Parsons e Hopper: spietate maestre dell’arte del gossip

La coppia che fece tremare Hollywood

In un’America degli anni ’20, in cui le donne erano ancora considerate cittadini di serie B, ad Hollywood, queste due donne dettarono le regole.
Louella Parsons e Hedda Hopper furono due giornaliste potenti, spietate, pericolose. Rivali, che con la loro penna cinica poterono decidere se fare la fortuna o far cadere nell’abisso le carriere di aspiranti attori, scrittori e registi.

La Parsons, nata nella piccola città di Dixon (Illinois) e trasferitasi da giovane nella Grande Mela, cominciò subito a lavorare come giornalista diventando in poco tempo la First Lady di Hollywood.

Collezionando nel frattempo tre mariti, divenne arbitro morale dello show system americano e i suoi giudizi su abiti, eventi, storie d’amore, e via dicendo… spesso, erano considerati conclusivi.

Un suo parere negativo era temuto più di quello di un qualsiasi critico d’arte, di cinema e non solo. Le star erano terrorizzate da lei. Anche perché le sue parole venivano lette al tempo da circa 20 milioni di persone.

Hearts la considerò la sua migliore reporter e gli diede un potere assoluto. La leggenda vuole che dietro a questo incondizionato “via libera” ci sia un fatto di sangue: pare che il giorno della morte del produttore Tom Ince, la Parsons si trovasse sullo yacht di Hears. Quest’ultimo, volendo colpire l’uomo aveva scoperto essere l’amante di sua moglie, sbagliò mira e sparò a Ince. In cambio del silenzio della Parsons, Hearts le offrì un contratto di lavoro a vita.

Ma non fu solo semplice gossip salottiero.

La Parsons riuscì a smuovere grandi cifre di denaro anche nell’intera industria cinematografica, tanto che a un certo punto, i piani alti decisero di frenare il potere che sia era creata, affiancandole un’altra figura.

Ed è qui che entrò in scena Hedda Hopper, 35enne, attrice di scarso successo.
Ed è sempre qui, che il tentativo di arginare il potere di un “mostro” del gossip, finì per creare due mostri, così cinicamente simili eppure molto diversi, in grado di far tremare Hollywood.

Insieme a Elsa Maxwell, costituirono il trio delle più famose pettegole di Hollywood, ma la vera e propria battaglia a suon di spettacolari gossip, si tenne tra la Parsons e la Hopper.

Storie d’amore, tradimenti, vizi e vizietti furono il loro pane quotidiano. A suon di scoop, spesso fabbricati ad arte, dai primi anni Venti agli anni Cinquanta furono le Regine indiscusse del Gossip hollywoodiano, tanto che la stessa macchina miliardaria di Hollywood, anni dopo, dedicò loro un film dal titolo eloquente “Malice in Wonderland”, tradotto come “Cattiveria nel paese delle meraviglie”. Elisabeth Taylor nel ruolo di Louella, Jane Alexander in quello di Hedda. 

Le due si detestavano, perché in palio c’era lo scettro di “Regina di Hollywood”.

Chi conobbe entrambe, descrisse la Hopper come più sadica e implacabile della Parson.

C’è chi la definì una puzzola senza scrupoli, sempre pronta a buttarsi nella spazzatura degli altri.

Donna cinica, giornalista salace e tagliente, fervente repubblicana e anticomunista. Non a caso, è risaputo che uno dei suoi acerrimi nemici fu Charlie Chaplin.
Uno “scontro” nel quale la Hopper ebbe dalla sua parte lo stretto rapporto di amicizia con l’allora capo dell’FBI.

In una lettera all’amico scrisse “Mi piacerebbe cacciare via dal nostro Paese tutti questi ratti, cominciando da Charlie Chaplin». E il numero uno del FBI rispose: «Tu dammi il materiale e io lo faccio esplodere».

Ed ecco che la Hopper raccontò dei numerosi matrimoni del regista, delle relazioni segrete e gli affari illeciti; certa che così, l’avrebbe messo in cattiva luce di fronte al vasto pubblico che l’aveva tanto apprezzato.

Fu un attacco spietato quello della giornalista, che diede addirittura vita ad una campagna stampa in cui contestò la legittimità dei documenti che permettevano a Chaplin di vivere e lavorare negli States; ma soprattutto portò alla ribalta una presunta figlia non riconosciuta nata da una relazione tra Charlie e l’attrice Joan Berry.
Nonostante il test del DNA dimostrò che egli non era il padre della bambina, venne comunque condannato a pagare un mantenimento.

Non si può dire che la terribile Hedda Hopper sia stata o meno responsabile dell’allontanamento di Chaplin dagli Stati Uniti. L’FBI, da allora, continuò a seguire ogni suo passo, tanto che su di lui esisteva un dossier di 2063 pagine.
Si sa soltanto che nel 1952, il regista lasciò l’America per recarsi a Londra, alla prima di “Luci della ribalta” e, tornato oltreoceano, non gli venne permesso di rientrare.

Nonostante le tante vicissitudini che gli procurò, c’è da dire che la Hopper fallì nel suo intento! Non riuscì a distruggergli la carriera.

Charlie Chaplin tornerà infatti negli States un'unica e ultima volta, nel 1972, per ritirare l’Oscar alla carriera.

 

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Articolo pubblicato il 17/03/2020