La Deriva dei Continenti

La straordinaria scoperta di Alfred Wegener

Il 1° Novembre 1880 nasceva a Berlino un uomo che ebbe una straordinaria visione: il geologo Alfred Lothar Wegener.

Credo che molti di noi, fin da bambini, mentre maneggiavano un variopinto mappamondo, si accorsero che taluni continenti avrebbero potuto, se opportunamente spostati, combaciare grossolanamente tra loro.

In realtà questa curiosa osservazione, ovvero il fatto che i continenti si siano spostati, allontanandosi o avvicinandosi gli uni agli altri risulta essere piuttosto antica. Il cartografo olandese Ortelius, nel 1590, ipotizzò che i continenti si fossero mossi, staccandosi gli uni dagli altri a causa di terremoti o inondazioni.

Successivamente Benjamin Franklin e il naturalista Alexander von Humboldt, condivisero questa osservazione che prevedeva dei grandi margini di debolezza, riferiti alle cause di tali spostamenti.

Solo nel XIX secolo con i grandi viaggi di preparati naturalisti si iniziò a trovare delle conferme scientifiche alle precedenti semplici osservazioni.

Una prova molto convincente venne dalla Paleontologia, quando lo studio dei fossili del Nord America e dell’Europa dimostrò delle evidenti presenze di specie identiche.

Gli studi proseguirono per verificare le cause di tali spostamenti.

Nel 1910 il geologo Frank Taylor di nazionalità statunitense, propose una teoria che prevedeva lo scorrimento della crosta terrestre dalle alte latitudini a quelle più basse dell’emisfero settentrionale.

Taylor pensava che fossero le forze di marea verificatosi quando la Luna venne catturata dalla Terra. Ipotesi ingenue e sicuramente prive di credibilità che ebbero, tuttavia, il merito di ispirare a Wegener i movimenti della crosta terrestre.

Un altro curioso dilettante di Scienze fu il violinista parmigiano Roberto Mantovani, che ipotizzò come causa della deriva dei continenti la dilatazione del Pianeta Terra. Una bizzarra teoria che ricorda vagamente quella della espansione dell’Universo ipotizzata dall’esplosione del Big Bang.

Tale ipotesi avrebbe potuto spiegare l’allontanamento ma non l’avvicinamento delle aree continentali in movimento. Il violinista fu rapidamente dimenticato.

Alfred Wegener

Alfred Wegener raccolse minuziosamente tutti i dati disponibili, analizzando i resoconti di altri Geologi, Botanici, Zoologi e Geografi di ogni continente, fino a ricostruire una precisa serie di movimenti che avrebbero causato la frantumazione di un unico grande continente iniziale, la Pangea, in frammenti di minore grandezza.

La sua analisi prevedeva anche una ipotesi di datazione che fosse compatibile con la vita presente nelle "isole" che si stavano spostando lungo la crosta terrestre.

Il 6 gennaio 1912 presso la Società Geologica di Francoforte sul Meno, Wegener esordì descrivendo la propria teoria con un intervento intitolato: La formazione dei continenti e degli oceani in base alla geofisica.

Alcuni giorni dopo, a Marburgo presentò un altro intervento: Gli spostamenti orizzontali dei continenti. Nel 1915 pubblicò i propri studi in un saggio intitolato: La formazione dei continenti e degli oceani.

In sintesi Wegener sostenne che circa 200 milioni di anni fa, in epoca Paleozoica e Triassica, le terre emerse formassero un supercontinente, che come si è detto, prendeva il nome di Pangea. Il resto del Pianeta era occupato dall’acqua, ovvero da un supercontinente liquido, detto Panthalassa.

Pangea aveva subito una prima grande frattura che aveva separato l'Europa, l'Asia e il Nord America, che nell'insieme formavano la Laurasia, dal Sud America, dall' Africa e dall' Oceania, che appartenevano al continente di Gondwana.

Le prove paleontologiche evidenziarono che in Africa e in America Meridionale, le coste che presumibilmente erano state unite in passato, presentavano gli stessi organismi fossili, sia vegetali che animali.

Ad esempio la felce Glossopteris (che vediamo nella fotografia), presente su entrambi i continenti non avrebbe potuto sicuramente attraversare l’oceano atlantico.

Interpretando le più moderne teorie del suo tempo, Wegener spiegava questi movimenti di “deriva” ipotizzando che delle enormi zolle di Si-Al, ovvero crosta formata di Silicio e Alluminio galleggiassero su una superficie solida ma più malleabile di Si-Ma, Silicio e Magnesio.

Questa immagine sicuramente suggestiva rispondeva a delle evidenze scientifiche inoppugnabili, esattamente come la Selezione Naturale darwiniana poteva spiegare l’Evoluzione delle Specie.

Tuttavia, come mancarono a Darwin le prove biologiche, che sarebbero state fornite in seguito dalla Genetica molecolare e dalla scoperta del DNA, a Wegener mancarono le moderne scoperte della Tettonica a Zolle.

Dovremo attendere la metà degli anni ‘900 per scoprire, grazie alle indagini oceanografiche, che sotto gli oceani sono presenti delle lunghe dorsali molto attive da un punto di vista sismico e magmatico.

Da tali dorsali fuoriescono quantità di rocce fuse che rapidamente si solidificano e che spingono di lato i continenti vicini. Altre zone, dette di subduzione inghiottono le zolle creando corrugamenti che daranno origine alle montagne delle dorsali.

In altre parole da una parte abbiamo delle aree come l’oceano Atlantico che si dilatano, facendo allontanare l’Africa dall’America del Nord di circa un centimetro all’anno, in altre zone, come nel caso dell’India che si è scontrata con l’Asia, si creeranno delle nuove catene montuose, in quel caso la Catena dell’ Himalaya.

La velocità di scorrimento delle zolle dipende da molti fattori geologici, chimici e fisici, e può arrivare fino a 4 centimetri al giorno.

Wegener aveva intuito in modo corretto il movimento generale di continenti che si allontanano o che vanno a scontrarsi. Mancavano evidenze scientifiche come quelle derivate dagli studi oceanografici, o le prove magnetiche che dimostrano che sui due lati opposti delle dorsali oceaniche le rocce del fondale hanno, a parità di distanza dalla dorsale, la stessa polarità magnetica. Dal momento che l’asse terrestre si sposta, nelle zone più lontane, sempre a cavallo della dorsale, troveremo polarità sempre simili.

La Scienza evolve costantemente grazie alle nuove tecnologie e alla precisione di misure attente e incontrovertibili, tuttavia dovremo sempre tenere presente che a monte di una teoria, di una scoperta scientifica o anche di una semplice idea vi sia la nostra immaginazione,:il più bel dono posseduto dalla nostra mente.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 26/04/2020