La “casa delle prostitute” nel Borgo San Salvario

Una leggenda metropolitana vuole che le teste di donna che ornano un palazzo siano ritratti di apprezzate “professioniste” torinesi

Quella che è nota come casa, o palazzo, delle prostitute, sorge nel Borgo San Salvario, in via Principe Tommaso n. 8, all’angolo con via Bernardino Galliari.

È una costruzione di quattro piani fuori terra, sopraelevato di un piano in modo dignitoso ed esteticamente valido.

 

I decori con teste di donna si trovano al secondo piano, quello che in origine era l’ultimo: sulla via Principe Tommaso sono cinque e sulla via Bernardino Galliari sono addirittura sei. Due sono “oscurate” dalle grondaie, collocate in modo antifemminista sui due lati dell’edificio. Dovrebbero quindi essere undici le prostitute raffigurate. Ma sul numero totale delle “signore” in questione la leggenda non fornisce precise indicazioni…

 

Non è l’unico punto oscuro, perché tutta la leggenda appare piuttosto fumosa nei suoi contorni. Ma una cosa è certa: non si afferma che la casa sia un ex postribolo. Le prostitute raffigurate, nel tempo indeterminato delle favole, non esercitavano la loro professione in un “casino” ma, a quanto pare, in un alberghetto compiacente che dovette terminare la sua attività per motivi urbanistici, conseguenti all’espansione della città di Torino.  

Le ragazze però avevano dei clienti molto affezionati e questi, spinti dalla nostalgia, stabilirono di ricordarle: convinsero il costruttore del palazzo a collocare i loro busti come decorazione delle due facciate.

 

Una storia lacunosa e non troppo logica: con la chiusura dell’albergo le ragazze erano andate all’estero oppure avevano fatto voto di castità? Non si poteva semplicemente cambiare la location dei loro “commerci carnali”, per usare la dizione che nell’Ottocento indicava i rapporti sessuali?

Forse, mi viene da pensare, i clienti affezionati avevano voluto eternare le loro beniamine quando queste avevano cessato l’attività per diventare, secondo un’idea assai condivisa nell’Ottocento, bacchettone bigotte e dame patronesse.  

La casa veniva così a rappresentare una sorta di criptico monumento commemorativo, incomprensibile ai non “iniziati”, ma fortemente evocativo per i vecchi clienti affezionati.

 

Me li immagino, ormai vecchi, e un po’ rincoglioniti, fare una passeggiata nel Borgo San Salvario per incontrarsi all’angolo di via Principe Tommaso e via Galliari: sollevano gli occhi alle teste, poi iniziano le rievocazioni: “Certo che A. era proprio brava… mi ricordo che una volta…”, “Sì, ma anche B. aveva le sue specialità…”. Poi passano ai ricordi taroccati: “Io, modestamente, ci sapevo fare… tu invece…”, “No, caro, io ero un mandrillo, tu facevi spesso brutte figure…” e così via, per un copione immaginario che parte dal racconto di Guy de Maupassant “La Maison Tellier” (1881) per arrivare ai tre vecchietti di Aldo Giovanni e Giacomo. Questa è la mia rilettura della leggenda metropolitana.

 

Ho trovato nel sito http://theothersideoftorino.weebly.com una interpretazione di questa storia, presentata come realmente avvenuta, che si conclude con queste osservazioni dall’acidulo tono moralistico-populista: “… la cosa che più salta all’occhio di chi guarda è che l’immagine della Torino bene, tanto voluta dalla borghesia dell’epoca, veniva intaccata dai bisogni diversi dei cittadini, che hanno voluto ricordare con tanta malinconia ciò che non rappresentava di certo un lusso per gli aristocratici”.

 

Ma ai particolari “bisogni diversi dei cittadini” aveva provveduto proprio un aristocratico: Camillo Cavour, che come Presidente del Consiglio e reggente del Ministero dell’Interno, il 15 febbraio 1860 aveva emanato il “Regolamento per il controllo della prostituzione”, noto come “Regolamento Cavour”, che regolò questa particolare attività nel Regno d’Italia fino al 1888, quando venne sostituito dal “Regolamento Crispi”.

 

In conclusione, pare quasi riduttivo dire che le teste di donna ornamentali sono in realtà di due modelli che differiscono per la pettinatura, che le apparenti differenze individuali derivano dall’ineguale stato di degrado e che i fregi formati da teste di donna sono particolarmente frequenti nel Borgo Salvario.

 

Può essere curioso, invece, dire che teste di donna decorative molto simili a quelle di via Principe Tommaso si trovano nelle finestre a sesto acuto di una casa elegante (e di fama assolutamente illibata!) sita in corso Ferrucci al n. 38 all’angolo con via Valdieri. Fate una passeggiata e poi mi direte!

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Articolo pubblicato il 20/08/2014