Gli schiaffi di Conte al Piemonte ed alla sua economia.

Ne parliamo con il parlamentare Carlo Giacometto, componente della Commissione Finanze alla Camera dei Deputati e responsabile del Dipartimento Bilancio e Finanze di Forza Italia in Piemonte

Sono trascorsi oltre due mesi dal blocco delle attività commerciali e produttive dovute al rischio contagi. Mentre purtroppo stiamo contando i morti, dovuti, almeno il larga parte alle contraddizioni del Governo e dei suoi consulenti, nel fornire direttive alle Regioni e nella tardata consapevolezza della gravità della pandemia, al momento della ripresa parziale delle attività, diamo uno sguardo all’economia reale e compariamoci con i Paesi europei.

 

Onorevole Giacometto, lei riveste incarichi di primo piano nell’ambito di Forza Italia ed è attento alle problematiche del territorio. Qual è la prima fotografia che riscontra?

“E’ una fotografia cui avremmo volentieri fatto meno, direi impietosa leggendo i dati in essa contenuti. Nessun altro in Unione Europea, infatti, ha avuto un crollo della produzione industriale così forte come successo da noi. Attenuare gli effetti negativi dell’emergenza sanitaria sull’economia e sul nostro sistema industriale era possibile.

Lo abbiamo detto dal primo giorno, i nostri vicini in Europa lo hanno fatto ed ora analizzando i dati ripresi nei giorni scorsi dall’Istituto Bruno Leoni eccolo, svelato in tutto il suo fallimento, il decantato “Modello Italia”: meno 29,3% di perdita della produzione nel mese di marzo, a fronte di una media dell’eurozona di -12,9%. Più del doppio. In quel differenziale ci sono le commesse perse dalle nostre imprese, che il nostro Governo non è stato capace di tutelare” .

 

Nel suo ruolo di parlamentare, cosa propone?

“Auspichiamo che, almeno in questa nuova fase di ripartenza, il Governo ascolti le aziende e decida di cambiare rotta, passando da una tattica tutta tesa a tentare di difendere la nostra posizione, che - lo ricordo a me stesso - ci poneva ultimi per crescita in Europa anche negli anni scorsi, ad una strategia che ci consenta di far ripartire la produzione, i consumi e, quindi, il lavoro in Italia, concentrando le risorse disponibili grazie al temporaneo rallentamento dei vincoli di bilancio al taglio delle tasse, agli investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, all'industria farmaceutica, al comparto della sanità visto come opportunità e non come problema, ad una politica sulla mobilità delle persone che preveda una ripartenza straordinaria del mercato automobilistico, tramite incentivi veri al ricambio del parco-auto degli Italiani. Insomma, meno sussidi e più produttività".

 

Negli ultimi giorni c’è stato un gran parlare sulla portata del Decreto Rilancio, enfatizzato da Conte, uscito in ritardo ed in forma ammaccata, come la presa di posizione delle Regioni. Ci potrebbe fornire una chiave di lettura, su colpevoli omissioni od occasioni mancate da parte del Governo? 

"Come dicevo prima, manca una visione strategica di come sarà l'economia italiana dei prossimi anni. In compenso, vi sono tutta una serie di interventi di natura assistenziale che costano e che garantiranno la tenuta sociale solo per alcune settimane, al termine delle quali piomberemo in una situazione ancora più critica.

Ciò denota una visione ideologica, come testimonia, a titolo di esempio, un'omissione che ha del clamoroso. Dalla lettura del testo, finalmente definitivo, del cosiddetto Decreto Rilancio apprendiamo infatti che con l'articolo 25 il Governo Conte ha disposto l'esclusione di tutti i professionisti iscritti agli ordini e ai collegi dai contributi a fondo perduto, previsti per gli autonomi e per le imprese che nel mese di aprile di quest'anno abbiano registrato un calo superiore a un terzo del fatturato rispetto allo stesso mese del 2019".

 

Secondo lei, perché?

“Perché la sinistra continua ad avere una visione ideologica e non considera i liberi professionisti fra le proprie priorità. Stiamo però parlando di una categoria che conta 2,3 milioni di lavoratori, che hanno peraltro svolto un ruolo di cruciale utilità in questi mesi, accompagnando cittadini e aziende nella quantomai complessa burocrazia che continua a caratterizzare il rapporto dei cittadini e delle imprese con lo Stato.

Un ruolo riconosciuto dallo stesso Governo, che quando ne ha avuto bisogno ha incluso i professionisti nelle “categorie essenziali”. Sì, essenziali solo finché servono, a quanto pare. È inaccettabile privare di un aiuto concreto una tra le fasce più colpite da questa crisi, già penalizzata fortemente nel corso della quarantena con misure di supporto irrisorie”.

 

In un’economia di mercato, con categorie produttive che hanno pagato pesantemente, ha ancora senso la discriminazione ideologica?

"Già in occasione del Cura Italia il mondo dei professionisti era stato trattato con disparità: oggi lo schema si ripete. Non si tratta di favorire i professionisti, ma di riconoscere e rispettare il loro lavoro. Auspichiamo che al Governo si rendano conto che esistono migliaia di studi professionali che hanno importanti ricadute occupazionali sui propri territori, e che si provveda ad eliminare questa esclusione, quanto mai errata nel principio e scorretta nella sua applicazione”.

 

Sintonizziamo la nostra attenzione su Torino, che, se non è più “Capitale dell’auto”, trae ancora risorse dall’automotive e dal suo indotto. Nei proclami di Conte, abbiamo letto tutto il contrario, o sbagliamo?

"Abbiamo assistito ad un crollo del mercato auto in Italia nel mese di aprile del 97,5%, il maggiore dell'intera UE. Abbiamo sentito il grido di allarme delle associazioni di categoria, ANFIA in primis, che hanno denunciato la condizione di stop totale alle filiere come un caso sostanzialmente unico in Europa, il che ha generato e genera rischi relativi a perdite di importanti commesse. Abbiamo visto le proiezioni, che ci parlano di un rischio di perdita di 30.000 posti di lavoro (dati UNRAE). Tutto questo non è stato ritenuto sufficiente dal Governo per inserire un provvedimento che sia uno a favore del settore automotive”.

 

Nelle more del provvedimento, voi deputati di Forza Italia, avevate sensibilizzato il governo?

“Proponiamo da settimane alcune misure, semplici e concrete: detrazione IVA per flotte aziendali come nel resto d'Europa, bonus rottamazione anche per la sostituzione dei veicoli meno recenti con auto ad alimentazione benzina o diesel di ultima generazione, incentivi all'acquisto tramite esenzione triennale o quinquennale dal bollo auto ed eliminazione IPT.

Serve, con un urgenza, un vero e proprio ‘pacchetto-auto’, fatto da azioni semplici, attuabili e che darebbero un certo impulso ad un mercato ormai ridotto ai minimi termini. Dopo giorni di attesa ci sono arrivate 541 pagine di Decreto Rilancio, ma neanche una riga di interventi per un settore così strategico per il nostro Paese.

Una scelta tanto miope quanto pericolosa. Raccogliamo, pertanto, l'appello promosso sui principali media da Federauto, trasformando  in emendamenti le nostre proposte."

 

Onorevole Giacometto, lei che è responsabile del Dipartimento Bilancio e Finanze in Piemonte, di concerto con l’onorevole Claudia Porchietto, che è responsabile nazionale del Dipartimento attività produttive di Forza Italia, seguirete per diretta competenza l’iter parlamentare. Se ancora non è in grado di fornirci altri particolari, come giornale del territorio, la invitiamo a battersi per Torino ed a inviarci, in anteprima notizie, speriamo maggiormente positive.

I Torinesi attendono!

 

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Articolo pubblicato il 25/05/2020