Prima il Virus, poi il Governo Conte hanno dato il colpo di grazia alla scuola italiana - Parte 3

Minotauri occulti che abitano i ministeri di tutta l'Europa

I "minotauri" dell'Europa propongono una scuola non dei Saperi ma delle Competenze, un sistema vecchio di sessant'anni.

Dopo la famiglia, il 2° mostro per la professoressa Paola Mastrocola, è l'Europa, in particolare i ministeri dell'istruzione che sembrano dei labirinti, come il nostro, abitato da oscuri e latenti minotauri(...) invisibili, imprendibili tecnocrati, signori delle nuove tecnologie e delle strategie pedagogiche, sono loro che attualmente ci governano.

 

Sono dei minotauri occulti, che abitano i ministeri di tutta l'Europa. E proprio dal Parlamento Europeo, che partono le direttive della scuola delle competenze. Di che si tratta? Una volta c'era la "la scuola delle conoscenze", dei programmi, delle cose da studiare e da sapere: le guerre, le poesie, il corpo umano etc. Cose che bisognava insegnare e poi si pretendeva che si sapessero, senza chiedersi per quale motivo. Adesso invece c'è la scuola nuova, "delle competenze". Contano le cose solo se sono utililizzabili, spendibili. Importa non il sapere, ma il saper fare. Quello che conta è, parola magica: quella mirabile arte del saper apprendere all'infinito.

Per la Mastrocola, il sapere tout court non importa più a nessuno, viene rincorso all'infinito, ma mai raggiunto. Misuriamo non quello che si sa, ma le competenze.

 

Il saper fare e il saper imparare, i metodi e non i contenuti; le capacità verificabili: manuali, tecniche, linguistiche, psicologiche, attitudinali, civiche, sociali...
Conoscenze, abilità, competenze : nessuno sa che cosa siano neanche i minotauri che vivono al ministero. Il Torquato Tasso tanto caro alla professoressa, rimane lettera morta, secondo l'Europa e i minotauri, se poi non lo si sa usare nel lavoro o nella vita personale.

Una volta si faceva studiare Dante anche ai futuri ragionieri e geometri. "Non ci si chiedeva quale spendibilità avesse per il loro lavoro futuro, non ci si chiedeva in quale modo il canto di Paolo e Francesca avrebbe potuto tramutarsi nella competenza di disegnare il progetto di un condominio o controllare i conti e le fatture di una ditta". Non ce lo si chiedeva, ma si sapeva che per qualche ragione oscura, Dante sarebbe servito anche al ragioniere e al geometra.
 

La Mastrocola scopre che questo sistema delle competenze apparteneva all'ambito militare, era il sistema di valutare, durante la 2 guerra mondiale, nelle Forze britanniche e statunitensi. L'origine, quindi non è culturale, peggio umanistica. Il primo a parlare di risultati di apprendimento è il psicologo americano, Benjamin Bloom, in un suo libro del 1956, pertanto Mastrocola sottolinea: "stiamo scoprendo e applicando oggi una teoria di quasi sessant'anni fa, che per giunta il suo autore stesso aveva criticato quarant'anni fa (1971), dicendosi sorpreso che avessero preso sul serio, e mitizzato, il suo piccolo manuale!"
Lo sanno la maggior parte degli insegnanti che operano nella scuola? Sono concetti che abbiamo scimmiottato da ambiti diversi della scuola, li stiamo estendendo al nostro sistema di istruzione, passandoli come novità e modernizzazione di una scuola antiquata. La Mastrocola è convinta che "la scuola delle competenze darà il colpo mortale a tutto ciò che ancora resta di culturale e speculativo nelle nostre scuole superiori, licei innanzitutto, spazzando via qualsiasi intento ancora minimamente volto a una trasmissione del sapere astratto e 'inutile', in nome di qualcosa che sia invece immediatamente spendibile e professionalizzante"

 

Certamente i minotauri di turno ci diranno che non è vero niente, che anche a loro importano i contenuti. Il problema è il messaggio, implicito, subdolo, strisciante. Magari si studierà lo stesso Dante, ma solo se servirà per altro, per esempio: un discorso sui diritti civili.
A questo punto Mastrocola, cita una intervista a Claude Thelot su Il Corriere della Sera, 8 aprile 2010, è il miglior concentrato teorico del Pensiero Scolastico Nuovo che oggi abita le menti di chi ci governa, chiunque sia, di qualunque Paese sia e di qualunque colore politico. In pratica qui si dice che gli insegnanti dovrebbero occuparsi di trasmettere meno sapere e occuparsi di più della crescita dei propri alunni.

Questo è un messaggio agghiacciante. Si "sta dicendo che trasmettere il sapere NON E' occuparsi della crescita dei giovani! Che sono due cose diverse: quindi, che se insegno Dante (che è sapere, no?) non mi sto occupando di fare crescere i miei allievi! Ma ci siamo bevuti il cervello, in Europa?"

 

Secondo questi ragionamenti un insegnante si giudica non da come e cosa insegna, ma da quanto ama l'allievo. L'insegnante migliore è una specie di psicologo-mamma-assistente sociale e non uno che magari ama Dante. In questa nuova scuola, è evidente un attacco alle discipline umanistiche del sapere, perché sono inutili e inapplicabili. Inservibili ai lavoratori del futuro. Del resto oggi il mondo è cambiato, quindi bisogna smettere di impartire nozioni. La svolta pedagogica in atto è il passaggio dalle conoscenze alle competenze. Secondo le teorie aberranti di Thelot, l'insegnante che ama troppo la sua materia fa il male dei suoi allievi, non li aiuta, non da loro competenze utili per la vita; quindi un insegnante non deve amare quel che insegna, deve considerarlo solo un mezzo. In pratica, bisogna amare l'allievo, non la materia, se ami la materia, odi l'allievo. Raccapricciante!

 

Il 3 mostro è il web, il nuovo mondo tecnologico, così il cerchio quarantennale di distruzione dello studio, si chiude. E a proposito delle tecnologie la Mastrocola confessa: "vi sembrerà incredibile, il ministro Gelmini ha le stesse idee del ministro Berlinguer e del suo 'saggio' Maragliano. O almeno dice le stesse cose, sentite: 'i videogiochi rappresentano un'opportunità per introdurre nella scuola linguaggi digitali e nuove strategie di apprendimento'. “Come vedete - scrive Mastrocola - non c'entrano niente destra e sinistra, è lo Spirito dei tempi che ci governa... "

I lineamenti della Nuova scuola sono da anni ormai tracciati, quindi per la prof di Torino, destra o sinistra perseguono una medesima via senza mai la minima incertezza o pausa di riflessione critica: il Nuovo. E' la nuova scuola dei Nuovi giovani e delle loro Nuove abilità.

 

Internet e l'illusione di sapere tutto. Si voleva fare una scuola di massa invece si è fatta una scuola classista.

Avviandomi alla conclusione è doveroso fare una precisazione: il libro della Mastrocola non rappresenta il vangelo in terra, anche perché sulle questioni scolastiche come l'insegnamento, l'apprendimento, i saperi, la valutazione, non esistono ricette facili. La scuola non è come negli uffici postali, dove si smistano buste, pacchi, etc, a scuola si "lavora" sui cervelli dei giovani, a scuola si dovrebbe costruire il futuro della nostra società.
Tuttavia la scelta migliore è leggere il libro, studiarlo, sottolineando i passaggi più importanti, come ha fatto il sottoscritto. Leggerlo sicuramente fa bene a tutti, non solo a quelli che operano nella scuola, anche perché la Mastrocola non ha la pretesa di voler risolvere gli annosi problemi che affliggono la nostra scuola. Di una cosa sono certo, "Togliamo il disturbo", se viene preso in seria considerazione dagli organi istituzionali, certamente potrà offrire un ottimo contributo per il bene della scuola italiana.

 

L'ultimo mostro che sta facendo male alla nostra scuola e non solo, per la prof di Torino è il web, e in particolare, facebook. Infatti a sostegno della tesi della professoressa torinese c'è una notizia da Londra: "Quando apprendo che nel marzo 2010 è nata a Londra la prima clinica specializzata nella disintossicazione della mente infantile dalla dipendenza da internet e videogichi e in particolare dal 'morbo di facebook'". La colpa è di tutti noi, che dovevamo mettere in guardia, in particolare i più giovani. Essere sempre connessi, significa che si è per certi versi dipendenti. "Penso che stiamo prendendo un abbaglio - scrive Mastrocola - crediamo che le nuove tecnologie ci cambieranno la vita, il cervello e l'identità; invece forse, se usati con moderazione, sono soltanto utili e innovativi strumenti che ci permetteranno di essere meglio quello che siamo e ci faciliteranno la vita che abbiamo".
 

Del resto quando è stata inventata l'automobile, non ci siamo messi dentro per tutta la giornata, lucidando il cruscotto e per tutto il giorno a viaggiare col nuovo strumento. "Ha solo migliorato i trasporti. Ha solo cambiato, in meglio, il nostro modo di muoverci... ". La stessa cosa dovrebbe essere per internet, adesso perché c'è internet non vuol dire che smetteremo di pensare e di studiare. Certo è una grandiosa novità, scoperta, progresso, che la professoressa non demonizza, lo considera solo uno strumento utile, per comunicare più velocemente.

Una seconda nuvola - per Mastrocola - è che internet ci dà l'illusione del sapere. Nel fatto che in rete c'è tutto, noi abbiamo maturato la convinzione che andando su internet sapremo tutto. Invece, non sappiamo niente. Perché ci siamo limitati a guardare, leggere, stampare: non abbiamo studiato e quindi alla fine non sappiamo niente.

 

E' stato sostituito il verbo studiare; i giovani, in particolare, hanno l'illusione di aver studiato, guardando delle pagine su internet. Invece, per sapere, bisogna trattenere. Appropriarci delle cose, farle scendere giù nell'hardware della nostra mente, ancorarle. Studiare è questo. 

Internet non ci dispensa dallo studio, insiste Mastrocola, può benissimo sostituire i libri e le enciclopedie, ma le videate e le stampate, poi, bisogna studiarle allo stesso modo di un libro. Non è che, usando il supporto video, magicamente le cose si trasferiscono nella nostra mente e lì dimorano per sempre rendendoci sapienti! "Il maledetto sforzo di memorizzare e organizzare e trattenere bisogna che lo facciamo sempre e comunque".
 

Andando avanti nella lettura del libro, la professoressa di Torino chiarisce meglio la questione. Per usare internet dovremmo già avere una buona dose di conoscenze, uno che è digiuno naviga a vuoto. Navigare in internet è vantaggioso per chi possiede già una sua personale dispensa di nozioni, chi ha letto libri, conosce l'esistenza di certi autori, e personaggi, e fatti, e idee. Chi si trova in questo contesto, naviga tra le sue conoscenze, e il mezzo di internet, gli rende molto più agevole rinforzarle o ritrovarne nuove. Ecco internet, serve per ri-trovare non per trovare. Concordo pienamente, ho sperimentato sulla mia pelle, la tesi della Mastrocola. Spesso i giovani con internet giocano soltanto.
 

Qualche saggista parla di demenza digitale di massa e denuncia la preoccupante scomparsa di facoltà quali la memoria e la concentrazione, ecco perché nel mare del web si rischia una frammentazione dei saperi. La Mastrocola ci mette in guardia dalla sacralizzazione del pc, del resto, gli americani da tempo, hanno superato questo aspetto. Diversi studiosi ci mettono in guardia dalle "illusioni delle cosiddette "didattiche democratiche", dalle riforme "progressiste" fondate sui miti dell'autonomia e del territorio, dal "mammismo pedagogico" e dal trionfo tecnologico dell 'informatica e della digitalità".

 

Sartori il 22 marzo 2010 sul Corriere della Sera citando Tullio De Mauro, scrive: "il 70% degli italiani è pressoché analfabeta o analfabeta di ritorno, cioè fatica a comprendere testi, non legge niente, nemmeno i giornali". Per Sartori, le cause sono quattro: lo sfascio della scuola che dovrebbe alfabetizzare e invece non lo fa più perché è caduta nelle mani dei pedagogisti (li chiama i 'diseducatori degli educatori'); il ' sessantottismo demagogico dei politici'; il permissivismo illuminato delle famiglie spockiane; ma soprattutto la tecnologia che inneggia all'homo novus zappiens avviato a gloriosi destini grazie alle sue Nuove abilità, “multitasking in primis".
 

Questo libro è straordinario anche, e forse soprattutto, per le numerose domande provocatorie che pone ai lettori. Una di queste è quella formulata a proposito dei giovani figli della nostra società opulenta che frequentano la scuola ma quasi mai aprono un libro. Ecco che cosa facciamo con questi ragazzi? Sostanzialmente secondo la Mastrocola, abbiamo creato una scuola classista: non prepariamo più nessuno a forza di non insegnare più alcuna "nozione".

In questo modo, stiamo penalizzando proprio le classi meno abbienti e nello stesso tempo facilitiamo quelle socialmente avvantaggiate, che sanno perfettamente cosa fare. Infatti le classi abbienti evitano per i loro figli con grande maestria le scuole statali di quartiere, e vanno a cercare le scuole internazionali o le scuole confessionali private o quelle rare scuole statali di qualità che ancora sopravvivono. Queste scuole  sono luoghi esclusivi, dove ancora si insegnano i contenuti, dove si fa grammatica insieme alle lingue straniere, e si fanno leggere i libri e si pretende lo studio.

 

In questo modo per la Mastrocola abbiamo condannato definitivamente all'ignoranza e all'immobilismo sociale proprio coloro che dovremmo più aiutare. Un vero capolavoro classista, complimenti! Soprattutto se penso che tutto ciò è opera di insegnanti e politici di sinistra... E non pare sia il giusto rimedio per la Mastrocola, quello offerto per i nuovi analfabeti, dal professore De Mauro: "propone di prolungare ulteriormente l'obbligo scolastico e di diffondere maggiormente Internet, allora di colpo capisco che è la fine. Inutile lottare. Tutti a scuola per anni e anni a imparare il nulla più a lungo, tutti a smanettare sul computer tra un sito e un blog, convinti di essere in un fulgido futuro. Con la lavagna interattiva, naturalmente..."
 

Nella terza parte la Mastrocola espone la sua modesta proposta sulla scuola del futuro, per conoscerla dovete leggere il libro.

 

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Articolo pubblicato il 25/06/2020