Renato Priulla - Cena al Cambio e altri racconti

Massimo Centini per Civico20News

L’umanità di Renato Priulla emerge limpida nella bella raccolta Cena al Cambio e altri racconti (Kemet, pag. 72, Euro 10,00) che, ancora una volta, ci conduce nell’universo letterario, di un narratore che nel corso degli anni ha dato ampia prova del suo valore. La dimostrazione ci giunge da una serie di altri volumi, di narrativa, ma anche di saggistica, e da alcuni riconoscimenti importanti che gli sono giunti dalle giurie di diversi premi letterari. Tutto ciò condotto parallelamente alla sua attività di medico, fondatore dell’Associazione Italiana Specialisti Angiologi.

 

Il primo racconto, un po’ il cuore del libro, ha un taglio originale, a cui ci introduce una premessa, che è quasi un incipit autobiografico, molto autobiografico, che nei raccordi tra eventi e figure riesce ad anticipare una narrazione molto dinamica, che pare accelerare, fino a formalizzare quasi visivamente, il contesto in cui si muoverà la vicenda.

Questa fase ha qualcosa di didattico: sembra quasi che l’autore intenda far presente ai suoi lettori il processo attraverso il quale è giunto ai suoi racconti.

 

Lo fa con la semplicità e la forza poetica che contraddistinguono da sempre i suoi scritti. In tal senso ricordiamo un’altra delle sue realizzazioni, Le bretelle di Coppi: anche in questo caso una bella prova della vivace fantasia, ma anche dell’acuto spirito di osservazione dell’autore.

 

Nelle vicende, nei dialoghi, forse anche nei personaggi, ci sono aspetti che, per chi conosce Priulla, provengono dalla sua esistenza reale: la passione per il mare, per la lettura, per gli animali, in particolare per i Beagle e tanto altro ancora. Ma poi la vicenda prende un’altra direzione – che naturalmente non vi sveliamo – smarcandosi dall’apparenza delle cose, per virare in direzione di un piano metafisico. Su tutto domina un manto di neve che avvolge una Torino a tratti inquietante, che lascia trasparire echi di morte.

 

Insegue invece volute e meandri di giocosa liricità Una passeggiata nella Torino liberty, che, come si evince dal titolo, propone, tra mascheroni e cariatidi, un ludico e coinvolgente itinerario attraverso i simboli.

 

Non poteva mancare Melania, dedicato alla cagnetta dell’autore e bastano pochi frammenti del suo scritto per dirci molte più cose di quanto saprebbe dire un modesto recensore:

 

“Ho pregato il Signore. L’ho pregato molto intensamente, fino alle lacrime. L’ho pregato: quando un giorno, il più lontano, deciderà di chiamare a sé Melania, di chiamare insieme anche me. Come potrei lasciarla andare tutta sola? E cosa farei qui da solo? Ci avvieremo insieme, vicini, fianco a fianco, come al solito”.

 

Il libro si chiude con un paio di capitoli dedicati alla relazione tra la medicina, la spiritualità e la devozione. Fa da chiosa L’editore: una bella testimonianza che, come già è successo per la premessa, si offre al lettore come un’occasione per conoscere alcuni luoghi comuni sull’editoria, ma anche il modo per andare oltre quelle apparenze.

 

Massimo Centini

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 13/05/2020