Ecologia, identità e federalismo. Criticità ambientali e pianificazione del territorio nella visione di Gilberto Oneto

Il volume di Matteo Colaone dimostra come l’architetto Oneto avesse da tempo elaborato tecniche per interpretare le inclinazioni di un territorio e incrociarle con le necessità oggettive di chi lo abita

Gilberto Oneto (Biella, 1946 – Verbania, 2015), amico personale e collaboratore del professor Gianfranco Miglio, si è impegnato per l'indipendenza della Padania. È stato animatore e direttore editoriale del bimestrale Quaderni Padani, dove ha pubblicato dal 1995 contributi su numerose declinazioni della cultura identitaria delle comunità padano-alpine. È autore di L'iperitaliano (2006), biografia critica di Giuseppe Garibaldi, e di vari testi di rivisitazione critica della storia risorgimentale, della guerra di secessione americana e della Prima guerra mondiale. A questo aspetto della personalità di Oneto, che conosco meglio anche per esperienza personale, si unisce quello della sua vita professionale. Gilberto si è infatti laureato in Architettura a Milano nel 1973, ha studiato e lavorato in Francia, Austria e Stati Uniti, come libero professionista si è specializzato in operazioni di paesaggio urbano, recupero ambientale e analisi paesaggistica. È stato docente all'Università di Genova ed è stato Presidente Nazionale degli Architetti del Paesaggio.

La sua attività professionale trova uno stretto collegamento con la cultura identitaria delle comunità padano-alpine. Lo dice lui stesso nella sua Premessa, intitolata “La difesa dell’architettura e del paesaggio tradizionale” che apre il libro “Ecologia, identità e federalismo. Criticità ambientali e pianificazione del territorio nella visione di Gilberto Oneto” che Matteo Colaone gli dedicato, pubblicato dalla Associazione Gilberto Oneto (2019).

Leggiamo: «Chiunque può capire quanto sia importante la gestione dell'ambiente nell'affermazione dell'identità. Come tutte le altre manifestazioni culturali, anche le nostre case, città e paesaggi sono il frutto del millenario confronto fra le esigenze di vita e di produzione delle nostre genti, le condizioni fisiche del nostro territorio (morfologia, clima, disponibilità di materiali) e il patrimonio di immagini, simbolismi e spiritualità che la nostra gente ha accumulato in generazioni e generazioni. Si tratta di una relazione fra identità e ambiente che conoscono però molto meglio i distruttori di identità che non i difensori di identità.

La storia è piena di esempi tragicamente calzanti. I Romani che hanno inventato tante cose, di solito le peggiori, erano quelli che per primi scientificamente distruggevano i caratteri più riconoscibili dell'ambiente dei popoli sottomessi (…)».

Scrive Matteo Colaone che Gilberto Oneto aveva un libro nel cassetto, uno dei tanti scaturiti da quella instancabile curiosità che gli permetteva di spaziare tra discipline con un’agilità inimitabile. Egli raccoglieva una molteplicità di linguaggi, immagini, colori, simboli: li osservava nei paesaggi, anzi li “rubava”, secondo l’ironica iperbole utilizzata da lui già utilizzata.

Il luogo di lavoro di Gilberto era il paesaggio: inteso come realtà fisica, materiale, viva, mai creazione astratta. La sua opera ecologica è il tentativo di annullare il distacco innaturale tra una comunità umana e il territorio che abita, mettendo a tacere le storte teorie moderniste e iconoclaste propagandate dai “professionisti” dell’amministrazione pubblica e dell’architettura ideologizzata.

Questo volume dimostra come Oneto avesse da tempo elaborato tecniche per interpretare le inclinazioni di un territorio e incrociarle con le necessità oggettive di chi lo abita. Da questo esercizio nascono i nuovi strumenti culturali e politici tramite i quali è possibile recuperare e ripianificare i luoghi che viviamo.

Ne sgorga una visione che sfida il biancore accecante dei condomini, i cubi senza tetto, le città di cemento e asfalto e ci offre, invece, “case che sembrano case”, pietre, alberi e piazze con bambini che cavalcano draghi e unicorni.

Può essere interessante a questo punto riportare l’indice del libro con i suoi contenuti.

Capitolo I. L'influenza dell'uomo sull'ambiente: I cambiamenti fisici e climatici - Le acque e la loro salute - Le specie esotiche invasive - Lo sfruttamento - Urbanizzazione e sovrappopolazione - La cattiva pianificazione - La qualità degli edifici - Trasporti, strade e ferrovie - Una critica alle Valutazioni di Impatto Ambientale.

Capitolo 2. La qualità dell'ambiente come cartina al tornasole della civiltà: Potere, politica e architettura - Il desiderio di annullare le culture locali - I costi nascosti della cattiva pianificazione - Liberare la pianificazione del territorio - Una critica all'urbanistica - La cartellonistica.

Capitolo 3. La distruzione dell'identità attraverso la distruzione dell'architettura e del paesaggio: Iconoclastia e religioni - Il Movimento Moderno - Il Fascismo e il "piccone risanatore" - Globalizzazione - Gli scempi.

Capitolo 4. La protezione dell'ambiente come forma della politica identitaria: I principi della pianificazione riformata di Oneto - Cosa fare dei Parchi? - La battaglia toponomastica - Ecologia e movimenti identitari.

Capitolo 5. Gilberto Oneto e la "Consulta del Territorio" della Lega Nord: La nascita della Consulta - La prima Consulta - Il progetto per Milano - La Consulta lavora - La crisi della prima Consulta - L'Area Territorio - La seconda Consulta - Il "dopo Oneto"

Appendici - 1. La "Bozza di prontuario per la redazione dei PRG nei Comuni leghisti" del 1993. - 2. La bozza di programma elettorale della Lega Nord proposta dalla Consulta del Territorio per le elezioni politiche del 1996. - 3. Le linee-guida per la gestione del territorio del 2006. - 4. Esperienze di difesa della terra nelle lotte autonomiste e indipendentiste in Europa e nel mondo. Di Gianni Sartori.

Nella documentazione in appendice, si ricostruisce il percorso della “Consulta per il territorio”, itinerario da cui traspare il limpido e rarissimo profilo di un uomo che nulla voleva in cambio se non il progredire di proposte semplici, di buon senso e tutt’oggi ancora urgenti.

 

Matteo Colaone è nato nel 1979 a Castellanza (VA). È uno studioso indipendente del territorio dell’Insubria, dove è da tempo impegnato nella tutela e conoscenza del patrimonio storico, ecologico e identitario.

Dal 2001 ha licenziato oltre una trentina di saggi sulla rivista varesina Terra Insubre, occupandosi in particolare di corografia, paesaggio ed ecologia. È stato coautore di L’araldica della Regione Lombardia (Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia, 2006) e de Il bosco della Moronera (Domà Nunch, 2009). Per il paese in cui è vissuto per più di trent’anni, ha realizzato la raccolta Carbonate in cartolina (2012-14) e Archivio dei nomi di luogo del territorio di Carbonate (2015).

Nella sua produzione editoriale si trovano monografie dedicate a peculiari temi territoriali, spesso accompagnate da un caratteristico contributo iconografico: Il Seprio: i luoghi, la storia e il mistero di una regione nascosta (Menaresta, 2011), Paesi scomparsi d’Insubria. Wüstungen medievali tra Milano, Adda e Ticino (Ritter, 2017).

 

Matteo Colaone

 

Ecologia, identità e federalismo 

Criticità ambientali e pianificazione del territorio nella visione di Gilberto Oneto

con un’appendice di Gianni Sartori

Associazione Gilberto Oneto, 2019. - € 19:50.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 30/01/2020