Torino - Morire per l’Europa

Breve istoria non proprio romantica dell’UE

Tanti anni fa, alla vigilia della seconda guerra mondiale, un’aforisma aleggiava sull’Europa ed affermava “morire per Danzica”. Voleva dire che non era il caso di darsi da fare, e meno che mai, affrontare una guerra, per impedire a Hitler di annettere alla Germania la città polacca di Gdansk ed il suo territorio.

Ora la storia, sia pure con qualche sfumatura, si ripete ed il mantra che oggi percorre la penisola, è “morire per l’Europa”.

Era a prima vista una grande idea: un progetto che era stato prima sognato e poi elaborato da un gruppo di detenuti guidato nelle carceri di Ventotene da Altiero Spinelli.

Una visione onirica che aveva illuso buona parte dei governanti del vecchio continente, perché prefigurava una specie di Shan gri là, una terra felice difesa da alte catene di montagna con picchi invalicabili. All’ interno di quella valle vivevano felici, solidali ed in fratellanza tra loro i popoli che fino ad allora si erano combattuti.

Un’utopia, quella che prefigurava “gli Stati Uniti d’Europa” capaci di confrontarsi ed anche di prevalere sulle altre nazioni del mondo, che aveva sedotto ai suoi tempi una gran parte dei nostri connazionali. Gli euroentusiasti più accaniti parlavano del 70 per cento.

Venne l’epoca dei contratti che riunivano in varie città del continente europeo, come Shenghen Maastricht ecc., tecnici e ed esperti, intenti a fissare le regole che dovevano segnare la costituzione del nuovo meraviglioso organismo. Lo credevano tale anche i governanti ed i tecnici incaricati dall’Italia di porre le premesse di quella istituzione che avrebbe assicurato la pace tra le nazioni per un tempo infinito.

Purtroppo le delegazioni italiane erano composte da individui poco intelligenti e per nulla preparati. Erano tali il Prodi ed il Ciampi, che promettevano che, con una moneta europea, il cittadino italiano avrebbe lavorato un giorno in meno ogni mese, ma guadagnato come se avesse lavorato un giorno in più. Con tali garanzie gli italiani furono convinti, da quello strano individuo che ancor oggi scrive scempiaggini sul Corriere, ossia il Prodi, a sostituire la nostra lira con l’euro, una moneta che equivaleva al marco.

Ma i guru italici che trattavano con gli altri politicanti europei non se ne accorsero e fecero addirittura pagare una tassa di entrata all’euro agli italiani. 

Una tassa per avere l’euro, rifiutato già allora da paesi come la Svezia, la gran Bretagna la Polonia ed altri.

In seguito gli italiani cominciarono a conoscere uno per uno i loro comandanti in capo, chiamati per pudore commissari.

Non erano eletti da nessuno, non erano scelti né votati ma soltanto nominati. Anche se bevevano come spugne, e dovevano essere sorretti quando camminavano nei corridoi di Bruxelles, andavano ascoltati e riveriti, perchè erano pur sempre i rappresentanti dell’Europa ed esigevano, secondo la sinistra italiana, obbedienza.

Imponevano il massimo rigore economico possibile e potevano addirittura dare compiti a casa che uomini o donne poco intelligenti, come il Monti, detto il bocconiano, od ottuse come qualche professoressa universitaria tipo la Fornero, dovevano essere pronti a fare entro un determinato termine.

Monti fu cacciato, ma subentrarono a lui, e furono insediati al governo da Giorgio Napolitano, altri evanescenti personaggi, sempre di sinistra, come l’ectoplasma Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte, che continuarono ad imporre la linea di rigore dettata dall’Europa.

Non si fecero alcun scrupolo di obbedire, anche se raccontavano di battere i pugni sui tavoli di Bruxelles e continuarono a tagliare miliardi  che dovevano essere destinati alla sanità (ben 37) alla economia, alla viabilità ed alle scuole.

“Ce lo chiede l’Europa” era la rituale risposta che davano a chi non concordava con loro. Se non si adeguavano venivano insultati con termini come razzisti, eurofobi, nazionalisti, xenofobi ed anche fascisti.

La miseria cominciò a prendere piede nelle periferie, coinvolgendo un numero sempre crescente di italiani e la fiducia nell’ente UE si ridusse a poco a poco.

Occorreva serrare le file e combattere con il massimo vigore chi era contro l’Unione Europea o voleva anche solo un’Europa diversa.

La truppe degli eurofanatici furono convocate al Colle da un presidente delle repubblica italiana che non nascondeva sotto la bianca capigliatura il grande affetto che nutriva per l’ente europeo, e che da sempre prevaleva su quello per l’Italia.

Fu disdegnato ogni ricorso alle elezioni, perché  lassù si temeva un governo che non fosse ubbidiente e solidale con gli euroburocrati, e si diede via libera ad una coalizione che affastellava  postcomunisti e grillini. Nessuna attenzione è stata dedicata alla qualità dei ministri. Contavano solo la loro appartenenza all’ideale europeo ed il giuramento di sottomissione ai padroni del nord Europa.

I grillini furono convinti a votare per una tedesca succube della Merkel ed i democratici, eredi del PCI, inserirono tra gli euroburocrati i compagni più obbedienti ai diktat di Bruxelles.

La soddisfazione del presidente Mattarella durò solo fino a quando l’Europa non si dimostrò per quello che era: un’accozzaglia di stati che si mobilitavano solo per privilegiare i loro interessi, senza il minimo riguardo per chi aveva bisogno del loro aiuto.

La fiducia degli italiani nella UE, anche di quelli più stupidi e creduloni, crollò di colpo e si assestò ai livelli più bassi di sempre, tanto che Il capo dello stato si convinse ad elevare qualche timida protesta.

Occorreva poi reagire, e nonostante tutto, costituire un fronte comune di resistenza contro i nemici dell’europa, come era avvenuto nel dopoguerra.

Si è così costituito intorno al governo, uno zoccolo duro rappresentato da tutti coloro che vedevano nella permanenza dell’UE, anche una salvaguardia di conservazione delle poltrone e dei privilegi che erano stati attribuiti solo dal capo dello stato, senza nessuna legittimazione da parte dei cittadini.

E’ nata la REPUBBLICA SOCIALE DEMOGRILLINA (RSD), i cui fondatori, di provata fede comunista o reggenti la coda di un ciarlatano genovese, si sono stretti in un FRONTE comune.

FRONTE o zoccolo duro filoeuropeo che vede in prima fila i partiti di governo ed i quotidiani che li affiancano, come ad esempio La Stampa  e la Repubblica. Si tratta di giornali che sono nelle mani di  multinazionali, che godono di privilegi e di grandi esenzioni fiscali in nazioni come l’OLANDA ed il LUSSEMBURGO, e che hanno pertanto l’obbiettivo di proteggerle in barba a quella solidarietà tra stati, sognata da quel povero visionario dell’Altiero Spinelli

Il FRONTE ha mandato in prima linea dei  militanti che ora hanno preso il nome di FRONTAGNI.

Tra i FRONTAGNI più agguerriti si distinguono nella difesa di un’UE che loro considerano ancor oggi alla stregua della dea Kalì, gli eroici combattenti Gad Lerner, Formigli, Caprarica, Michele Serra, e, non poteva mancare, il gomorroide Saviano.

Tutti disposti a MORIRE PER L’ EUROPA,  ma oggi al servizio e con i soldi degli elkanidi.   

 

         

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Articolo pubblicato il 13/04/2020