Stradario torinese: via Augusto Nomis di Cossilla

Ultimo sindaco di Torino capitale del regno sardo, nel 1849 ha rischiato di essere ucciso da un garibaldino

Torniamo a Mirafiori Nord per parlare di Augusto Nomis di Cossilla, sindaco di Torino dal 1° febbraio 1860 fino al 26 dicembre 1861, personaggio del quale possiamo narrare la vita grazie alla documentata biografia pubblicata da Andrea Merlotti nel “Dizionario Biografico degli Italiani” (2013).

Nasce a San Benigno Canavese, il 2 ottobre 1815, primogenito del conte Luigi Nomis di Cossila e di Marianna Galleani Napione di Cocconato.

Si laurea in legge all’Università di Torino nel 1838, decide di impegnarsi al servizio dello Stato e intraprende la carriera di intendente (oggi carriera prefettizia). Inizia così una lunga serie di destinazioni nelle intendenze periferiche. Dall’aprile 1839 è a Novara, come volontario, e vi trascorre un anno. Nel luglio 1840 è a Mortara, in Lomellina, oggi in provincia di Pavia ma al tempo compresa nel regno sardo. Sul finire del 1842 è trasferito ad Annecy, in Alta Savoia, e, nel 1844 è richiamato a Torino, dove rimane fino al 1846, quando è inviato a Chiavari, e di qui, alla fine del 1847, a Genova.

Nel 1849, avviene un momento della sua carriera che i biografi preferiscono tenere in ombra e riferiscono in termini generici, l’arresto a Chiavari di Giuseppe Garibaldi avvenuto tra il 5 e il 6 settembre.

Garibaldi giunge a Chiavari, a casa dei cugini Puccio, nell’attuale via Vittorio Emanuele n. 1, reduce della infelice difesa della Repubblica Romana e dopo la morte della moglie Anita. Lo accompagna un fedelissimo, Giovanni Battista Culiolo detto Capitan Leggero. L’ingombrante presenza di Garibaldi preoccupa le autorità locali, in particolare l’intendente Nomis. Dal ministro dell’interno Pier Dionigi Pinelli giunge l’ordine di arrestarlo e di favorirne la partenza per l’esilio.

Questa decisione è comunicata dal capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Basso a Garibaldi che acconsente. Come deciso, alle dieci di sera è il momento della partenza con una vettura dalla casa dei Puccio ma Culiolo punta la pistola contro Nomis. È prontamente disarmato da Annetta Puccio mentre Garibaldi impone la calma con la sua autorità. Fra l’entusiasmo della folla, Garibaldi parte per Genova da dove si imbarcherà per Tunisi. Alla Camera, il 10 settembre, questa disposizione del Governo è fortemente censurata. Pinelli tenta di difendere il provvedimento con infelici cavilli: l’arresto di Garibaldi è bollato da un ordine del giorno della Camera come lesivo dei diritti sanciti dallo Statuto e dei sentimenti patriottici nazionali.

L’episodio a Chiavari è ricordato da una targa e il pittore locale Gianluigi Coppola nel 1981 lo ha rappresentato in un quadro poi donato al locale Museo del Risorgimento. I siti dei Carabinieri elogiano il comportamento del capitano Carlo Alberto Basso, il sito LaMaddalena.info dedica largo spazio a Giovanni Battista Culiolo.

Nomis, che ha rischiato la vita, resta legato a Chiavari: sposerà una signora di questo comune dove nascerà uno dei suoi figli e dove morirà!

Nel 1850 è destinato prima a Mondovì e poi, il 6 gennaio 1853, a Genova, dove resta per due anni, e poi viene trasferito a Voghera. Cavour, che lo apprezza molto, lo invia a Cagliari nel dicembre del 1857. In Sardegna Nomis conduce una politica modernizzatrice e liberale, diretta all’esclusione della Chiesa dalla vita politica locale, molto ben vista da Cavour. Si può ritenere che questa sua attività lo faccia richiamare a Torino dove, il 1° febbraio 1860, viene nominato dal re sindaco di Torino.

Il suo mandato dura per quasi due anni, sino al 26 dicembre 1861. È Nomis che traghetta Torino da capitale del Regno Sardo a capitale del Regno d’Italia. Per questo svolge un efficiente lavoro amministrativo, in stretta collaborazione col governo.

Inizia anche la vita politica di Nomis, eletto deputato il 25 marzo 1860, per la VII legislatura in due collegi: a Broni (Pavia) e a Cagliari, dove una componente rilevante della borghesia liberale lo stima. Nomis sceglie quindi questo collegio.

Nell’ottobre 1860 Cavour vorrebbe inviarlo in Sicilia come luogotenente del re, ma questa idea non ha seguito. Alle nuove elezioni per l’VIII legislatura, nel maggio 1861, Nomis viene rieletto nel collegio di Imola. A 45 anni di età, conosce un momento di grande successo come sindaco della capitale d’Italia e deputato al Parlamento, dopo vent’anni di vita sacrificata nelle piccole intendenze provinciali. Viene accolto nei due principali circoli aristocratici della capitale, la Società del Whist (1860) e l’Accademia Filarmonica (1861).

Intanto il Nostro diviene capo famiglia, dopo la morte del padre nel 1859. Sposa, nel 1862, la contessa Carolina Marana Falconi, di antica famiglia di armatori chiavaresi che hanno conseguito il titolo nobiliare nel 700. La sposa, nata nel 1842, è di 27 anni più giovane del Nostro. Dal matrimonio nascono due figli: Luigi (Torino, 1868) e Mario (Chiavari, 1874).

Dal gennaio 1863 al marzo 1865, Nomis attraversa il momento più difficile della sua carriera dopo la nomina a prefetto nella problematica città di Palermo, nomina che lo obbliga a lasciare la Camera dei deputati. Trova l’ostilità dei politici locali nell’isola dove il generale Giuseppe Govone mette in atto la repressione militare.

Con la nomina a prefetto di Genova, il 26 marzo 1865, Nomis può ritornare nel continente e rivolgersi di nuovo alla vita politica torinese. Si candida al Consiglio comunale nel giugno 1867 ma non viene rieletto a causa della sua forzata lontananza.

Nell’ottobre di questo anno Garibaldi entra di nuovo nell’orbita di Nomis con la controversa organizzazione della spedizione garibaldina nello Stato Pontificio terminata con la sconfitta di Mentana (3 novembre 1867). Viene collocato in aspettativa il 3 ottobre 1867 e rifiuta una nuova sede prefettizia proposta da Federico Menabrea, nuovo presidente del Consiglio.

È nominato senatore del regno il 12 marzo 1868. Rientra a Torino dove partecipa alle elezioni comunali del 18 giugno 1868. Risulta eletto come pure nelle successive elezioni a giugno 1869. Il Nostro non dà prova di grande sollecitudine per la vita cittadina: partecipa soprattutto a commissioni del Senato e a consigli di amministrazione di società partecipate dallo Stato operando a Firenze e poi Roma, le capitali del Regno.

La delusione nei suoi confronti si fa sentire nel giugno 1871 quando - dopo le critiche della «Gazzetta Piemontese» - si candida invano al Consiglio comunale. Decide di allontanarsi dalla vita politica e si concentra sul lavoro di traduttore dal tedesco, già intrapreso quando si trovava a Palermo. La sua produzione non è sempre apprezzata. Muore a Chiavari il 17 ottobre 1881.

Luigi Ferraris, sindaco di Torino, al Consiglio comunale del 19 ottobre commemora Nomis «… già sindaco di Torino in tempi assai difficili». La città di Torino riceve in dono dalla famiglia la pregiata raccolta di autografi, messa assieme da Nomis a partire da un primo nucleo accumulato dal padre Luigi, formato all’incirca da 11.000 lettere.

Per concludere con un gossip su persone oggi più note, va detto che la vedova di Nomis, contessa Carolina Marana Falconi, in seconde nozze sposa nel 1882 Urbano Rattazzi junior (1845-1911), nipote dell’omonimo uomo politico risorgimentale. Dal matrimonio nasce Giacomo (1883-1973) a sua volta padre di Urbano Rattazzi (1918-2012) che nel 1945 sposa Susanna Agnelli. Il resto è storia nota.  

 

Riferimenti bibliografici

Andrea Merlotti, Augusto Nomis di Cossilla, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 78 (2013).

 

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Articolo pubblicato il 24/05/2020