La rivolta dei medici francesi. Nel segno della dignità.

Cosa sta succedendo nel sistema sanitario d’oltralpe. Di Gianni Candotto

«Mi dimetto perché sono costretta a fare cose non etiche. Mi dimetto perché un tempo il nostro compito era curare i malati, oggi ci viene chiesto di produrre ricoveri in un numero sempre maggiore, in modo da fare soldi per l’ospedale.

I miei pazienti, malati di diabete, hanno complicazioni gravi, alcuni rischiano l’amputazione ma le loro degenze sono troppo lunghe, non producono profitto e quindi diventano un peso. Io non lo sopporto più».

Lo sfogo della professoressa Agnès Hartemann, primario di diabetologia all’ospedale La Pitié Salpêtrière di Parigi, ha portato in primo piano la protesta di 1.100 medici di tutta la Francia— tra i quali 600 primari — che si sono dimessi dalle loro funzioni amministrative.

«Continueremo a occuparci dei pazienti, come è ovvio, ma non risponderemo più all’amministrazione, e smetteremo di occuparci più dei fogli Excel che della salute dei pazienti», ha aggiunto la Hartemann al termine di una conferenza stampa.

Da tutto il Paese arrivano le testimonianze di ospedali sul punto di crollare sotto il peso delle riduzioni della spesa e del personale.

«Ci capita di ricoverare dei bambini in ginecologia perché non ci sono abbastanza letti», si indigna per esempio Antoinette Perlat, primario di medicina interna all’ospedale universitario di Rennes.

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Articolo pubblicato il 22/01/2020