“En Retromarche”, la nuova linea politica di Macron per la Francia
Emmanuel Macron

Addio all’integrazione

Incalzato da Marine Le Pen, che lo sta superando nei sondaggi, e disturbato dalle vicende a sfondo sessuale che stanno costellando il suo mandato governativo, prima con l’ambigua vicenda dell’amichetto Benallah e poi con l’esposizione urbi et orbi delle pratiche di autoerotismo del suo candidato a sindaco di Parigi, Emmanuel Macron ha dovuto innestare una ulteriore retromarcia sulla questione dell’immigrazione.

Ulteriore presa di posizione, perché già in passato era stato costretto ad intervenire, ponendo dei limiti all’afflusso di estranei che importavano nella sua nazione usi, costumi, modi di vita ed ideologie che erano in contrasto con la cultura francese.

Lo aveva dimostrato con la chiusura ermetica delle frontiere con l’Italia a Ventimiglia, a Claviere e sui passi delle valli alpine, provvedimenti legislativi che avevano suscitato forti critiche in Italia  da parte di esponenti di quelle correnti che Alexandre Del Valle definisce islamico-sinistrorse.

Personaggi, in gran parte comunisti, che,  pur provenendo da aree politiche e culturali diverse, come Enrico Rossi, Cecchi Paone, Vauro, Cazzola, Etro, Boldrini, Gad Lerner ed altri, avevano costituito nel nostro paese una specie di Co. Fe. Ac. Em. (comitato festeggiamenti accoglienza emigranti), che spingeva i suoi segugi sulle banchine dei porti ad ogni nuovo arrivo ed aveva fatto di ogni profugo che scendeva dalle barche una specie di totem da adorare.

Emmanuelle Macron ha capito che non era più sufficiente chiudere i confini e che la politica tradizionale che si avvaleva del mantra dell’accoglienza sostenuta dalle sinistre, che prevedeva l’assimilazione e l’accettazione da parte dello straniero della cultura dominante del paese ospitante, non aveva più ragione di essere.

Un’assimilazione che oggi è superata dai fatti, per cui è necessario ora parlare, secondo Del Valle, di de-assimiliazionismo che indica il progetto da parte delle sinistre e del mondo arabo musulmano di non ricercare l’integrazione con il paese che li ospita.

Per questo Macron ha cominciato a parlare di “vigorosa riconquista repubblicana” e di “un piano di lotta contro le ideologie che appestano una parte del territorio”, cercando di ricalcare le orme fin qui seguite dal movimento di Marine Le Pen.

Ma ha detto anche di più, affermando che è in corso una chiara ricerca di separatismo, quando una minoranza etnica arriva a pretendere di separarsi dal resto della nazione, e, a causa di un’immigrazione di massa, chiede di essere riconosciuta come una sorta di stato nello stato.

“In certi comuni, in certi quartieri, si sviluppa da alcuni anni un progetto di separazione dalla Repubblica. Che si manifesta con continue rivendicazioni sociali, con marce contro l’islamofobia, con rispetto delle proprie tradizioni e purtroppo anche di rifiuto della cultura, dell’identità e della storia nazionale”

Il presidente francese ha dovuto di conseguenza prendere provvedimenti adeguati, quali la revisione delle regole di ingaggio dei docenti stranieri ed una stretta agli imam distaccati dai paesi islamici in occasione del ramadan.

E’ quello che sta accadendo in nuce anche in Italia dove viene nascosto e minimizzato da quasi tutti i mass media che non vogliono siano messi in luce fatti che possano preoccupare la cittadinanza.

E’ molto importante sotto questo aspetto l’appoggio che, solo in Italia, l’alto clero, quello raggruppato sotto la sigla della CEI, concede a questo stato di cose sotto la spinta della obliqua cultura gesuitica.

Che è la stessa cultura, tipica della Compagnia di Gesù, che tra gli altri eventi, ha spinto il papa attuale a prostrarsi a terra davanti a dei funzionari medio orientali per riuscire a baciare loro le scarpe.

Nel nostro paese i processi che possono portare alla formazione di isole di separatismo sono più lenti, anche se godono della spinta propulsiva esercitata dai politicanti post comunisti e dai magistrati che si dicono democratici.

Gioca a vantaggio dell’Italia anche il basso e talora infimo grado di civiltà delle popolazioni che arrivano tra noi, provenienti dall’ Africa nera.

Ma è solo questione di tempo.

(immagini Globalist Syndacation - Le Figaro)

 

       

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Articolo pubblicato il 24/02/2020