Stradario torinese: via Michele Schina

Nato a Carignano, partecipa alla campagna di Russia con Napoleone per poi divenire docente di chirurgia nell'Università di Torino, dove è ricordato da un busto nella “Galleria dei dotti”

Siamo a Torino, in Borgo San Donato – metaforicamente beninteso perché noi la quarantena la rispettiamo! - per parlare dei medici piemontesi illustri titolari di una via di questo bellissimo quartiere.

Iniziamo con Michele Schina, nato a Carignano (Torino) nel 1791 e morto a Torino nel 1848.

Da giovane è un seguace di Napoleone, poco più che ventenne rimane ferito nella campagna di Russia del 1812. Malgrado questi trascorsi, nel Regno Sardo ai tempi della Restaurazione, Schina è un insigne esponente delle Facoltà di Medicina e di Chirurgia, al tempo ancora separate, perché riordinate secondo i principi precedenti al periodo napoleonico.

Dopo i moti del 1831, quando le due Facoltà dell’Università di Torino vengono riordinate, Schina è nominato professore di Istituzioni chirurgiche.

Il Nostro è anche cofondatore della Società Medico-chirurgica di Torino, poi Accademia di Medicina, nel 1846, quando il Re Carlo Alberto la autorizza malgrado le considerazioni del Ministro di Polizia preoccupato dal fatto che molti medici, in passato, hanno dimostrato pericolose tendenze rivoluzionarie.

È notevole l’importanza scientifica e divulgativa di questa nuova Accademia che favorisce le discussioni interdisciplinari su teorie e concetti innovativi e del passato, malgrado le pesanti restrizioni che le sono inizialmente imposte.

Schina è socio della Regia Accademia di Medicina di Parigi, Ginevra, Livorno, Bologna, Napoli.

Dopo la sua morte, avvenuta a Torino nel 1848, l’anno seguente viene posto un busto a lui dedicato nella galleria superiore del palazzo dell’Università di Torino, la “Galleria dei dotti”, in via Po n. 17.

Deve attendere invece più a lungo per ottenere l’intitolazione di una via.

Al Consiglio Comunale di Torino, mentre si decide l’intitolazione di nuove vie cittadine, il consigliere Giacinto Pacchiotti (1820 - 1893), professore di chirurgia e senatore del Regno d’Italia, lamenta che Schina non sia ricordato da una via. Il Sindaco Sambuy promette che si terrà conto di questa indicazione ed effettivamente la proposta di questa intitolazione viene inoltrata al Consiglio comunale per la debita autorizzazione, come ci informa la «Gazzetta Piemontese» del 4 febbraio 1884.

La via Michele Schina non ha andamento rettilineo. Il primo tratto dal corso Francia raggiunge via Talucchi. Da qui forma un leggero angolo verso destra e attraversa la via Cibrario per terminare in via Le Chiuse.

In corrispondenza di via Talucchi e della via Amedeo Peyron si forma uno slargo triangolare dominato dalla facciata di un caseggiato in stile liberty che ha anche un lato sulla via Schina, oggi chiamato “Casa Cooperativa”. È ricordato da molti testi e siti dedicati al liberty torinese ma ci piace sottolineare come questo edificio, realizzato nel 1909 su progetto di Giovanni Gribodo, sia presentato nel volume “Torino. Sue istituzioni igieniche, sanitarie, filantropiche e sociali” (Torino, 1911) con queste parole: «E finalmente, a tacere d'altre, menzioneremo l'Edilizia Piemontese, Società Cooperativa per abitazioni civili, il cui scopo è provvedere all'acquisto di immobili ed alla costruzione di piccole case e di grandi edifici, costrutti secondo tutte le regole dell'ingegneria sanitaria, sia per concederli in affitto, sia per cederne ai soci la proprietà degli alloggi».

Il volume riporta anche l’immagine dell’edificio appena costruito con la relativa pianta.

Abbiamo dimenticato di dire che la via Michele Schina è allineata con le vie Ascanio Sobrero e Livorno, quest’ultima che porta nella zona oggi definita “Basso San Donato” dove in passato sorgevano enormi stabilimenti come la Michelin e le Ferriere FIAT , oggi praticamente scomparsi. Orbene, in un passato prossimo, qualcuno aveva pensato di collegare la via Schina con la via Ascanio Sobrero, in modo da creare una via di scorrimento e di collegamento veloce per camion e automezzi con queste e altre industrie. A questo scopo si doveva abbattere parte dell’Opera di Santa Zita fondata dal Beato Francesco Faà di Bruno, che separa la via Schina da via Sobrero. Per fortuna, o meglio per intervento del Beato, questo progetto non ha avuto seguito.

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Articolo pubblicato il 08/04/2020