"Cancellare Salvini" è stato il titolo di apertura di ieri del quotidiano La Repubblica.

Un vero schiaffo al buonsenso, alla correttezza, alla democrazia.

O forse la prova finale che la cultura dell'odio sta inequivocabilmente a sinistra che non tollera quanti non si riconoscono nelle sue posizioni.

Praticamente una minaccia ignobile che travalica il dibattito politico e la divergenza di opinioni.

 

Al riguardo riportiamo le parole del Direttore di Libero, Vittorio Feltri, che crediamo, possano meglio esprimere il sentimento di tanti italiani dopo il scellerato titolo di ieri di La Repubblica.

 

Quanto segue è stato estrapolato dall’esposto di Vittorio Feltri inviato ieri all’ordine dei giornalisti, e riportato in parte oggi su Libero.

“Cari colleghi dell’Ordine, stamane il quotidiano Repubblica reca in prima pagina il seguente titolone di apertura: “Cancellare Salvini”. Non credo che l’intenzione del titolista fosse quella di cancellare con la gomma il capo della Lega.

È una frase minacciosa che incita al linciaggio.

Cosa sarebbe successo se Libero avesse scritto a caratteri cubitali: “Cancellare Segre”? 

Segnalo a voi, che non leggete i giornali ma processate i giornalisti politicamente scorretti, questa perla democratica e antifascista.

Sono curioso di vedere se sanzionerete Carlo Verdelli che pure è un direttore stimabile. Cordiali saluti”.

 

Il direttore di Libero ha poi aggiunto nel suo articolo, “… che non vorremmo mai punire un collega, convinti come siamo che le libertà di pensiero e di stampa siano sempre da salvaguardare e da rispettare in ogni circostanza, purché le espressioni maneggiate dai cronisti non sconfinino, come in tal caso, nell’incitamento all’odio oppure, come in altri casi, nella diffamazione, che è un reato da perseguire penalmente e non deve riguardare i tribunalini di categoria, a mio giudizio poco raccomandabili essendo influenzati dalle ideologie.

La mia denuncia non intende colpire il direttore Verdelli, che sul suo giornale ha il diritto di adoperare il linguaggio che ritiene più opportuno.

A me importa soltanto stabilire la fondatezza di un concetto: la deontologia o la si rispetta tutti, anche se discutibile, oppure che venga archiviata fra le cose inutili, o meglio dannose, perché essa si presta a dividere i professionisti della informazione in buoni e cattivi, quando invece siamo quasi tutti cattivi, noi che scriviamo cazzate quotidiane senza nemmeno avere tempo di riflettere.

Infine, ci troviamo o in tribunale a giustificarci oppure a subire le reprimende della corporazione che pende a sinistra come la torre di Pisa".

 

Sante parole. Grazie Feltri, qualche giornale “libero” esiste ancora.

 

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Articolo pubblicato il 16/01/2020