Torino - Dentro e dietro l'uovo di Pasqua

Massimo Centini per Civico20News

A Pasqua le uova benedette avevano la virtù di santificare il corpo e dovevano essere il primo cibo grasso e carneo ingerito dopo  l’astinenza quaresimale. Ancora oggi, in alcune località delle Alpi orientali, nel giorno di Pasqua è d’uso bere a digiuno mezzo bicchiere d’acqua santa, immediatamente dopo si devono mangiare due uova sode, una focaccia innaffiata con del vino bianco.

 

L’uso di regalare le uova ha radici antichissime: pare che già tra gli Egizi fosse diffusa questa tradizione, considerata un augurio d’immortalità; i Celti sfruttarono ampiamente le opportunità simboliche dell’uovo, che furono riprese nella tradizione medievale e quindi ricaddero con il loro valore simbolico nella cultura alchemica.

 

Anche l’archeologia offre delle importanti informazioni sull’argomento: per esempio sono state rinvenute uova di struzzo nelle necropoli di Cartagine, Egitto, Etruria, Israele.

Secondo i cinesi, dall’uovo nacque il primo uomo: in esso, quindi, ancora una volta è racchiuso il mistero della genesi, il suo involucro diventa il contenitore del “tutto”; forse proprio seguendo questo modello interpretativo, l’uovo in alchimia è diventato recipiente simbolico in grado di contenere la materia e il pensiero.

 

Presente anche nella cena rituale (seder) della Pasqua ebraica, l’uovo ricordava i sacrifici offerti in quei giorni nel tempio di Gerusalemme; non veniva mai diviso tra i commensali, poiché considerato simbolo di unione: la sua rottura diventava una sorta di disgregazione dell’insieme, della vita.

La diffusione della consuetudine di donare delle uova è un fenomeno molto diffuso e mantenutosi saldo, anche in epoca cristiana, in particolare nell’Europa dell’Est.

 

Nei paesi ortodossi, a differenza di quanto vista finora, le uova sono collegate alle usanze funerarie: in Russia, le uova erano poste sopra la bara o sulla tomba al momento della sepoltura e deposte vicino alle lapidi; in alcune occasioni erano di legno, quindi potevano essere lasciate in quel luogo per un anno intero. Questo collegamento con la tradizione funeraria conferma la connessione con il tema della rinascita diffusamente riconosciuto all’uovo.

 

Nell’uovo è evidente la presenza dell’occultamento, dell’essere celato, della figura nascosta che prenderà vita solo quando l’involucro, la sua maschera anonima, sarà infranta e quindi contenuto e contenente  saranno una sola cosa. L’uovo è così una sorta di elemento di congiunzione (in alchimia l’uovo è anche quel canale di vetro che conduce all’athanor, il forno) tra due contesti diversi, posti su piani che possono anche essere tra loro in opposizione.

 

Un esempio sul notevole ruolo simbolico svolto dall’uovo/zero, è costituito dalla bellissima tavola di Piero della Francesca “La Madonna e i Santi” in cui tutta la ricerca dell’equilibrio rinascimentale si concretizza nell’uovo che, attraverso l’esaltazione prospettica prodotta dalla luce, diventa il protagonista della composizione. Il pittore è riuscito a dare forma a tutto un messaggio interiore che simbolicamente trova una propria inestinguibile origine nell’uovo: quasi una citazione della valenza di quel simbolo così simile allo zero e, come quel numero, ricco di mistero.

 

Secondo una leggenda cristiana, fu Maria Maddalena a inaugurare la consuetudine di donare uova come augurio di buon auspicio; più certa è l'abitudine dei contadini romani di interrare uova dipinte in rosso nei loro campi, al fine di propiziarsi il raccolto.

Le uova dipinte o decorate, scambiate o donate, sono così diventate un modo per augurare benessere e prosperità, oltre che un concreto tentativo di confermarne l’amicizia. Conservate, queste uova avevano il potere di proteggere le case dai fulmini, dai topi, dai bruchi, dalle streghe e dall’incendio. In Francia e in Germania erano invece indicate come un ottimo rimedio contro coliche, febbri ed ernie; inoltre, se il guscio veniva triturato con semi di grano e gettato nei campi, garantiva un buon raccolto.

 

Parallelamente alla tradizione popolare, gli atteggiamenti “colti” hanno attribuito all’uovo altre connotazioni. Così è arrivata la “sorpresa”: sembra che l’origine di questa consuetudine risalga al XVI secolo, quando a Francesco I di Francia fu donata la tela di un artista dentro un grande uovo. La sorpresa, in modo chiaro e senza la mediazione di tante riletture simboliche, ha cercato di riportare l’uovo sul piano materiale: quello da cui era partito. Ma oggi, con le uova pasquali con sorpresa predisposta per bambine o bambini, tutta l’alchimia atavica dell’uovo è andata a … farsi friggere.

 

Massimo Centini

 

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Articolo pubblicato il 09/04/2020