Francia. La suonata a Macron

Il secondo turno delle elezioni municipali in Francia è stato contraddistinto da un astensionismo alle stelle e dall’avanzata delle opposizioni

Tempi bui per monsieur Macron. Il suo partito di plastica al secondo turno del ballottaggio nelle elezioni amministrative, è stato sonoramente sconfitto.

Lione, Bordeaux, Strasburgo, Grenoble... i Verdi sono i grandi vincitori del secondo turno delle elezioni municipali tenutesi questo fine settimana in Francia.

Il trionfo degli ecologisti, in parte già delineatosi seppur non in modo così netto durante il primo turno il 15 marzo scorso, prima che il coronavirus sconvolgesse il calendario elettorale, contrasta con il fiasco de” La République en marche”, che non ha conquistato nessuna grande città. L'unica soddisfazione per il partito del presidente Emmanuel Macron è venuta da Le Havre, dove il primo ministro Edouard Philippe è stato facilmente rieletto aggiudicandosi il 59% dei consensi.

Grazie a questo successo, Edouard Philippe potrebbe rafforzare la sua posizione in un momento in cui si parla di un importante rimpasto governativo, rimpasto che potrebbe manifestarsi con una svolta verde e la nomina di ministri ecologisti.

Considerati a lungo più che altro un appoggio per i socialisti, con questi risultati i Verdi possono inoltre ambire a ben altri ruoli in vista delle prossime scadenze elettorali, tanto che il numero uno del PS, Olivier Faure, si è detto pronto a schierarsi per la presidenziale dietro al candidato che "incarnerà il blocco social-ecologista".

Principale avversario di Emmanuel Macron a livello nazionale, il Rassemblement National ha da parte sua conquistato Perpignan.

Louis Aliot, permette così al partito di estrema destra di tornare a dirigere per la prima volta dal 1995 (allora si trattava di Tolone) una città di più di 100.000 abitanti. "Non si tratta solo di una vittoria simbolica; potremo dimostrare di essere capaci di gestire grandi collettività", ha commentato Marine Le Pen.

Molto indeboliti dopo le ultime presidenziali, il Partito socialista e Les Républicains (destra 'tradizionale') puntavano invece su queste elezioni per dare un segno di vita. Obiettivo più o meno raggiunto in un certo numero di 'feudi' tradizionali dei due partiti.

A Parigi, l'uscente Anne Hidalgo (Partito socialista), alleata con gli ecologisti, ha ampiamente superato le sue concorrenti, la candidata della destra Rachida Dati e l'ex ministra della sanità Agnès Buzyn.

Il PS è riuscito anche a conservare Lille, Rennes, Nantes, Le Mans e Digione. Les Républicains si sono da parte loro imposti in tutta una serie di città più o meno grandi che già controllavano, tra cui Tolosa e Nizza.

I socialisti devono però masticare amaro per la perdita di Lione, mentre Les Républicains per quella di Bordeaux, dove governavano ininterrottamente da 73 anni

Vi è però un altro dato che fa riflettere: il tasso di partecipazione, che stando alle prime stime non supera il 41%, a fronte del 62,1% nel 2014.

Questo disinteresse - ha commentato il leader della France Insoumise Jean-Luc Mélenchon (sinistra radicale) - assomiglia a "una forma di insurrezione fredda". Il presidente Emmanuel Macron si è dal canto suo detto "preoccupato" per questa "cattiva notizia".

Qual indicazione potremo trarre?

Che, come successe con il partito di Mario Monti in Italia, i movimenti politici leaderisti, nati quasi per reazione, se non sorretti da un’azione di governo efficace, rischiano di avere vita breve.

Che sia la volta dei grillini?

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Articolo pubblicato il 30/06/2020