Il Paese e la sua identità linguistica

Tra anglicismi eccessivi e congiuntivi che scompaiono, la lingua italiana si impoverisce

Qualche giorno fa, nell'arco della stessa giornata, mi è capitato di sentire due espressioni veramente discutibili, chiaro e ormai ineluttabile segnale di come la nostra lingua si stia impoverendo.

Entrambe udite sui mezzi pubblici, la prima frase suonava più o meno così: "Se non dovessi farcela a esserci dopodomani, il mio speech lo terrà Tizio ...". Lo "speech" doveva evidentemente essere un discorso da farsi in una conferenza o in una riunione di lavoro, ma allora perché non utilizzare un termine nostrano invece che quell'orribile anglicismo?

La seconda espressione non conteneva parole straniere, ma faceva uso di un congiuntivo imperfetto sempre più abusato negli ultimi anni: "Che ci dicessero loro cosa fare!", al posto di un più ortodosso e corretto "Che ci dicano cosa fare!".

L'utilizzo errato, fuori luogo del congiuntivo imperfetto nasce con la TV dei Reality e ahinoi anche per voce di alcuni politici (si veda Luigi Di Maio per il quale è stata creata appositamente la pagina luigidimaiochefacessecose)

Non sono qui per criminalizzare una certa infiltrazione di alcuni dialettismi del centrosud all'interno della nostra lingua, ma a far presente come, un conto sia accettare alcune frasi o parole che hanno una loro ragion d'essere storico-culturale, altro conto è vedere utilizzare in maniera errata e senza alcuna spiegazione alcune forme grammaticali.

Pensando ad esempio al Sud, zona d'Italia per parecchio tempo sotto l'influenza degli Spagnoli, è interessante e non certo deprecabile sentire pronunciare frasi del tipo "Tengo famiglia", "Glielo dico a lui", "Chiamo a mia sorella", "A me mi piace", guarda caso espressioni perfettamente corrette nella grammatica spagnola che, pertanto, sono rimaste nella parlata meridionale.

L'utilizzo, invece, del congiuntivo imperfetto laddove è sbagliato è molto meno accettabile, eppure il congiuntivo stesso, soprattutto quello al presente, va ormai scomparendo, vittima della sua mancanza nella lingua inglese, idioma verso cui ormai siamo assuefatti, proprio come il nostro amico dello "speech".

Anche per l'utilizzo degli anglicismi, c'è da rimarcare una cerca differenza. Vi sono termini inglesi che hanno una difficile traduzione in italiano, come ad esempio "check in" che sarebbe non sufficientemente esaustivo tradurre con "controllo d'ingresso" oppure "brainstorming" ossia "riunione volta a generare idee".

Altri termini, però, evidenziano solo una inutile ostentazione della nostra conoscenza di altre lingue, così come tempo fa, in un servizio al telegiornale, un operatore turistico ("pardon", volevo dire "tour operator") elencava le maggiori "destination" delle vacanze degli italiani, laddove un semplice ed etimologicamente simile "destinazioni" sarebbe andato più che bene.

 

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Articolo pubblicato il 16/02/2020