Visione onirica

Versi di Giancarlo Guerreri

Visione onirica

 

 

Ancora guardo ver l’immenso cielo,

che vento rende blu, privo di nubi,

poi notte vi dischiude antico velo

 

e mostra Sirio, già l’antic’ Anubi.

Le stelle sono punti di respiro,

che cogli nel pensier: col guardo rubi.

 

Volando nella notte di vampiro,

il senso di quel languido mistero,

che leggi sulle foglie di papiro,

 

ritorna alla memoria come vero,

ricordo di una vita già vissuta.

Il giorno che vestito da guerriero,

 

cercando Verità c’andò perduta,

io vidi che un libro di saggezza,

narrando di Adamo la caduta,

 

mi regalò l’idea della Bellezza:

il dono del divin si palesava.

E non vi è stella che, mossa da brezza,

 

di notte, mentre tremula brillava,

la possa uguagliar nello splendore.

Un sogno chiaro che, d’amor amava,

 

divenne come lampo di candore,

bucando quella notte troppo fonda,

che sciolse nella Luce di bagliore.

 

E colto venni, come da grand’onda,

che nasce nel mister d’azzurro mare,

lontano da qualunque ferma sponda.

 

Gettato come foglia nel fluttuare,

d’un vento che ti gira senza posa,

io persi volontà pur di pensare,

 

e vidi la mia mente che riposa.

Io colsi d’Universo pur’essenza,

la colsi come fior di dolce sposa,

 

la notte che Amor chiede presenza.

Il sonno della Mente lascia spazio,

lo Spirto ti allaga la coscienza,

 

facendoti sentir del tutto sazio,

ebbro di quell’ ardor che non si cheta,

intriso di color, come topazio.

 

Respiro il profumo che m’allieta,

profumo di quel Dio che mi confonde,

provando quel sentir, che solo asceta

 

mirando il ciel, nell’Uno vi si fonde.

 

 

 

Bergeggi 29/03/2020

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 29/03/2020