Il Paese affonda, ma c’è un Governo in Italia?

Dove ci condurrà questa masnada di omuncoli, suffragette e comparse?

Ormai siamo nauseati dalle chiacchiere e da quelle di Conte in particolare. Ci rimettiamo a fatti concreti che, in questo momento stanno stringendo il cappio al collo alla maggior parte degli italiani.

Bankitalia mostra le conseguenze del virus sulle famiglie italiane, non solo quelle coinvolte, purtroppo, da un punto di vista sanitario. Una su due quest’anno dovrà stringere la cinghia perché perderà una quota considerevole di reddito, che sia uno stipendio o l’incasso di attività commerciali o artigianali fermate dal governo, senza alcun approfondimento.

 

Più della metà racconta di non poter andare avanti dignitosamente in assenza di entrate per più di tre mesi. Ci sono milioni di Italiani che da marzo attendono ancora l’erogazione della cassa integrazione, per non parlare della  proroga Naspi. Nonostante la raccolta firme, il 23 giugno è uscita la circolare l'INPS, ma senza indicare quando ci saranno i pagamenti.

 

L’istituto assicuratore ancora non paga e non dice quando lo farà.  Conte nelle scorse settimane ha addossato le responsabilità del marasma Inps sul presidente Tridico, figuro indicatogli dai suoi compagni di merenda grillini e si è fermato lì.

 

Ma perché, se fosse veramente adirato per la sorte delle famiglie italiane, a causa dell’inerzia di quest’incompetente, non lo prende almeno a calci in culo per mandarlo a casa, così potrebbe dimostrare al Paese che tiene a cuore le sorti di chi non riesce a sopravvivere. E che dire di quella prefica di Ministra Nunzia Catalfo che non dà segni di vita  e continua a tacere?

 

Se non ci fossero in ballo vite umane sarebbe agevole tracciare un ritratto lombrosiano su Conte ed i suoi “evirati cantori”. Perché costoro, spiace dirlo, sono impresentabili, sotto l’aspetto umano, prima ancora che per le responsabilità politiche!

 

Ma, alla faccia delle sorti delle nostra economia, non dobbiamo dimenticare che Il 30% degli italiani non andrà in vacanza quest’anno. Il 40% delle famiglie che hanno in corso un mutuo fa fatica a pagare le rate, e la disoccupazione esploderà nel 2020 al 12,4%,  sperando che in autunno non ci sia un’altra ondata pandemica.

 

Così la Commissione europea, prevede l’ulteriore peggioramento del Pil al -11,2% quest’anno, e dobbiamo davvero sperare che non ci sia bisogno di un nuovo lockdown, altrimenti sono guai seri.

Cosa sta succedendo nelle nostre città? Aumentano le  file di fronte ai banchi dei pegni: gli italiani vendono i gioielli di famiglia, pur di arrivare a fine mese, per non parlare delle code davanti agli enti assistenziali che distribuiscono i pacchi alimentari.

 

Di fronte a un quadro così tragico,  Conte continua ad adottare la politica dei rinvio per guadagnare tempo  ed affondare il Paese.

 

E non è certo da solo in questi calcoli. L’inaffidabile Renzi che a parole vorrebbe fare ferro e fuoco, tarda a sparare le ultime bordate contro il governo, ed a far saltare il banco in attesa che si rinnovino le presidenze delle commissioni parlamentari, per poter così intascare qualche poltrona. Sulla stessa linea, ritarda la ridefinizione della Legge elettorale e lotta per la sua sopravvivenza, cercando di  mendicare il mantenimento del maggioritario e sperare così di sopravvivere, continuando a sostenere Conte.

 

Ma, la goccia che ha fatto traboccare il vaso si è prodotta l’altra notte. Dopo un’interminabile riunione del consiglio dei ministri, lascia ancora più attoniti la strategia del rinvio adottata dal premier Conte su tutti i dossier più importanti. Qui davvero la lista è lunghissima: Autostrade, ex Ilva, Alitalia, la banda larga, il Mes, i decreti Sicurezza ecc.

 

Il decreto semplificazioni  è stato approvato “salvo intese” incostituzionale, ovvero aria fritta, il che vuol dire che non è stato approvato definitivamente, in quanto alcuni nodi - come la lista delle grandi opere da sbloccare e i poteri dei commissari - non sono stati sciolti, un testo definitivo non c’è ma si ragiona ancora su bozze e il provvedimento non andrà in Gazzetta Ufficiale prima di alcuni giorni, come ammesso dallo stesso Conte.

 

Conte si è ancora una volta pavoneggiato con la lista teorica di 130 grandi opere, ma  di definitivo non c’è nulla, neppure il via libera alle opere già finanziate dai governi precedenti e quindi cantierabili.

 

Non dobbiamo dimenticare che questo provvedimento di carta straccia, costato ore di discussioni da mesi era invocato come  la “madre di tutte le riforme”. Intanto i  lavori pubblici non partono e le fabbriche chiudono.

 

Un ulteriore pagliacciata che, al di sopra della politica politicante, mina la credibilità delle Istituzioni.

Ma fino a quando!

 

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Articolo pubblicato il 08/07/2020