Colle del Lys

A pochi chilometri da Torino: Storia, neve e… lupi!

A quarantacinque minuti da Torino, troviamo il Colle del Lys: un valico alpino delle Alpi Graie, che collega i comuni di Rubiana e di Viù.
Ottimo punto panoramico sulle vallate e sulla pianura torinese.


La zona ha avuto una notevole importanza nel periodo della Resistenza durante la Seconda guerra mondiale.
Attorno al colle infatti, si è svolta tra l’1 e il 2 luglio 1944, una battaglia tra i partigiani della 17° Brigata Garibaldi e le truppe nazifasciste, al termine della quale avvenne l’Eccidio del Colle del Lys: 26 giovani partigiani vennero catturati, torturati e trucidati sul posto.

Nell’edificio della ex casa cantoniera, non lontano dal monumento eretto sul colle in ricordo dei 2024 partigiani caduti nelle vallate circostanti, è stato allestito un piccolo museo dedicato alla Resistenza.

Il Colle del Lys, oltre che per l’importanza storica sopracitata, è frequentata anche da amanti di escursionismo, alpinismo e sci.

Dal 2004, questo territorio è stato incluso nel Parco Naturale di interesse provinciale del Col del Lys, un’area protetta che comprende i versanti nord-occidentale e sud-occidentale dal monte Arpone, ad est del Colle del Lys e a monte dalla strada di accesso al santuario della Madonna della Bassa, che ne rappresenta l’estremo limite meridionale.  La riserva si estende su una vasta superficie a quote comprese tra i 1013 e i 1602 m.

La pendici del Monte Arpone incluse nel parco si presentano piuttosto ampie e arrotondate e sono cosparse di massi. Il substrato roccioso, composto da rocce ultrabasiche, è colonizzato da brughiere e bassi cespugli alternati a boschi non troppo fitti in cui predominano il larice, l’abete rosso, il faggio (alle quote meno elevate). Altre conifere presenti sono il pino silvestre e numerose colonie di pino mugo in forma di arbusti. Tra le latifoglie non mancano la betulla, il maggiociondolo, il sorbo montano e il sorbo degli uccellatori. La zona fu interessata nel corso del ‘900 da lavori di rimboschimento e miglioramento forestale operati dal Corpo Forestale dello Stato con estese piantagioni di conifere, in particolare di pino nero.

La fauna è quella tipica della zona montana con la vistosa presenza di ungulati quali caprioli, cinghiali e camosci. I mufloni sono presenti occasionalmente, trattandosi di una specie originaria della Sardegna che è stata introdotta negli anni Ottanta nelle Valli di Lanzo. L’avifauna è particolarmente ricca in quanto il sito è attraversato da un’importante rotta migratoria.

Sapevate che anche il lupo è tornato in Valle di Susa?
E’ proprio così, ma non bisogna averne paura.

Dopo essere scomparso agli inizi del ‘900, è ricomparso in questi territori, risalendo l’Appennino tra il 1996 e il 1997.
Attualmente, solo in Piemonte, viene stimata la presenza di 33 branchi e 2 coppie, per un totale minimo di 195 lupi, presenti principalmente tra le province di Cuneo e Torino.

Perché non dobbiamo averne paura? Perché il lupo è sì, carnivoro e predatore, ma difficilmente si avvicina all’uomo. Anzi, è solito tenersene a debita distanza in quanto la specie umana per il lupo rappresenta una minaccia.
Bisogna superare le leggende metropolitane -utili solo allo spaventare il visitatore. Il territorio montano è ricco di fauna di cui, per natura, il lupo si ciba. Non farà quindi scorpacciate di bambini!

Se passeggiamo insieme al nostro cane, il lupo lo attaccherà in quanto fanno parte della stessa specie (Canis lupus)? No. Perché, se durante la passeggiata terremo il nostro amico a quattro zampe al guinzaglio, il lupo, spaventato da noi umani, non si avvicinerà neanche a lui. 

Inoltre, è la Rabbia a rendere gli animali selvatici meno diffidenti e quindi capaci di “attaccare” l’umano. Ma questa malattia, in Val di Susa, non è presente.

In compenso, i lupi rappresentano una reale minaccia per gli allevatori montani, che fanno uso di diverse accortezze per tutelare greggi e animali da cortile.

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Articolo pubblicato il 25/01/2020