Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce

Claudio Ozella recensisce il libro di Luca Del Pozzo

Nel 1989 cade il Muro di Berlino e scompare Augusto Del Noce. Comincia così il saggio del giornalista Luca Del Pozzo, «Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce», pubblicato dalla casa editrice Pagine, che mette in luce l’attualità di uno dei più noti filosofi italiani della seconda metà del secolo scorso, tramite un’analisi rigorosa e documentata delle sue opere.

Una coincidenza non casuale perché, se la caduta dei regimi comunisti dell’Est europeo per molti fu un evento imprevisto e imprevedibile, non lo fu per Del Noce.

Il filosofo, infatti, aveva previsto lucidamente e in quasi completa controtendenza con la vulgata dell’epoca, il ‘suicidio’ di quella rivoluzione quando nei Paesi dell’Est il comunismo appariva ancora pieno di forza.

Il fallimento del socialismo reale fu poi la prova della validità dell’opzione a favore della democrazia. Il libro di Del Pozzo ripercorre i caratteri generali del pensiero di Del Noce, dall’esistenzialismo religioso alla sua «Metafisica civile», spiegando anche la difficoltà del suo studio e della sua ricezione.

Spiega Del Pozzo: «Di certo Del Noce non fu sistematico, ma è altrettanto vero che la sua riflessione si cristallizzò ad alcuni temi fondamentali che, presi nel loro insieme, danno la misura di un percorso unitario, dalle origini fino alla sua scomparsa, che anche se travagliato è stato senza dubbio coerente e rigoroso. In realtà la difficoltà principale che avverte chiunque voglia confrontarsi con un pensiero solo in apparenza disarticolato nasce dal particolare ‘metodo’ filosofico adottato dal filosofo torinese, tale da farne, per sua stessa ammissione, un ‘filosofo attraverso la storia’».

Del Noce, in sintonia con Papa Giovanni Paolo II, riteneva - ed è questa la sua attualità - che stesse comparendo sul palcoscenico della Storia un nemico più pericoloso: la società post-moderna, totalmente secolarizzata, nichilista e levatrice di un totalitarismo seducente perché mascherato dietro il volto della democrazia.

Ne deriva quella che il filosofo definisce la «società opulenta», dove l’uomo, che si crede onnipotente, si allontana dalle religioni e finisce per abbracciare una deriva pericolosa. Il rischio per Del Noce, come conseguenza della cosiddetta «fine delle ideologie», è la nascita di un nuovo totalitarismo, incarnato dalla società tecnocratica, contraddistinta da un potere puramente consumistico che annulla le persone riducendole a strumenti di cui servirsi, privandole di ogni principio ideale e nascondendosi dietro la forma della democrazia ma, in realtà, svuotandola dei suoi contenuti.

Il filosofo, però, vede l’alternativa nel recupero del pensiero cattolico che dovrebbe incarnarsi in una democrazia liberale cattolica intesa nei termini di una nuova civiltà cristiana fondata su tre pilastri: il rispetto della persona, il metodo della persuasione e il rifiuto della violenza. Solo la democrazia può favorire lo sviluppo di un vero pluralismo e di un autentico liberalismo, in cui l’autorità interviene solo per impedire la persecuzione delle idee.

Claudio Ozella

 

Fonte: La Voce e Il Tempo, anno 75, n. 13 – Domenica 29 marzo 2020.

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Articolo pubblicato il 04/04/2020