Il Pensiero esoterico di Dante Alighieri: Prima Parte

il 14 settembre del 2021 si celebreranno i 700 anni dalla morte del Poeta, Civico20News propone, con largo anticipo, un'anteprima relativa ai significati meno conosciuti del Lavoro di Dante Alighieri

In questa nuova cornice ci proponiamo di presentare alcuni articoli che espongano concetti relativi alle interpretazioni meno canoniche del Lavoro del Sommo Poeta.

In un futuro assai prossimo saranno organizzati numerosi eventi letterari, come convegni e pubblicazioni, per celebrare i 700 anni dalla scomparsa dell'esule Poeta.

Il 2021 sarà il palcoscenico sul quale si confronteranno molti studiosi e appassionati di Dante e dei Poeti Rinascimentali.

A Milano, il prossimo Sabato 22 Febbraio, si svolgerà un primo convegno che affonterà i delicati aspetti dell'esoterismo di Dante.

Come ben sappiamo le domande risultano essere assai più importanti delle risposte.

Le prime si pongono inalterate da secoli, mentre le relative risposte subiranno delle inevitabili trasformazioni dovute all’acquisizione di nuove informazioni.

Un caso molto particolare riguarda la figura del Sommo Poeta.

Alla fine del settecento vennero pubblicati dei lavori a firma di Gabriele Rossetti e più tardi di Giovanni Pascoli, Luigi Valli, Guenon..., che proposero una lettura “altra” del messaggio di Dante. 

Tali contributi furono attaccati da molti letterati dogmatici poiché rischiavano di destabilizzare una interpretazione cristallizzata da secoli.

Questi zelanti e intransigenti paladini del passato si dimenticarono che persino Boccaccio e più tardi anche l’astronomo Antonio Manetti, proposero di approfondire quello che Dante stesso definì nel Convivio come il quarto Livello d’interpretazione, ovvero il significato Anagogico.

Lo scandalo nacque da alcune considerazioni, piuttosto interessanti, come quella che definiva l’amore del Poeta per Beatrice come una pura metafora, ovvero non l’amore per una donna in carne ed ossa, bensì l’Amore verso Sophia, la Canoscenza.

Altro fatto assai curioso lo troviamo quando citiamo la Confraternita dei Fedeli d’Amore.

Pochissimi letterati li citano, nelle scuole non se ne parla minimamente ed il fatto che il Poeta abbia potuto far parte di questa misteriosa associazione desta stupore se non addirittura sconcerto.

Vita Nova

Dante scrisse la Vita Nova all’età di 27 anni citando 7 volte il termine “Fedeli d’Amore”, fornendo anche qualche vaga informazione per identificarvi una struttura gerarchica.

Il Valli ci conferma che la Struttura iniziatica prevedeva 7 Gradi, come 7 sono i Pianeti, le Virtù Teologali sommate a quelle Cardinali (3+4)...ecc

Inoltre, secondo alcune Fonti la Vita Nova sarebbe, in effetti, una Nuova Vita iniziata con una morte simbolica, frutto di un preciso cerimoniale d’Iniziazione.

Fedeli d’Amore

Il Valli si spinse oltre e declinò una numerosa serie di termini che sarebbero stati utilizzati dagli Adepti per comunicare tra loro.

Italo Pizzi, nel libro “storia della poesia persiana” dà una serie di interpretazioni ad alcune comuni parole usate nelle poesie degli stilnovisti:

Madonna:                  fedele d’amore

Amore:                      la Setta
Donna:                       adepto
Folle:                         fuori della setta
Piangere:                   simulare fedeltà alla chiesa
Noioso:                      contro la setta
Fiore:                         simbolo della potenza divina
Vento e gelo:             forze opposte all’amore
Pietra:                       la chiesa romana

Croce.                        la chiesa

Aquila:                       l’impero

 

Alla luce di questa sorta di gergo, che tra l’altro metterebbe in relazione i Fedeli d’Amore con il Catarismo, potremmo rileggere molte terzine della Commedia scoprendo nuovi e più stimolanti significati.

Rimando il Lettore ad un precedente articolo pubblicato su questa Testata: http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=35974

I Fedeli d’Amore vengono descritti come una setta di derivazione templare. Dante visse in esilio il momento della distruzione dell’Ordine del Tempio ad opera di Filippo il Bello, con l’assenso di papa Clemente V.

Il fatto che il Poeta scelga San Bernardo da Chiaravalle, colui che formulò la Regola del Tempio, come ultima Guida del suo viaggio… forse la dice lunga sul legame del Poeta con l’Ordine dei Templari.

Francesco da Barberino

Fedele d’Amore, scrisse “Documenti d’Amore", composta probabilmente tra il 1309 e il 1313, che rappresenta una delle più straordinarie testimonianze artistiche e enciclopediche Rinascimento italiano.

L'opera è suddivisa seguendo tre diversi livelli di espressione. Il primo è costituito dai 7024 versi in lingua volgare. Il secondo livello è rappresentato dalla relativa parafrasi latina.

Il terzo livello risulta essere un'opera letteraria pressoché indipendente dal resto del testo. E' un vero e proprio commento in latino (glosse) ai versi volgari, nel cui testo sono inserite dotte disquisizioni di natura scientifica, letteraria e sui costumi del tempo.

Francesco da Barberino lesse sicuramente l'Inferno e forse parte del Purgatorio, portandone ricca e dotta testimonianza nelle sue opere.

http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=36245

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 30/01/2020