Liberi di essere, liberi di fare

Quando la spessa corda dello Stato soffoca la nostra economia

"Una poderosa potenza di fuoco", aveva annunciato il Presidente del Consiglio Conte grossomodo due mesi addietro. Chiosando addirittura con "mai vista prima"... E infatti non era in torto. Il bazooka strimpellato a reti unificate, il mantra ininterrotamente ripetuto (neanche fosse la litania di uno che stenta ad aver fede persino in se stesso) è stato realmente un guizzo mai visto prima. Nel senso che proprio nessuno se n'è accorto..., almeno con fatti concreti che vadano oltre l'elargizione di una tanto facile quanto insufficiente elemosina di Stato.

Ebbene, rilevato come gli aiuti tanto promessi non siano ancora pervenuti - e come realisticamente continueranno a non pervenire - dallo Stato gli Italiani si aspetterebbero almeno un'altra cosa. Semplice, immediata, a costo zero. Un passo indietro.

Un passo indietro che restituisca loro una legittima libertà, un po' di ossigeno rispetto a una macchina burocratica elefantiaca capace solo di soffocare l'anelito all'entusiasmo e all'intraprendenza, spogliando i Cittadini di tempo e risorse preziose, che andrebbero invece ben più proficuamente destinate alla produzione di benessere e ricchezza per se e per le generazioni future.

Essere liberi da una fiscalità opprimente, la quale vessa i virtuosi per spendere e spandere a pioggia i denari in mille rivoli, che così divengono improduttivi e incapaci di generare ritorni positivi in termini economici. Liberi dai lacci e lacciuoli di normative troppo spesso barocche, architettate apposta affinchè il Cittadino si trovi nell'impossibilità - appunto - di "fare".

Liberi dalle zavorre. Liberi di essere quello che sono, quello che siamo: cioè i migliori al mondo in termini di ingegno e qualità.

Liberi, in una parola, di lavorare. Perchè ciascuno possa essere fautore del proprio destino e della propria felicità.

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Articolo pubblicato il 11/06/2020