L'antica Strada di Mongreno, a Torino
Mongreno (TO) - Chiesa di San Grato e canonica

Di Ezio Marinoni

Pochi giorni dopo la mia nascita, ho iniziato ad abitare in strada Mongreno, al numero 71: al secondo piano di una delle due palazzine gemelle di proprietà dell’industriale Mario Rubatto (che fu Presidente del Torino Calcio dal 1957 al 1959, prima del mitico Orfeo Pianelli), accanto ad una sua piccola fabbrica di laminati.

Dal lato opposto della strada, varcato un ponticello sul rio Mongreno, al numero 72 si accede alla scuola materna Borgnana Picco, costruita nel 1898 per conto della Federazione degli Asili Infantili Suburbani.

Strada Mongreno inizia da corso Casale e ascende alla Borgata Mongreno e alla sua chiesa.

In altri tempi la strada, affiancata dal rio omonimo, partiva dalla strada di San Mauro (attuale corso Casale) in quello che era chiamato piazzale di Barra (oggi largo Casale, un ristorante ricorda l’antico nome), dove la strada di San Mauro scavalcava il torrente per mezzo del ponte detto “di Barra”. Nella memoria popolare, si tramanda che qui si trovasse una “barra” daziaria, a delimitare la fine del territorio di Torino, prima della campagna che si allungava verso San Mauro. 

Sul lato sinistro, perpendicolare alla scuola elementare Vittorio Amedeo II, costruita nel 1932, si distacca la via Brighenti (oggi trasformata in giardino e area giochi dopo un incidente mortale che vide vittima un bambino), che conduce all’ingresso di Villa Sassi. I primi dati storici sulla villa risalgono al XVII secolo e citano già il grandioso parco, quasi immutato, con la presenza di rigogliosi vigneti giunti fino all’Ottocento. Nel 1913 viene venduta ai Reviglio della Veneria, in seguito è diventata albergo e ristorante di charme, con alterne vicende.

Ho trovato la prima descrizione del territorio in un testo di oltre duecento anni fa… Scritto dall’Arch. Giovanni L. Amedeo Grossi, “Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino e suoi contorni”, stampato a Torino nel 1790, senza indicazione dell’editore.

PONTE DI BARRA fituato lungo la ftrada di San Mauro diftante un miglio e tre quarti da Torino”.

STRADA DI MONGRENO continua da Torino lungo la ftrada di San Mauro fino dirimpetto la prebenda Andonno, offia la cafcina del Capitolo di san Gioanni, e tofto paffato il ponte di Barra pofto mezzo miglio inferiormente alla Madonna del Pilone, quindi rifvolta verfo levante a feconda del rivo Mongreno, che ritrovafi più verfo mezzogiorno del rivo Superga, e fucceffivamente paffata la vigna del signor Luogotenente Negro rifvoltando verfo levante, e notte tende alla Chiefa parrocchiale di Mongreno”.

IL CAPRIGLIO villa, e vigna di S. Ec. il signor Conte, e Commendatore D. Aleffio Melina di Capriglio fituata nella valle di Saffi, diftante mezzo miglio dalla ftrada di S. Mauro, e due da Torino vicino al rivo Superga: la fabbrica è ftata rimodernata da pochi anni, nella quale evvi una Cappella riccamente adornata, e gli appartamenti forniti di quadri di eccellenti Pittori: dietro evvi una bella prospettiva in forma femicircolare con una fontana in mezzo, lateralmente due fcaloni, che danno l’acceffo ad ogni parte della vigna. Il giardino non è ancora perfezionato, ciò che evvi di riguardo fi è una coloffale ftatua rappresentate Ercole colla clava in mano in atto di fcagliar il colpo, tanto al naturale, che sorprende a rimirarla; di fatti non evvi una ftatua fimile in tutta la montagna di Torino, ed è un avanzo della famofa fontana, che eravi nel Real giardino della Veneria”.

Nei documenti storici, fino al XVlll secolo, il territorio di Mongreno è indicato prima come Monsgrenus, poi come Mongrano e infine come Mongreno.

La chiesa di Mongreno è intitolata a San Grato, Vescovo di Aosta, dal XV secolo (fino ad allora era dedicata a Santa Maria); un culto inusuale nella Diocesi di Torino, che testimonia la presenza a Mongreno di “forenses”. Vi è una chiesa di San Grato anche in Bertolla, nell’ex quartiere delle lavandaie. I cittadini “forenses” erano stranieri che, in cambio della cittadinanza torinese, si impegnavano ad acquistare un bene fondiario sul territorio del Comune.

La chiesa si affaccia su un piccolo sagrato in posizione dominante sui due versanti, la “valle grande” e la “valle piccola” di Mongreno; ha pianta rettangolare, coperta da volte a crociera, l’altare è isolato e sopraelevato di due gradini, con una balaustra in legno. Ai lati si aprono due cappelle rettangolari, coperte da volte a vela, dedicate alla Madonna del Rosario e della Immacolata Concezione. Attigua alla chiesa vi è la casa parrocchiale e le sue pertinenze (giardino, orto, sagrato e area dell’antico cimitero). È stata costruita intorno al 1630, su probabili preesistenze dei secoli XV-XVI; nel 1757 è stata ampliata la zona presbiteriale, con il rifacimento dell’altare su disegno dell’architetto Ignazio Agliaudi (che assumerà il nome di Giampietro Baroni, Conte di Tavigliano, dopo aver ereditato il feudo di uno zio nel 1724).

Il cimitero di Mongreno si affacciava sulla strada, su un terrazzamento di 21 metri per 19 spartito da un vialetto che divideva lo spazio per 120 fosse; l’area riservata agli infanti era addossata al muro di recinzione, mentre le salme dei bambini morti al momento del parto e non ancora battezzati erano seppellite sotto la chiesa.

Tra gli edifici antichi di strada Mongreno segnalo Villa Ottolenghi, in posizione alta sulla cresta di Mongreno. Le antiche mappe segnalano la presenza in loco di una costruzione settecentesca composta da un corpo centrale e due maniche laterali, contornata da un ampio giardino. Nell’Almanacco Reale del 1871 la villa, la vigna e la cappella ottagonale, dedicata a Sant’Anna, sono citate come proprietà dell’avvocato Gentile. Nel 1924 il Municipio di Torino acquista e ricostruisce la villa con i proventi dell’eredità Ottolenghi, per destinarla all’Ente Morale “Crociata contro la tubercolosi” che raccoglierà i figli sani dei tubercolotici poveri, allo scopo di allontanarli dai parenti malati, di irrobustirli e di istruirli. La Colonia profilattica Davide Ottolenghi ospitava un’ottantina di ragazzi maschi dai 6 ai 12 anni, ai quali si impartivano lezioni di giardinaggio e viticoltura, per orientarli al lavoro agricolo. Pochi anni fa il complesso è stato ristrutturato e frazionato in unità immobiliari.

La strada comunale di Mongreno ha cambiato più volte denominazione: nella Guida Paravia di Torino del 1927 era strada Mongreno; nella successiva Guida del 1936/1937 era intitolata ad un famoso condottiero (via Bartolomeo Colleoni); nel secondo dopoguerra ha ripreso il suo nome antico e naturale.

In qualunque giorno della settimana consiglio una camminata da Sassi a Mongreno. La Villa del Capriglio si vede ancora, fra case nuove e il Traforo del Pino, ormai un rudere in abbandono deplorevole. Salendo, si possono cogliere colpi d’occhio inusuali in una grande città. Si incontrano ponticelli che valicano il corso d’acqua e permettono di raggiungere vecchie casette con orti e giardini; dopo il ristrutturato edificio di Villa Maria Pia (ora gestito dalla Humanitas) la strada inizia a salire con accentuata pendenza e si immerge nei boschi.

La Borgata Mongreno appare all’improvviso, preceduta dalle vecchie scuole (al civico 343) alla confluenza con la strada Cartman, che si inerpica dalla valletta omonima e sottostante. L’edificio scolastico è stato costruito negli anni 1885-86 su progetto dell’ing. Prinetti, per conto del Comune di Torino. Nelle sue aule risiede il ricordo di generazioni di ragazzi della collina che vi hanno studiato.

Arrivati alla sommità, annunciata da una cappellina nello slargo della strada, si svela la chiesa, in posizione isolata e apicale. È giunto il momento di fermarci: per ammirare la visione collinare, per respirare l’aria dei boschi, per riflettere un attimo o semplicemente per dimenticarsi del tempo, come a Sassi e a Mongreno può accadere...

 

Bibliografia

Arch. Giovanni L. Amedeo Grossi - Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino e suoi contorni.

Carta corografica dimostrativa.

Almanacco Reale del 1871.

Museo Torino.

Guida Paravia di Torino 1927.

Guida Paravia di Torino 1936/1937.

 

@Ezio Marinoni

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Articolo pubblicato il 29/05/2020