Giovanni Paolo II e le Giornate Mondiali della Gioventù

"Se sarete quello che dovete essere metterete fuoco in tutto il mondo"

«Se sarete quello che dovete essere metterete fuoco in tutto il mondo». E’ l’espressione di Santa Caterina da Siena, che Giovanni Paolo II utilizza rivolgendosi ai giovani della Giornata Mondiale della Gioventù di Tor Vergata a Roma, nel 2000 in occasione del Giubileo.

 

“Voi siete la mia speranza” aveva detto il Papa all’inizio del suo pontificato. E questa non era una frase ad effetto, scrive Svidercoschi, nel libro con monsignor Dziwisz (Una vita con Karol, 2007).Wojtyla fin dai primi anni di sacerdozio, aveva imparato a stare con i giovani, a capire i loro problemi, le loro contraddizioni, il perché dei loro interrogativi sulla religione e la Chiesa, la loro ansia di cambiare la società.

 

L’idea di dar vita a una giornata mondiale dedicata soltanto ai giovani è nata dopo un incontro con i giovani americani al Madison Square Garden di New York, nell’ottobre del 1979, “Quanto accade quella sera – scrive Bernard Lecomte – convincerà il seguito del papa che il suo pontificato, almeno su questo piano, non assomiglierà agli altri. Entrato nello stadio a bordo di una Ford Bronco appositamente allestita, Giovanni Paolo II effettua in un frastuono indescrivibile il giro di quel luogo abituato ad accogliere le più grandi stelle del mondo dello spettacolo.

 

L’ex attore del Teatro rapsodico sa comportarsi anche lui come una rockstar. Mentre gli altoparlanti diffondono il famosissimo tema di Star Wars interpretato da un’orchestra locale, il papa sale sul palco e si mette…a imitare il batterista. Poi solleva il pollice, all’americana, verso quelle centinaia di migliaia di adolescenti rapiti (…) Giovanni Paolo II sfodera un’ampio sorriso.

La folla sovreccitata scandisce: “John Paul two, we love you!”. (B. Lecomte, Giovanni Paolo II. La biografia, Baldini Castoldi Dalai, 2004)

 

I media plaudono alla manifestazione, il “Time” spara il titolo; “John Paul II Superstar”. I giovani comprendono che quell’uomo li ama davvero e parla loro con il cuore, lontano da calcoli politici e dalla demagogia. Costruirsi una vita che abbia un senso. E’ il succo del messaggio ai giovani, che continua a ripetere in ognuno dei viaggi in tutto il mondo. “Più vado avanti con l’età, più i giovani mi esortano a restare giovane”, spiega il papa a Vittorio Messori.


Le GMG che si terranno ogni due anni, “nessuno li ha inventate”, commenterà il papa, “sono state i giovani a crearle”. A pochi mesi dalla caduta del Muro di Berlino, il papa spiega ai giovani l’insuccesso delle ideologie, ma li mette in guardia contro l’edonismo e il permissivismo del mondo moderno. Ai giovani radunati a Czestochowa, nel 1991, in Polonia, un milione di giovani, il Papa li invita a costruire “la civiltà dell’amore” e grida: “E’ venuta la vostra ora!”.

Monsignor Renato Boccardo, organizzatore delle Giornate Mondiali della Gioventù a partire dal 1992, insieme al giornalista Renzo Agasso, ha raccolto i suoi ricordi in un libro, Il ‘Mio’ Giovanni Paolo II, (Paoline, 2013).

 

Boccardo a proposito delle GMG scrive: “Finalità principale delle Giornate è di riportare al centro della fede e della vita di ogni giovane la persona di Gesù, perché ne diventi costante punto di riferimento e perché sia anche la vera luce di ogni iniziativa e di ogni impegno educativo verso le nuove generazioni. I giovani sono così periodicamente chiamati a farsi pellegrini per le strade del mondo (…)” Questo pellegrinaggio del popolo giovane costruisce ponti di fraternità e di speranza tra i continenti, i popoli e le culture. Si tratta di un cammino che deve diventare pellegrinaggio, attraverso le vie del mondo. Ai giovani argentini nel 1987 rivolge l’appello: “Siate disposti a impegnare quotidianamente la vita per trasformare la storia. Il mondo ha bisogno, oggi più che mai, della vostra allegria e del vostro servizio, della vostra vita limpida e del vostro lavoro, della vostra fortezza e del vostro impegno, per costruire una nuova società più giusta, più fraterna, più umana e più cristiana: la nuova civilizzazione dell’amore (…)”.

 

In occasione della IV Giornata Mondiale della Gioventù, sul Monte Gozo a Santiago de Compostela, nel 1989, in Spagna, attorno al santuario, il papa dice, “se voi tacete, grideranno le pietre!”. E proprio “lì a Santiago, che si trovano le radici stesse dell’Europa cristiana, perché lì ogni pietra parla della potenza della fede di intere generazioni di pellegrini(…)” A Santiago mezzo milione di giovani testimoniano che il pellegrinaggio non è una pratica religiosa sorpassata ma è un mezzo per riscoprire Cristo nella nostra vita.

 

E qui il Papa esorta i giovani a “intraprendere una nuova evangelizzazione”, “e voi non potete mancare a questo importante appello. In questo luogo dedicato a san Giacomo, il primo degli apostoli che diede testimonianza della fede attraverso il martirio(…)” . Giovanni Paolo II invita i giovani a decidersi in modo definitivo a trovare la direzione del proprio “cammino”.

 

La decima Giornata Mondiale della Gioventù a Manila è stata quella del raduno più numeroso: forse sono stati cinque milioni al “Luneta Park”, il più grande incontro in tutta la storia dell’umanità. In un clima di intensa preghiera e riflessione profonda, “il Papa aiuta i giovani a capire il miracolo della Pentecoste nei suoi tre aspetti: santità, comunione e missione. Proprio questi tre aspetti sono ciò di cui la Chiesa ha bisogno oggi: la testimonianza dei santi, l’unità dei credenti e il dinamismo dei missionari”.

 

Nel corso degli anni, la struttura delle Giornate si è maggiormente definita con tre giorni di preparazione con le catechesi e i “festival della gioventù”, la “Via Crucis” e il momento penitenziale, infine la veglia, il momento più atteso dai giovani, e la messa conclusiva, che è il momento solenne, il cuore delle gmg. Qui le parole diventano impegnative, il sacrificio eucaristico consacra la risposta dei giovani al Signore e il mandato che essi ricevono: “Voi porterete l’annuncio di Cristo nel nuovo millennio. Tornando a casa, non disperdetevi. Confermate e approfondite la vostra adesione alla comunità cristiana a cui appartenete. Da Roma, dalla città di Pietro e Paolo, il Papa vi accompagna con affetto e, parafrasando un’espressione di santa Caterina da Siena, vi dice: ‘Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!’

 

Papa Francesco invece nell’ultima Gmg a Rio de Janeiro, ha esortato i giovani a fare un po’ di chiasso” al ritorno nelle proprie diocesi.

Monsignor Boccardo ne “Il ‘mio’ Giovanni Paolo II”, sottolinea il coraggio dei giovani nell’aderire a una gmg, “è sempre impresa non da poco. Ci vuole il coraggio della partenza, bisogna decidersi di staccarsi, interrompere la routine(…)”.

 

E un pellegrinaggio che “inizia nel cuore, ancor prima dei preparativi tecnici, del biglietto dell’aereo o del treno, prima di fare lo zaino: inizia con la volontà interiore di mettere a fuoco alcuni aspetti della nostra esistenza, di andare alla ricerca di qualcosa, di qualcuno; è una risposta all’iniziativa di Dio, al Signore Gesù che percorre le nostre strade per venirci a cercare(…)” Il Papa è realista, conosce bene la realtà dei giovani, presenta a loro un autentico itinerario educativo”, come mete, obiettivi e mezzi, dove c’è “Tutto il Vangelo”; in pratica, “è un invito alla sequela di Nostro Signore.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 21/06/2020