La febbre di Conte

Sale il termometro dell’inadeguatezza politica

E così è successo. L’abbiamo sfatato e minimizzato (o meglio, l’hanno, una parte dei nostri Politicanti – l’attributo Politici mi sembra onestamente fin troppo meritorio per loro) ma il Coronavirus è approdato in Italia lo stesso, infischiandosene della nostra (loro) prevenzione buonista più da inutile sgravio di coscienza (cancellare i voli diretti senza preoccuparsi di tracciare gli scali) che da utile presa di coscienza.

Eppure, si sa, per qualcuno lavorare stanca e certo chiudere semplicemente la porta è stata una decisione più semplice e immediata che non capire come poter sigillare anche tutte le finestre. Da notare: si tratta degli stessi personaggi che l’altro giorno (preda forse di un raptus di follia dovuto al troppo e alacre lavorio, in fondo anche fare la passerella dei salotti televisivi è impegnativo) hanno chiesto di avocare a sé i poteri delle Regioni, come se sul campo non si stesse facendo tutto il possibile per contenere il morbo, come se errori e negligenze fossero di altri.

Tuttavia è facile fare i Professori del giorno dopo, gli Avvocati del diavolo o gli Azzeccagarbugli quando la matassa non è più dipanabile. Bisognava solidarizzare con la comunità mandarina e la cosa è stata fatta non copiando ed estendendo gli esempi di auto-isolamento che molti Cinesi ci avevano peraltro dato, ma intavolando carnevalescamente dosi pantagrueliche di baci, abbracci e involtini primavera. Chissà, forse qualcuno pensava che questo potesse essere un messaggio più appetibile delle felpe di Salvini…, come se il desiderio di sicurezza e protezione fossero davvero solo bisogni di pancia e non anche di testa.

Risultato? Non sono stati preventivamente quarantenati i pochi (gli Italiani e gli stranieri di ritorno dalla Cina) ma si ritrovano emergenzialmente tarantolati i molti (noi tutti che, in misura più o meno maggiore, dobbiamo e dovremo fare i conti con le conseguenze – anche economiche – dell’infezione). E nonostante questo il Presidente del Consiglio si ostina a ribadire come l’Italia sia un paese sicuro, stupendosi del fatto che gli altri Paesi cancellino le prenotazioni per le vacanze, rispediscano indietro i nostri connazionali in viaggio, ci guardino come untori e facciano, semplicemente, quello che avremmo dovuto fare noi: proteggerci.

Inoltre, se l’Italia è davvero un Paese sicuro perché screditare mondialmente il nostro eroico sistema sanitario nazionale, attribuendo a esso lacunosità e falle che servono solo per mascherare un’altra falla, anzi un altro fallimento? Il suo e quello di un Esecutivo del tutto incapace di gestire l’emergenza.

Conte sembra dire tutto e il suo contrario, senza preoccuparsi troppo di quel mare che si trova in mezzo fra il dire e il fare (sottinteso, fare cose utili ed efficaci). Sarà la febbre della poltrona o il timore che, quando il pericolo per la salute dei Cittadini risulterà finalmente cessato, qualche testa possa metaforicamente cadere. La sua.

 

(Immagine in copertina tratta da corriere.it)

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Articolo pubblicato il 27/02/2020