Le banalità del Piano Colao

Con l’accoppiata degli Stati Generali, sarà il trionfo del poco e del nulla.

Che tempi! Non possiamo di certo definire questo periodo, alla stregua del Carducci: “ Oh anno de' portenti, oh primavera de la Patria “ anche se il fiorente maggio è appena passato.

Negli ultimi mesi, ci siamo ahimè abituati alle “grida” del presidente del Consiglio  nei suoi lunghi soporiferi interventi in Tv seguiti da lenzuolate di Decreti Presidenziali che promettevano sussidi, al momento privi di copertura, a chicchessia.

Il tutto al di fuori di confronti parlamentari e condito da decisioni deprecabili che hanno intaccato la formazione dei nostri giovani ed il futuro della scuola Italiana. Per non parlare delle migliaia di decessi e delle decisioni dubbiose e deprecabili del ministero della Salute, mal sorretto da virologi in cerca d’autore del Consiglio Superiore di Sanità.

Ci siamo poi abituati all’assenza del primato della politica, usurpato da pallide indicazioni, elevate a sistema, prodotte dalla miriade di esperti reclutati da Conte  che si stanno pestando i piedi per fornire il Verbo al Premier.

Come da tempo annunciato,  è arrivato il tanto promesso (da Conte) piano Colao, ovvero il summit delle banalità, cadute dall’alto con il consueto stile ideologicamente allineato, prevedibilmente rispettoso della cultura elitaria e sofisticata dei quattordici supereroi (si fa per dire) che lo hanno prodotto.

Qualche commentatore ha riferito che il polpettone non piace troppo a Conte e, per differenza, viene apprezzato dalla opposizioni. Non siamo  schierati e francamente, da un primo esame, ne abbiamo dedotto che non ci piace. Altro tempo e denaro  perso, nel momento in cui il Paese necessiterebbe di seguire una linea guida precisa.

Le linee del progetto di Colao sono quelle della solita intellighenzia progressista, appiattita sui “valori” della sostenibilità ecologica, del genderismo, del controllo, del mito della lotta all’evasione, dell’organizzazione della vita delle famiglie, dell’istruzione centralizzata, dello Stato mamma che non rifiuta un bonus a nessuno. Una composta, canonica, protocollare e ovvia ripetizione dello scontato copione delle sofisticate élites del paese legale.

E’ un piano autoreferenziale e indigeribile. L’Italia ha bisogno di rilancio, ma ha anche bisogno di voltare pagina. Qualcuno, non conoscendo i trascorsi di Vittorio Colao, riteneva che il frutto del suo lavoro potesse pilotare  il rilancio facendo voltare pagina al Paese proponendo una inversione a U coraggiosa, intraprendente, rivoluzionaria.

 

A leggere le cartelle del piano si rimane colpiti dalla distanza siderale dalle esigenze dell’Uomo pensante. L’italiano responsabile e di buon senso, al posto di Colao, avrebbe deciso per la flat tax, una drastica riduzione dell’imposizione fiscale che avrebbe ridotto anche l’evasione dato che il primo motivo dell’evasione è la spietata esosità del fisco. Avrebbe avvantaggiato le imprese e anche le famiglie e si sarebbe pagata da sola. Ecco un esempio di rilancio che poteva significare, voltare pagina.

 

Ma non c’è nulla di ciò nel piano Colao: defiscalizzazioni per il turismo o per ricompensare degli straordinari da covid, incentivazioni per tecnologie a bassa emissione e cosucce di questo genere.

 

Le imprese si aspettavano forse una forte riduzione del cuneo fiscale. È vero che nel piano se ne accenna, ma solo per accennarne, non per proporre soluzioni tecnicamente fattibili al riguardo.

 

Si prevedono invece interventi piuttosto dispersivi che vanno dalla sanatoria fiscale, per il lavoro nero e per favorire il rientro dei capitali dall’estero, fino alla defiscalizzazioni per le start-up e i crediti a tasso ridotto.

 

Difficile pensare che sulla base di questi aiuti le industrie italiane possano rimontare lo svantaggio con quelle estere che nei mesi scorsi non hanno mai chiuso.

 

L’italiano comune avrebbe deciso per una ristrutturazione dell’economia e del lavoro intorno alla famiglia, che durante l’epidemia ha sopportato il peso maggiore. Fisco, tariffe, stipendi, tempi di lavoro a misura di famiglia e non più a misura di individuo, mentre invece verranno ampliati i congedi parentali per ambedue i genitori e l’assegno unico per il figlio, se approvato, non risolverà granché. Poco per rilanciare, ma soprattutto per voltare pagina.

 

Colao dice che bisogna “agire subito”, invita a “trasformare l’emergenza in opportunità” e sostiene che “dobbiamo farlo tutti insieme”.

Non c’era bisogno di supereroi per dire simili retoriche banalità. Del resto proporre il rinnovo dei contratti a termine e il rinvio del pagamento delle imposte di giugno e luglio non sono anche queste banalità?

 

È vero che Conte non ci aveva pensato, ma ciò non suona lode per Colao bensì discredito per Conte.

 

Gli italiani  - questo è certo – ci avevano pensato, tanto la cosa è ovvia. E l’idea di continuare ad utilizzare lo smart-working? Nessuna scoperta: le imprese lo stanno già facendo perché hanno intravisto alcune convenienze. E lo scudo penale per proteggere gli imprenditori nel caso un dipendente si ammalasse di coronavirus? Qualsiasi italiano aveva pensato fin dall’inizio che non prevederlo era stata una sciocchezza. E il pagamento rapido dei fornitori della pubblica amministrazione? È da anni che tutti lo dicono. E la modifica delle regole degli appalti? Sarebbe una novità farlo ma dirlo è una scontatissima banalità. 

 

L’italiano si poteva attendere un piano di rinnovamento e rilancio per la scuola, un guizzo di libertà rispetto alla struttura in assoluto più ingessata della nostra società. Ma nel piano Colao si parla di istruzione in termini tecnici e specialmente con riguardo all’aggiornamento della comunicazione in rete. Purtroppo si parla anche di istruzione a distanza, che secondo il piano dovrebbe venire potenziata. È vero che si auspica per l’università una sinergia tra pubblico e privato ma una formazione che superi questa dicotomia e investa protagonismi nella società civile non è nemmeno percepita.

 

Ci sarà senz’altro chi si aspettava dal piano Colao un rispetto più rigoroso dell’ideologia dominante: misure forti contro il riscaldamento globale, bando assoluto degli idrocarburi, no alla proroga delle concessioni demaniali e così via.

 

In linea con il Conte pensiero, il fantomatico Piano Colao, non verrà neppure sottoposto ad una discussione parlamentare, ma, tra mugugni di ministri e partiti di maggioranza e di opposizione, verrà dato in pasto ai così detti “Stati generali” che si terranno a Roma a partire da domani. In quella sede, in incontri che si prolungano per ben 10 giorni, parteciperanno quelle che lo stesso Conte definisce “Menti brillanti”, ovvero più uomini di spettacolo e di apparato, che esponenti del mondo produttivo. Al momento, si sono registrate autorevoli defezioni ed anche l’opposizione non parteciperà.

 

Cosa ne potrà uscire? Un confronto positivo ed indicazioni che provengono dal mondo che produce, studia e lavora o la solita passerella mediatica in linea con le fumose e vacue ballate, che da tempo siamo abituati a sorbire in concorso con un’Azzolina, un Di Maio ed il vomitevole Arcuri, elevati a superstar?

Qualche settimana fa nessuno ci avrebbe scommesso un euro. Invece la tanto criticata, Comunità Europea ha messo complessivamente a punto un piano di interventi, per la ripresa post-pandemia, da lasciare di stucco. Dall’austerità di appena poco fa alla bulimia miliardaria, il passo è stato brusco e il rischio capogiro è forte. Ma per l’Italia è una grande occasione da non sprecare. Occorrerebbe una classe dirigente più affidabile, ma, in deprecata carenza, il concorso e la suasion di coloro che tutti i giorni operano nell’economia reale, se ascoltati, potrebbe fare la differenza, o, almeno, ci illudiamo.

Spes ultima Dea!

 

 

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Articolo pubblicato il 11/06/2020