita infatti di un ambiente favorevole al suo sviluppo, oltre che dell’adeguata ed efficace formazione dei beneficiari (i quali, in prospettiva, devono però diventare i veri attori del processo di cambiamento). E del resto, solo una produzione realmente agganciata alla possibilità concreta di commercio in situ dei prodotti apre reali prospettive di accesso al credito. In generale, è necessario che a tutto questo sia poi affiancata la possibilità di lavorare direttamente sul territorio le materie prime, così da uscire dallo schema (sempre sconveniente) dell’esportazione di prodotti grezzi a basso costo, deficitario rispetto all’importazione di lavorati.

Il libro – frutto di una serie di lavori in lingua francese del Console Giglio, tradotti e armonizzati dal Dr. Bechis cui si deve anche il capitolo sulle energie rinnovabili – punta a riconsiderare un modello di cooperazione che, finora, non sempre ha germogliato i frutti sperati, garantendo l’equilibrio della povertà piuttosto che apportare l’auspicata discontinuità della crescita.

Perché in generale, concludono gli Autori, “se si fanno le cose giuste, i risultati arrivano”. Basta sapere quali siano, le cose giuste.

 

(In fotografia, dall'alto in basso, il Console Paolo Giglio e il Dr. Stefano Bechis)

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 15/01/2020