Ambasciatore e Gentiluomo … diplomatici in rosse catene 1944 – 1950

Il libro di Ugo G. de Mohr narra l’attività moscovita dell’Ambasciatore Manlio Brosio attraverso le tragiche vicende dell’epoca (Gangemi Editore)

Gli eventi storici  che si collocano nella cosiddetta “storia  minore” hanno da tempo guadagnato il riconoscimento di contribuire in modo complementare ad arricchire e implementare la “storia maggiore”.

Tuttavia anche in questo vasto comparto occorre, per onestà intellettuale, selezionare quegli eventi che hanno le caratteristiche significative per questa finalità.

Rientra in questo ambito il libro di Ugo G. De Mohr “Ambasciatore e Gentiluomo … diplomatici in rosse catene 1944 – 1950” - Gangemi Editore -  che ripercorre le incredibili vicende di Manlio Brosio diplomatico a Mosca in quel complesso e difficile periodo storico.

Se le vicende diplomatiche di quel tormentato periodo post-bellico sono sufficientemente note, il suddetto libro approfondisce e fa emergere nella sua drammaticità umana una serie di eventi probabilmente inediti o, per opportunità politica, non utili all’epoca da essere amplificati oltre il dovuto.

La prefazione del prof. Francesco Perfetti inquadra sinteticamente e con grande efficacia quel difficile periodo caratterizzato dal tentativo di normalizzare i rapporti diplomatici tra l’Italia e l’Unione Sovietica nel quadro del Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 (Trattato di Parigi fra l’Italia e le Potenze Alleate  ed Associate).

 

Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947

 

Le difficoltà in atto, come facilmente intuibile, avevano cause evidenti e in ogni caso non si doveva dimenticare che era stata l’Italia fascista a dichiarare, a rimorchio della Germania nazista, una guerra di aggressione all’Unione Sovietica, confermando la volontà ideologica di annientare questo regime e per approfittare dell’eventuale enorme bottino da spartire.

Non tenere conto di questa pesante realtà storica, priverebbe del giusto contrappeso la narrazione delle vicende terribilmente disumane del libro.

Lo storico prof. Francesco Perfetti, nella prefazione del libro, mette in evidenza che: “Tra i dossier più delicati che Brosio dovette affrontare negli anni moscoviti vi fu quello relativo alla questione dei prigionieri italiani in Russia e, in particolare, di quel personale diplomatico italiano a Bucarest e a Sofia che, nell’ultimo scorcio del conflitto mondiale, era stato sequestrato dai sovietici, imprigionato e tenuto in ostaggio nelle carceri moscovite.

Questo tema è al centro del saggio dell’Ambasciatore Ugo de Mohr: un saggio che, valendosi di materiale documentario e archivistico in gran parte inedito, costituisce un contributo storiografico importante.

Brosio prese subito a cuore la questione e seppe condurre trattative estenuanti con indubbia abilità arginando anche taluni tentativi ricattatori dei sovietici di “scambiare” i diplomatici italiani prigionieri in Urss con rifugiati politici russi in Italia come se gli uni e gli altri appartenessero a una medesima categoria criminale.

Alla fine egli ottenne, come è raccontato da de Mohr, un grande successo. Non c’è dubbio che questa trattativa abbia contribuito a chiarire a Manlio Brosio la vera natura del comunismo e a fargli cogliere i limiti del proprio “neutralismo”.

La complessità del periodo storico in questione richiede , per facilitare la comprensione e la “contestualizzazione” degli eventi del libro, un’ulteriore panoramica sullo scenario politico-diplomatico dell’epoca, che è ben sintetizzato nel sommario dell’Editore, che riporto integralmente.

Manlio Brosio (Torino, 10 luglio 1897 – 14 marzo 1980)

Già vicino a Gobetti, nell’immediato dopoguerra assume brevi incarichi di Governo come Ministro senza portafoglio. Vice Presidente del Consiglio e Ministro della Guerra, rispettivamente  nei Governi Bonomi, Parri e De Gasperi.

Accetta la nomina ad Ambasciatore a Mosca, propostagli da Nenni, per viva curiosità che nutre per un mondo ed un Paese che ha svolto un ruolo determinante nella sconfitta del nazismo.

Nella sua lunga esperienza diplomatica di Ambasciatore a Londra (1952-1954), a Washington )1955-1961), a Parigi (1961-1964), e di Segretario Generale della NATO (1964-1971(, a Mosca è la prima tappa.

Dopo l’arrivo in URSS, nel febbraio ’47, difende per un tratto la propria originaria ispirazione neutralista, contraria ad una scelta atlantica cui si convertirà invece progressivamente, sino a divenirne emblematico rappresentante, negli anni del suo molto apprezzato esercizio delle  funzioni di Segretario Generale della NATO.

A Mosca, Brosio deve subito confrontarsi al problema dell’assoluto silenzio osservato dai sovietici sulla sorte degli oltre 60 mila militari italiani mancanti all’appello, dopo il rimpatrio nel 1946 di circa 21 mila prigionieri.

Attorno a tale nodo di capitale importanza, gravitano altri contenziosi, rilevanti per l’estrema gravità degli illeciti internazionali in cui si concretano.

Tra di essi la detenzione, in violazione dei principi-base del Diritto Internazionale, dei diplomatici membri delle Legazioni della R.S.I. formalmente accreditati dal settembre ’43 presso gli allora legittimi Governi di Bucarest e Sofia, ma sequestrati dall’Armata Rossa tra l’agosto ed il settembre ’44 e detenuti  a Mosca da anni, in condizioni di totale isolamento dal mondo e senza che le Autorità italiane ottengano informazioni sulle loro condizioni di semplici “ostaggi” nelle mani di uno Stato “vincitore” intenzionato ad avvalersene, a tempo debito, come merce di scambio nei confronti dello Stato “vinto” cui le vittime appartengono.

Dalla dettagliata ricostruzione della faticosa stagione negoziale attraverso cui Brosio perviene alla loro liberazione, emerge  non soltanto la personalità di un capace ed ammirevole servitore dello Stato, ma anche quella di un gentiluomo dalle ineguagliabili doti umane, testimoniate anche dai suoi “Diari di Mosca”, preziosa fonte rivelatrice di tutto quanto sotteso, alla altrimenti anodina prosa burocratica, in termini di intensa partecipazione umana di questo grande Ambasciatore alla drammatica vicenda dei diplomatici della R.S.I. per lunghi anni languenti nelle galere sovietiche.

Il suddetto volume, sintetico e ricco di immagini dei personaggi storici dell’epoca, è di agile lettura, stimolando il lettore curioso ad ulteriori approfondimenti di questo periodo, carico di ombre, delle quali molte  devono ancora essere storicamente chiarite e portate alla pubblica conoscenza.

 

Fonte delle immagini: Trattato di Pace -10 febbraio 1947 -  www.teleborsa.it.jpg; Trattato di Pace di Parigi - 10 febbraio 1947  -  www.corriere.it.jpg.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 28/02/2020