Niente scuse: né le scappatelle extraconiugali né le rimpatriate coi compagni-di-gioco dell’infanzia rientrano, per decreto, fra gli “affetti stabili”… (Parola di CiNico Venti)
Noi fummo. In fumo. E ceneri. Dopo le idi di marzo, ecco – alla Calenda greca – il decretino pratile d’aprile, arrivato nelle (poco) radiose giornate di maggio, di dannunziana rimembranza o, peggio, pestifera memoria manzoniana, a spegnere gli eccessivi focolai o barlumi di velleitaria speranza: la grida che il bovino popolino italiota, segregato ai domiciliari da due mesi, aspettava con trepidazione ripropone la solita ricetta paternalistica del bastone e della carota (o garrota?), con “graduale apertura” e “nessun liberi-tutti”, uscite consentite esclusivamente con la giustifica, come alla scuola elementare (che invece seguita ad essere serrata e sarà rimandata a settembre).
Montecitorio ha partorito un topolino; anzi no, è l’adiacente Palazzo Chigi, cioè l'ineffabile premier o mini-ayatollah Kontini col suo pantagruelico entourage di ampollosi espertoni mediatici (o medianici), che ha sgravato ’sto sorcino. L’Aula “sorda e grigia” del Parlamento, “bivacco di manipoli” – secondo il famigerato discorso del Mascellone –, manco ratifica; non può che obbedire (né credere né combattere…).
Sono le “regole dell’amicizia” in tempi di emergenza coronocratica. Tra le accettabili ragioni di spostamento figurano quelle per recarsi – mantenendo il distanziamento interpersonale “asociale” – da parenti entro il sesto grado (forse per citare i six degree dell’omonimo film e serie tivù o, alquanto sinistramente, evocare i livelli di “ascendenza razziale” che, in base alle naziste Leggi di Norimberga del 1935, servivano a distinguere l’ipotetico “ariano puro” dai Mischling, Geltungsjuden e Juden) o da congiunti, ossia “affetti stabili” (sic): insomma, con buona pace della philia platonica, un lontano cugino, che non sapresti riconoscere faccia-a-faccia, vale più del fidato compagno-di-classe, che ti fu testimone di nozze e ha tenuto a battesimo i tuoi bambini… Quindi niente scuse: le chiacchierate coi sodali d’infanzia o le scappatelle extramatrimoniali* restano assolutamente bandite!
In sintesi, lavoro e famiglia (Domineddio non ancora, magari verso giugno inoltrato, quando – a Colao piacendo – riprenderanno le messe). Quasi schiavi. Con la Gestapo a sorvegliare e controllare. Belpaese etico orwelliano. Vabbè.
Eppur si muove: indubbiamente il traffico (nonché il relativo inquinamento, ivi compresa l’incognita dello smaltimento di miliardi di mascherine chirurgiche e filtranti, non riciclabili, preconizzabile disastro ambientale d’un futuro molto vicino) è già tornato a ingombrare le strade urbane, senza il temuto caos, però. Adesso al cittadino della Penisoletta dello Stivaletto, che palesemente non merita la medesima stima istituzionale rispetto ai suoi omologhi di Germania, Francia o Spagna (che ce magna), mentre rischia la ban/carot/ta con troica da Defunt-e-Mes, non rimane che piagnucolare in attesa delle prossime generose concessioni governative di “progressivo sblocco” della quarantena obbligatoria, con eventuali varianti regionali, vincolate alla fantomatica app immunodepressiva di pedinamento e segnalazione, sempre che la curva epidemica del covid continui a scendere (è il diktat dell’erre-con-zero). Se no, si richiude subito.
Scarcerazione a data da destinarsi, dunque. Fine-pena mai?
Sulla deserta coltrice accanto a lui posò.
Silente tenebra.
Parol(acci)a di
CiNico Venti
(civettuolo barbagianni non allocco
latore di pessime nuove)
(*) Chiedete al fedifrago dottor Neil Ferguson, consigliere dello staff medico di Boris Johnson!...