Italia, abbiamo un problema!

Lo Spazio tornerà probabilmente a essere terreno di lotta fra due blocchi contrapposti: l'Occidente e la Cina. In questa partita, l'Italia rischia di diventare la pedina più vulnerabile.

Si è ricordato pochi giorni or sono lo straordinario viaggio dell'Apollo 13, la missione lunare caparbiamente rientrata a Terra dopo un guasto durante la navigazione. Era la metà di Luglio del 1970, appena un anno dopo lo storico allunaggio di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, quando la Guerra Fredda fra U.S.A. e U.R.S.S. divideva il mondo in due blocchi contrapposti. Lo Spazio, ultima frontiera dell'industria bellica, era divenuto terreno di rivalità e contesa fra le due superpotenze, le quali si sfidavano a colpi di tecnologia e primati in orbita.

Oggi la Guerra Fredda tal quale abbiamo imparato a studiarla sui libri di Storia non esiste più: sono cambiati i contendenti e gli scenari internazionali a contorno. Sono mutate le armi e le modalità con cui rintuzzare le reciproche economie. Così la globalizzazione, che cinquant'anni fa galoppava inarrestabile, oggi pare pandemicamente giunta al capolinea della sua folle corsa. Sono la Cina e l'Occidente a sfidarsi ora, due giganti diversi, l'una nei numeri l'altra nei contenuti: dove la prima prova monoliticamente a cannibalizzare il secondo, muovendosi come un corpo unico contro un avversario che - seppur qualitativamente superiore - marcia (o meglio, zoppica) alla stregua di compagini l'un avverso l'altra armate.

L'esplorazione dell'Universo rischia di essere l'unico tratto comune fra queste due epoche. Sobillato prima dai progressi delle fabbriche di armamenti, nell'immediato futuro potrà forse attingere dall'evoluzione tecnologica nel comparto delle Telecomunicazioni (filiera potenzialmente non meno dannosa e invasiva delle bombe, per via della capacità di permeare le nostre vite attraverso il controllo dei cosiddetti big data). A latere dei fini nobili perseguiti dalla Scienza, rimane dunque il pericolo degli effetti collaterali. Spetta a uno Stato serio e lungimirante preservare i settori strategici - fra i quali l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza - per evitare che essi finiscano preda del Dragone famelico. La Cina non è un buon samaritano, nè i suoi interessi per l'Italia possono oggettivamente dirsi disinteressati, come vorrebbe farci credere qualche grillino disilluso.

Meglio scendere dalle stelle e tornare coi piedi ben piantati al suolo. Per favore, che qualcuno lo spieghi a Di Battista.

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Articolo pubblicato il 28/04/2020