Charlotte Salomon: l’artista ebrea che dipinse il suo dolore

L'opera introspettiva di una giovane vittima della Shoà

Sono state milioni le vittime dell’Olocausto;
milioni di vite, milioni di storie che andrebbero raccontate una ad una con un unico scopo: quello di non dimenticare mai.

Dal 2005, ogni 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, ma non per questo dobbiamo relegare unicamente a quel solo giorno il diritto e dovere di ricordare le vittime.

Così oggi, ricordiamo la vita di Charlotte Salomon, una donna che portava in grembo un bambino e che trovò la morte nel lager della Polonia meridionale: era il 1943, e aveva solo 26 anni.

Charlotte nacque nel 1917 a Berlino e trascorse gli ultimi anni della sua vita a Villafranche-sur-Mer ospite di Madame Ottilie Moore, americana di origine tedesche.

Di lei ci rimane la sua intensa opera, composta da 800 tempere personalmente scelte dall’artista tra gli oltre 1300 documenti (disegni, annotazioni, prove e varianti pittoriche) che Charlotte aveva realizzato tra il 1939 (anno del suo arrivo a Villafranche) e il 1943 (anno della deportazione).

Leben? oder Theater? (Vita? O Teatro?)
E’ il fervente titolo della sua opera.

Si tratta di un lavoro autobiografico e fortemente narrativo che occorre una “lettura” nella sua interezza. Le tempere dell’artista sono impregnate di vita ed esprimono con intensità e profondo realismo, i sentimenti umani più profondi e universali: l’amore, il dolore, la perdita, la felicità, l’angoscia.
Attraverso i suoi disegni Charlotte racconta la sua vita, dall’infanzia a Berlino fino a quasi gli ultimi giorni.

Una sorta di fumetto, ricchissimo di personaggi e inizialmente di colori.
I disegni diventano infatti sempre più cupi e “frettolosi” nel tratto, in particolare gli ultimi sono caratterizzati da toni scuri, sul marrone e il verde, e non hanno più la ricchezza di dettagli delle prime tempere, guadagnando però maggiore forza espressiva.

In queste ultimi disegni è palpabile l’urgenza di terminare l’opera. Charlotte sembra essere consapevole del destino che l’attende, tanto che poco prima dell’arresto, la giovane consegnò una valigia colma dei suoi disegni a Madame Moore.

Le tempere narrano sia le tragedie private della vita dell’artista come ad esempio i suicidi delle donne della sua vita (la madre, la zia e la nonna) così come i tragici eventi storici, dall’ascesa del nazismo, alla notte dei cristalli.

Forse realizzare quest’opera fu per Charlotte un modo per soccombere al dolore. Un disperato quanto feroce atto in favore della vita, in netta contrapposizione alla scelta compiuta dalla nonna e prima ancora dalla madre.

Dopo la guerra, il padre e la matrigna dell’artista -fortunatamente sopravvissuti allo sterminio- videro e conobbero, per la prima volta anni dopo, quando si recarono nella cittadina francese, la donna americana che aveva ospitato Charlotte, e alla quale, tra l’altro, l’opera era dedicata.

I coniugi appena videro i disegni della raccolta di Charlotte, decisero subito di divulgarla per onorarla. L’opera venne quindi affidata inizialmente al Rijksmuseum di Amsterdam e successivamente, dal 1978, al nuovo museo ebraico della stessa città.

Grazie a questa scelta, Charlotte Salomon è tornata a vivere attraverso le sue tempere e ha finalmente conquistato il ruolo di primo piano, nel mondo artistico-culturale, che avrebbe meritato in vita.

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Articolo pubblicato il 13/06/2020