Non c’è dubbio che questo sia il mondo degli opposti e delle contraddizioni.

Infatti ciò che un prete è “obbligato a tacere”, un giornalista è “obbligato a rendere noto”.

Quindi un prete non potrà mai essere un giornalista e viceversa, oppure …

Se essere opposti vale anche per il giorno e la notte, e vi sono momenti in cui, come l’alba e il tramonto, il giorno è ancora un po’ notte e la notte è ancora un po’ giorno, allora …

Il passaggio tra gli opposti prete e giornalista si chiama essere umano!

Egli infatti può ricevere racconti come confessioni e raccontarli come un giornalista.

Un giornalista che, senza tradire ruoli, funzioni, e persone coinvolte, si limiti semplicemente ad esporre il racconto senza citare nomi e luoghi. Evitando così anche pettegolezzi, illazioni, speculazioni, reazioni, schieramenti, giudizi e vendette, dei quali non si avverte alcun bisogno.

Così solo gli anonimi protagonisti si potranno riconoscere nel racconto, mentre chi legge potrà far tesoro di ciò che in esso vi è di essenziale, sotteso, comprendendolo al meglio. Infatti solo la sintesi, nuda e cruda, di una esperienza vissuta può spiegare, assai meglio di quanto potrebbe conseguire la lettura del contenuto di mille enciclopedie, il senso profondo di ciò che altrimenti si perderebbe tra le tante cose che si dicono, si ascoltano, si scrivono o si leggono continuamente.

Inizia così il resoconto giornalistico di una serie di episodi, o racconti di vita vissuta, raccolti nel corso di questi settanta anni di vita, che mi accingo a mettere nero su bianco dopo essermi preparato a farlo, come apprendista, in questi ultimi due anni.

Senza mai rivelare le fonti dell’informazione, che si sostiene da sola nei fatti e non ha bisogno che qualcuno la certifichi come vera.

Poi sta alla coscienza di ognuno rivelare la capacità di comprendere oppure no, o addirittura negare l’evidenza di un fatto, anche mentre sta succedendo.

Nei prossimi articoli (ma quando non si sa) troverete alcune tra miliardi di sconosciute storie vere che meritano di essere raccontate.

foto e testo

pietro cartella