Roma - CIDA: formazione e politiche attive contro la disoccupazione
Mario Mantovani, Presidente CIDA

Senza un utilizzo massiccio di politiche attive del lavoro, di un’azione riformatrice per quelle passive e di adeguati piani formativi, sarà difficile gestire la grave crisi occupazionale che potrebbe verificarsi in autunno, con la fine del blocco dei licenziamenti e i costi crescenti di una cassa integrazione distribuita con qualche leggerezza. E’ l’allarme lanciato da Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, durante il webinar in cui si è discusso del suo libro “Il lavoro ha un futuro, anzi tre”, con Roberto Mattio, direttore risorse umane Pininfarina e Massimo Richetti, responsabile relazioni sindacali Unione industriali di Torino.

“L’esplosione del Covid 19 con il diffondersi del telelavoro e le pesanti ricadute economiche provocate dal lockdown, hanno accelerato un processo già in atto ed emergere criticità latenti”

ha spiegato Mantovani precisando:

“Ovvero che si stava gestendo un mondo del lavoro in evoluzione, per tipologie e modelli organizzativi, con una cassetta degli attrezzi inadeguata. Il mondo manageriale aveva da tempo avvertito queste difficoltà, impegnandosi sia a rendere più flessibili ed efficienti schemi normativi e contrattuali rigidi e chiusi, sia a sollecitare il legislatore a guardare il tema dell’occupazione con un’ottica di medio-lungo periodo per prepararsi ai cambiamenti tecnologici e demografici".

Il tutto mantenendo un dialogo con i propri collaboratori per tentare di superare resistenze sindacali non sempre giustificabili.

“Lo scoppio della pandemia ha creato una situazione - ha proseguito il Presidente CIDA - di fronte alla quale le risposte della politica sono state di tipo difensivo: uso massiccio di ammortizzatori sociali, mantenimento tout court del posto del lavoro, rinvio sine die di riforme strutturali. Se questo comportamento può essere comprensibile all’inizio ora deve lasciar il posto a interventi più ragionati, lungimiranti ed efficaci per l’economia".

Mantovani ha anche voluto evidenziare come le "cosiddette politiche passive del lavoro" siano viziate da un’idea di assistenzialismo che le snatura:

"Per essere tali dovrebbero rispettare i criteri della temporaneità e avere come obiettivo il recupero della occupabilità del lavoratore. E gli strumenti di supporto salariale, pur necessari, vanno integrati con percorsi formativi realmente qualificanti. E’ su questo terreno, quello della formazione, che le politiche attive e passive del lavoro si incontrano e diventano sinergiche".

Insistendo sull'introduzione di un sistema di condizionalità, per cui il lavoro, una volta trovato, non può essere semplicemente ‘rifiutato’:

"Come Cida - ha concluso - siamo convinti che la crisi pandemica abbia finalmente rivalutato le competenze, mettendole al centro della ricostruzione del sistema economico ed occupazionale. Competenze e assunzione di responsabilità che hanno consentito ai manager di fronteggiare, da subito, le emergenze del Covid 19: negli ospedali, nella scuola, nelle fabbriche, nei servizi, nella pubblica amministrazione. Dobbiamo far tesoro di queste esperienze e riuscire a travasarle nei contratti di lavoro e nelle politiche del lavoro. E bisogna far presto perché l’autunno potrebbe portare nuove chiusure di aziende e nuova disoccupazione”.

 

CIDA è la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. Le Federazioni aderenti a CIDA sono: Federmanager (industria), Manageritalia (commercio e terziario), FP-CIDA (funzione pubblica), CIMO (sindacato dei medici), Sindirettivo (dirigenza Banca d’Italia), FENDA (agricoltura e ambiente), Federazione 3° Settore CIDA, FIDIA (assicurazioni), SAUR (Università e ricerca), Sindirettivo Consob (dirigenza Consob), Sumai Assoprof (Sindacato Medici ambulatoriali)

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Articolo pubblicato il 03/07/2020