Appendino in bilico: e adesso povera donna?

Il Giggino si è dimesso ed il Grillo parla meno e sta scavando una fossa….

L’ultima volta che mi è capitato di vederla in fotografia è stata quando la ciclosindaca di Torino, Chiara Appendino, si è affacciata insieme alla sindaca di Roma, Virginia Raggi su di un balcone del Campidoglio. Avevano fianco a fianco un’aria spensierata, propria di chi ha raggiunto un obbiettivo che non avevano mai sperato di agguantare. In quel momento cercavano ambedue di mettere in second’ordine le preoccupazioni che le assillavano.

E’ indubbio che fosse più tranquilla la sindaca di Torino. Non aveva il tormento e neanche l’assillo rappresentato dal problema della spazzatura, perché nella città subalpina la collocazione dell’immondizia era stata in gran parte risolta dai suoi predecessori con la costruzione del termovalorizzatore.

Anche se dobbiamo rilevare che la grillina torinese, contraria ideologicamente, come tutti gli altri 5stelle, all’adozione di ogni impianto di incenerimento, aveva dovuto accettarlo, obtorto collo, perché era già in funzione e ne stava godendo i grandi benefici.

A differenza della sua povera collega romana, che non sapeva più come smaltire la spazzatura della cosiddetta Roma Capitale ed era alla disperata ricerca di un sito dove collocarla.

La ciclosindaca torinese aveva però dovuto confrontarsi con altri problemi.

In primo luogo quello del tragico evento che, nel centro di Torino, aveva provocato la morte di due donne ed il ferimento di altre decine di persone, che si erano radunate in piazza san Carlo per assistere su di un teleschermo ad una finale di calcio. La procura cittadina l’aveva indagata accusandola di gravi carenze nell’organizzazione dell’evento.

Solo che l’inchiesta, una volta avviata stava dando segni di preoccupante sonnolenza e qualcuno avanzava l’ipotesi che gli inquirenti fossero in attesa della conclusione del suo mandato. Od anche, dell’arrivo di quella prescrizione che il ministro grillino Bonafede stava disegnando.

Sul problema climatico le posizioni delle sindache di Roma e di Torino sono diverse. La buona Appendino ha ricevuto in città, con tutti gli onori, la piccola autistica Greta Thurman, che è partita dalla Svezia e si è assunta il compito di girare il mondo, per annunciarne una fine prossima ventura. Peccato che la ragazzotta l’abbia ricambiata a suo modo, annunciando a tutti che Torino è una delle città più inquinate del mondo.

Nonostante l’impegno profuso dalla sindaca torinese, che si propone di vietare per giorni o intere settimane, la circolazione delle automobili e di incrementare l’uso di bicicli e di monopattini, le polveri sottili, ed anche le altre, sono rimaste quelle che erano.  

In controtendenza sono invece aumentati (anche se non fanno più notizia)  i ricoveri per i ciclisti e per quei poveri diavoli che sono stati investiti dai ciclisti.

Non ha fatto quasi nulla per attivare la sincronizzazione dei semafori e per eliminare quel nuovo “borgo del fumo” o centrale di inquinamento costituita dalla rotonda di piazza Baldissera.

Ora c’è il rischio che, trascinata dalla rigorosa ideologia ambientalista, professata dal movimento stellato che prende il nome di un insetto, si metta in testa di spegnere o ridurre al minimo il riscaldamento delle abitazioni e degli uffici.

Con il triste risultato di Incrementare, in questo modo, il lavoro degli ospedali e delle cliniche specializzate in malattie dell’apparato respiratorio, che avrebbero l’onere di assistere anche quelle legioni di persone colpite dalle broncopolmoniti indotte dallo spegnimento dei termosifoni .

Con sindromi trasmesse dai soliti microbi casalinghi e che, noi speriamo,  non si addizionino domani a quelle derivate dai coronavirus che qualche scienziato più sapiente degli altri, oggi ritiene di attribuire alla razza dei serpenti.

Ma forse solo perché si è esaurito l’elenco delle specie animali (mucche pazze, uccelli, maiali, galline ecc.) che in passato venivano incolpate di trasmettere le affezioni.

A differenza della collega di Roma, Virginia Raggi, che per combattere l’inquinamento della città, sia sotto l’aspetto del traffico, che sotto quello della continua esondazione dei rifiuti, sogna l’impiego di teleferiche che colleghino i sudditi delle periferie con il centro storico, la nostra Appendino ha da anni un sogno diverso.

Quello di fare della Torino di oggi una metropoli avveniristica e moderna, diversa da quella proiettata verso il radioso futuro che veniva pronosticato dal quotidiano torinese ai tempi della dominazione comunista e del “sistema Torino”.

Costruire nientemeno che una seconda linea metropolitana. La sindaca lungocrinita ne parla spesso in convegni, in dibattiti, e su facebook, annunciando che sono in arrivo i finanziamenti e che ha l’intenzione di attivare un “tavolo di lavoro” per rifinire il progetto, per poi, con un altro “tavolo di lavoro”, dare il via ai lavori.

Un tavolo di lavoro, come insegnano a Roma governanti e sindacati, non si nega mai a nessuno. Ma quello della “metropolitana due” è un progetto onirico che non prende in considerazione il fatto che, anche qualora Chiara Appendino sia in grado di arrivare indenne alla fine del suo mandato, toccherà al suo successore apparecchiare i tavoli in questione e dare il via alla costruzione.

Forse non si è ancora resa conto che i cittadini di Torino l’hanno eletta solo allo scopo di liberare il Comune dalla dinastia comunista (da Novelli a Fassino) che la occupava da trenta anni e che stava riducendo la città alla stregua di un quartiere periferico della vicina Milano.

Ha svolto questo mandato, ma ora il suo protettore Giggino Di Maio si è dimesso, ed è venuto il suo turno.

 

(immagini Globalist Syndacation - Repubblica)

 

 

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Articolo pubblicato il 27/01/2020