I dubia del governo dei nasi lunghi

Morire di fame o a causa del virus?

I cattolici non hanno potuto influire in alcun modo sull’insediamento in Vaticano del gesuita Bergoglio, alias papa Francesco. Si racconta che sia stato prelevato in Argentina da uno Spirito Santo, reduce da un rave-party piuttosto allegro di serafini e cherubini e trasportato, sulle sue possenti ali, senza scali intermedi, direttamente in santa Marta.

Non molto diversa purtroppo, è stata la possibilità, da parte del popolo italiano, di scegliere, negli ultimi anni, un capo del governo autorevole e preparato.

Sia il premier attuale che il suo governo sono stati dettati dall’alto, in obbedienza ad una costituzione che considera solo il numero dei parlamentari eletti, ma che qualche giullare definisce la più bella del mondo.

Il buon suddito italiano ha dovuto sottostare ancora una volta ad una decisione del presidente della repubblica, che aveva l’obbiettivo di favorire la formazione di un governo espresso dai due partiti ( i 5stelle e la Lega) che avevano vinto le elezioni.  

Il ruolo di premier, su indicazione di uno dei due partiti, è stato affidato ad un avvocato di provincia, senza arte né parte, tale Giuseppe Conte, cui è stato attribuito il compito di fare da trait d’union con i vertici delle due formazioni politiche.

Una nomina a premier quindi, che non è stata il frutto di una concertazione democratica, ma che, dopo avere seguito l’indicazione di uno dei due partiti (quello dei 5stelle) che volevano allearsi, è stata avallata da un presidente della repubblica, che a sua volta non era stato eletto, ma solo insediato al Quirinale, dal segretario di un terzo partito che in passato aveva dominato la scena politica.  

La scelta di Conte è stata per qualche tempo accettata come un male minore.

Dopo qualche mese però, l’alleanza tra i due alleati si è rotta, perchè uno dei due partiti, la Lega, si era posto come obbiettivo un sollecito ritorno alle elezioni.

Il presidente della repubblica, senza curarsi questa volta di un altro dettato costituzionale che prescrive che “il potere appartiene al popolo,” ha deciso diversamente.

Tirato un sospiro di sollievo per il fatto che la Lega, una volta estromessa dal governo, non era più in grado di opporsi ai desiderata della sua amata Unione Europea, Sergio Mattarella ha negato nuove elezioni ed ha dato il suo avallo ad un governo nuovo, formato dal partito degli ex comunisti e dai 5stelle.

Al capo dello stato è parso assolutamente normale che alla guida di quel governo fosse messo lo stesso avvocato pugliese, che da disinvolto saltimbanco, ed agendo come un emulo di Fregoli, si è assicurato la guida della nuova coalizione.

Il ruolo che il capo dello stato, questa volta, aveva affidato all’avvocato pugliese, pronto ad allearsi con chiunque, pur di conservare la poltrona, era però più impegnativo. Assicurare l’obbedienza dell’Italia alla burocrazia di Bruxelles e Strasburgo, ed erigere una diga protettiva intorno all’Europa, ossia quell’ entità ritenuta sacra ed inviolabile, di cui il capo dello stato non faceva mistero di essere un fervente sostenitore.

Dopo il varo del nuovo governo, gli italiani dovettero sopportare ogni giorno, nei telegiornali governativi, l’immagine di un Conte che, a fianco del suo scudiero Rocco Casalino, procedeva tronfio nei corridoi dei palazzi di Bruxelles.

Ed anche, non farsi meraviglia nel vederlo accoccolarsi a fianco della Merkel nel corso di qualche riunione, con lo scopo di apprendere le politiche comunitarie e ricevere, come ai tempi belli di Monti, quei compiti a casa prescritti dall’UE per il nostro paese.

Facile poi intuire lo stato d’animo del presidente della repubblica per essere riuscito ad insediare, nelle file dei burocrati di Bruxelles, con il varo del nuovo governo, due accaniti eurofanatici come i comunisti David Sassoli ed il Paolo Gentiloni.

Ed ancor più, per essere riuscito ad impedire, sempre con il varo del secondo governo, ogni ruolo istituzionale europeo a quella maggioranza di italiani, che si erano dimostrati critici della attuale gestione dell’ente nei confronti del nostro paese.

Nel giocare il ruolo assegnatogli dal presidente Mattarella, l’avvocato pugliese si è montato la testa. Ha assunto atteggiamenti stravaganti ed ha cominciato a paragonarsi sotto qualche aspetto a Winston Churchill, del quale doveva in passato avere letto le memorie. Ha preso a parlare in nome di tutta la nazione e nei telegiornali ha cominciato a presentarsi, ad imitazione di Eugenio Scalfari, (che però ha come scusante i suoi 90 anni di età) con l’attributo di IO. 

Le sue ripetute apparizioni in TV ed in particolare nelle reti governative, gli hanno fatto perdere la testa e, come afferma Vittorio Feltri, “è facile che perda la testa chi la testa non ce l’ha”.

In questi ultimi giorni, resi drammatici dall’apparizione del coronavirus, ha fatto in campo economico ed in quello sanitario una enorme confusione, gettando nel panico la popolazione e provocando esodi e fughe impensabili.

Lui, pover’uomo, anche se si rende conto di non capire nulla nel campo sanitario ed ancor meno in quello dell’economia, non vuole che nessuno, e meno che mai un commissario, venga a prendere le redini dei problemi che lui non è in grado di risolvere.

Propone solo l’istituzione di un nuovo sottosegretariato, che operi alla sua dipendenza e che non deve scalfire neppure un briciolo della poltrona che il Mattarella gli ha infilato sotto le terga.

E’ ora che l’uomo del colle più alto scenda dal Quirinale, ed una volta esaurite le manifestazioni di affetto in favore dei cinesi, si prenda cura anche degli italiani e richiami alla ragione, una volta per sempre, questa sua creatura.

(immagini Le Figaro - SPIEGEL )

 

 

 

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Articolo pubblicato il 13/03/2020