Torino “scomparsa”

C’era una volta il Borgo del Rubatto, seconda puntata

Continua la nostra ricognizione nell’antico borgo del Rubatto, posto lungo l’attuale corso Moncalieri. Procediamo sempre grazie al sacerdote erudito Giuseppe Baruffi (Mondovì, 1801-Torino, 1875) che ci ha trasmesso molte informazioni col suo libro “Passeggiate nei dintorni di Torino” (1853), al giornalista Pietro Abate Daga con il suo libro “Alle porte di Torino” (1926) e anche consultando la rete.

 

Al Rubatto sono state collocate anche alcune industrie. Nel ‘700 vi è stato un tentativo di industria delle maioliche, Baruffi parla di una fabbrica di zolfanelli.

Ma la fabbrica più celebre è la Diatto: il sito www.diatto.it  narra che Guglielmo Diatto, nel 1835, apre una bottega di carradore in riva al Po in un terreno affittato dal conte Francesco Gay. Regna Carlo Alberto, re di Sardegna.

Nel regno d’Italia, il 5 maggio 1861, Guglielmo Diatto acquista il terreno dal conte Gay e amplia il laboratorio su progetto dell’architetto Giuseppe Brocchi.

Nella Pianta di Torino del1874, la fabbrica Fratelli Diatto è collocata al di sotto del Monte dei Cappuccini, subito dopo l’aggregato di case del Borgo Po addossate alla chiesa della Gran Madre. Nelle stampe e nelle fotografie è ben riconoscibile per le ciminiere. La Diatto rimane al Rubatto fino al 1904.

 

Il Rubatto era una zona a vocazione militare. Già al tempo di Baruffi era stata dismessa un’altra struttura militare, la Polveriera di San Vittorio, ancora indicata dai due parafulmini ma ormai destinata alla costruzione di case.

Vi era la caserma del Rubatto poi Monte Nero, se ne è già parlato in un precedente articolo, ma va ricordato che ai tempi Abate Daga (1926) era occupata dal 3° reggimento alpini, comandato dal colonnello Faracovi, entrato in Trento per primo, alla testa delle sue truppe, al tempo della prima guerra mondiale.

 

Alla caserma Rubatto, prosegue Abate Daga, apparteneva un piccolo fabbricato chiamato le «scuderie della Brocca», destinato ai muli del reggimento: questo fabbricato è stato abbandonato ed è passato a proprietari privati, ma è rimasto però in cattive condizioni, poco decorose. La popolazione del borgo – prosegue Abate Daga - comprende le ragioni dei proprietari, che sono troppi, ma vedrebbe con piacere un accordo che permettesse la soluzione del problema edilizio in quel punto.

Così era nel 1926. Sono passati 88 anni, e una perlustrazione da quelle parti permette di vedere marciapiedi pieni di erbacce e muri scrostati coperti di scritte idiote…

 

Con lo sviluppo edilizio della zona, al borgo Rubatto si unisce un secondo borgo, più in alto verso la collina, che assume il nome di borgo Crimea, dopo che, nel 1892, viene collocato l’obelisco di Luigi Belli che commemora la spedizione in Crimea.

Fino ad ora non si è parlato di chiese. Abate Daga riferisce che sopra una parte dei terreni della Brocca, si è iniziata la costruzione di una chiesa, cui è stato dato il nome di “Monumento nazionale ai caduti”, destinata a diventare la parrocchia del borgo. Purtroppo l’opera, non progredisce che molto lentamente, ha l’aspetto di una costruzione abbandonata, anche se tutti gli abitanti si augurano che si provveda alla sollecita ultimazione.

 

La chiesa viene realizzata pochi anni dopo, grazie all’impegno del sacerdote Costantino Pagliotti (Cuorgnè, 1881-Torino, 1947), è la Chiesa di Santa Agnese, in via Volturno n. 2 e corso Moncalieri n. 39.

 

Dalla rete si apprende che il progetto della chiesa è di Giuseppe Cento, del 1929, che ha anche la denominazione di “Tempio nazionale agli eroi d’Italia” e che a don Costantino Pagliotti, nel novembre 2011, è stata intitolata la piazzetta adiacente alla chiesa in via della Brocca, angolo corso Moncalieri.

 

Don Pagliotti, figlio di piccoli industriali cuorgnatesi, nel corso della prima guerra mondiale è stato per breve tempo cappellano militare. Si è poi impegnato, anche economicamente, per erigere la nuova Parrocchia che gli abitanti del Rubatto e della Crimea richiedevano all’Arcivescovado. Ne è stato il primo parroco e se ne è occupato fino alla sua morte in povertà, avvenuta nel 1947. Dal 2007 è sepolto nella chiesa.

www.localport.it/eventi/notizie/notizie_espansa.asp?N=81176

 

Può essere curioso ricordare che, come scrive Abate Daga, di fronte alla caserma del 3° Alpini ha sede l’ambulatorio Regina Elena, con dispensario antitubercolare, servizio medico chirurgico e di specialità, distribuzione di soccorsi. È gestito dalla Croce Rossa e ne è direttore il commendator dottor Vincenzo Rossi. Oggi è scomparso.

 

In corso Moncalieri n. 47 si può ancora vedere la monumentale macelleria di Oreste Curletti. Come si legge in un articolo di “Stampa Sera” del 1° giugno 1985 a firma r. sc., Oreste Curletti era «unico esempio in Europa di macellaio intenditore d’arte», proprietario della galleria d’arte “La Parisina”, attigua al suo negozio.

 

Il borgo del Rubatto, nel 1893, ha un riconoscimento letterario: Carolina Invernizio pubblica infatti il romanzo “La biricchina (sic!) del Rubatto” per i tipi della Tipografia della Gazzetta di Torino.

Questo titolo non induce sul borgo una gloria duratura, perché pochi anni dopo viene modificato. Quando l’editore fiorentino Adriano Salani ripubblica i romanzi di Carolina, sparisce il toponimo torinese e il libro diviene “La birichina - Romanzo storico sociale” (1896) e poi “Birichina - Romanzo storico sociale”, con edizioni del 1898, del 1903, del 1919.

Peccato, perché se il titolo non fosse stato modificato, il Rubatto “letterario” sarebbe arrivato fin oltre la prima guerra mondiale! Oggi il borgo Rubatto è stato “fagocitato” dal borgo Crimea.

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Articolo pubblicato il 21/09/2014