La demonizzazione del cibo nella società attuale

Un fenomeno tra il " salutistico " e il " propagandistico ". Saper scegliere il cibo è molto importante, in fondo siamo ciò che mangiamo

La demonizzazione del cibo nella società attuale

 

Il fenomeno più noto della eccessiva influenza del cibo sulla vita delle persone, solitamente di sesso femminile – ma non è escluso che sia di pertinenza anche di qualche uomo - è l' anoressia. Il secondo, presente ancora di più nelle società ricche, è l' obesità.

 

Però l' anoressia merita un discorso particolare, in quanto fenomeno ancora non risolto, mentre per l' obesità il discorso è più semplice : basta mangiare di meno. Difficile ma praticabile da chi vuole veramente migliorarsi. Invece per l' anoressia ciò non vale : chi soffre di anoressia pensa già di essere il migliore possibile, e mangiando di più peggiorerebbe soltanto, secondo chi ne soffre. Un problema, questo dell' anoressia, molto più complesso da affrontare dell' obesità e, possibilmente, da risolvere.

 

A proposito dell' anoressia si sono fatte molte parole, spesso con gli intenti ambigui di chi ha fatto di tutto per provocare un fenomeno del genere, e non si è ancora trovato il giusto antidoto a codesta vera e propria malattia che affligge specialmente le più giovani. Sembra infatti che, con la maternità, tutto ciò che potevano essere le visioni distorte di giovani donne durante il loro ingresso in società venga superato da una realtà cogente e anche, dopotutto, piacevole da affrontare , anche se con qualche chilo in più.

 

Lasciamo ai medici poter definire il fenomeno dell' anoressia, sperando che si possa presto trovare qualche rimedio efficace. In ogni caso, a parte problemi di origine psicologica derivanti da evidenti esempi di comportamento sbagliati sia nella famiglia di origine che tra gli amici, la maggior responsabile del triste fenomeno è senz' altro la moda, a cui le donne sono particolarmente sensibili.

 

Presentare un nuovo modello da parte di una casa di moda è infatti molto più fotogenico e appealing se chi lo indossa è una giovane – di solito sotto i 25 anni- dotata di una silohuette che non evidenzi nessuna nemmeno infinitesima protuberanza del corpo al di fuori di quelle di cui madre natura le ha dotate implicitamente, e che sono irrinunciabili. L' emulazione nella moda è fondamentale, cosa vuol dire “ Essere alla moda “ se no ?

Nonostante tutto, non siamo ancora arrivati alla eliminazione delle forme femminili, grazie a Dio, ma chissà cosa ci riserverà ancora il futuro.

 

Altri fenomeni di propensione alla eliminazione di cibi assolutamente tradizionali nella società occidentale sono il movimento vegetariano ed il vegano. Entrambi sono più che accettabili in una dieta che cerchi di ridurre l' uso della carne sulle nostre mense, addirittura eliminandola completamente per quanto riguarda i vegetariani ed i vegani soprattutto, e anche nella piramide degli alimenti che ormai si vede spesso in ogni testo che parla di diete, la carne – specialmente quella rossa- viene posta in posizione medio- alta, con il consiglio di cibarsene non più di 2-3 volte alla settimana.

 

Basti pensare alla gotta, che affliggeva coloro che mangiavano troppa carne, specialmente i più ricchi che se la potevano permettere, che andavano a caccia e organizzavano lauti banchetti a base di carni di tutti i tipi, e poi venivano affitti da questa malattia che è incurabile se non togliendo la causa stessa del problema, alle gambe soprattutto, cioè non alimentandosi prevalentemente con le carni, le quali procurano acidi urici molto pericolosi se prodotti in abbondanza. Un esempio famoso di malato di gotta del passato fu il corpulento Enrico VIII.

 

Fortunatamente questa malattia è oggi quasi del tutto scomparsa, oggi le persone conoscono molto meglio il modo di alimentarsi e non eccedono quasi mai nella dieta giornaliera, tranne che in rare eccezioni, in qualche festa o ricorrenza particolare. Ma sono peccati lievi questi, di fronte ai pranzi nelle corti del passato, le cui portate erano fin troppo generose per onorare i reggenti ed i loro ospiti, e che duravano molte ore.

 

I ricchi romani sembra che vomitassero addirittura dopo laute e luculliane cene ( il pasto principale della giornata) in modo di poter ricominciare a gustare i cibi subito dopo. Non si capisce con che tipo di sensibilità del gusto, che a noi moderni farebbe inorridire, considerando il disgusto che provoca l' atto stesso del conato di vomito e di ciò che rimane nel cavo orale, e per il disturbo allo stomaco subito dopo. Ma anche qui bisognerebbe ripercorrere la storia del gusto nei secoli, il quale ha subito molte modificazioni in base al tipo di alimenti disponibili ed ai vezzi dell' epoca.

 

Basti pensare ad una delle salse più amate dai romani, il Garum, ottenuta facendo macerare, insieme all' aceto, le interiora di alcuni pesci al sole, che costava moltissimo ed era alla “portata “( è proprio il caso di dirlo) solo dei più ricchi gourmet dell' epoca romana. Un altro alimento, questo, che ci darebbe il disgusto immediatamente oggi ma che, per ironia della sorte, sarebbe molto salutare in quanto a base di pesce che, notoriamente, non provoca acidi urici se non in quantità trascurabile e contiene i famosi Omega 3, i protagonisti della buona tenuta e pulizia delle nostre condotte del sangue, cioè vene ed arterie.

 

Tornando alle limitazioni che si danno vegetariani e vegani soprattutto i quali, questi ultimi, si proibiscono ogni alimento che sia prodotto dagli animali - come latte, formaggio, uova , pure il miele? È prodotto dalle api...- va tutto bene finchè non comincino ad asfissiarci, a noi onnivori, con le loro teorie tutte da dimostrare, quasi fossero a difesa della razza animale che essi difendono così strenuamente. Però nemmeno io sono contro gli animali, tutto sommato lo sono anch'io !

 

Intanto nessuno ha mai provato che l' eliminazione completa della carne sia una cosa positiva per il nostro corpo, anzi proprio il contrario, semmai : alcuni studi scientifici recenti provano che i grassi animali hanno molta importanza nella dieta, riducendo anche il rischio allergologico. In secondo luogo l' uomo è, dopo tutto, anch' egli un animale, ed ha la dentatura di un onnivoro, fatto che da solo prova che il nostro corpo è da sempre abituato a mangiare di tutto, carne compresa, figuriamoci uova e formaggi che erano molto comuni nelle diete cosiddette povere, cioè di coloro che abitavano nelle campagne e che, avendo a disposizione gli animali nelle loro aie, si dovevano contentare spesso di tali preziosi alimenti per la loro stessa sopravvivenza.

 

Durante le Seconda Guerra Mondiale, i miei genitori che, fortunatamente, avevano abitato nei pressi di Asti in quel periodo ed avevano lì una cascina, stavano molto meglio degli abitanti di Torino che dovevano penare per trovare del cibo, e mi dicevano che venivano invidiati spesso da questi ultimi, che per qualche uovo fresco o un pezzo di toma avrebbero fatto dei salti mortali !

 

Invece questi nuovi adepti del veganismo non hanno troppa dimestichezza con la storia, anche recente, e sottovalutano quanto bene abbiano fatto i prodotti sia della terra, ma anche degli animali che vi pascolano, all'umanità. Penso veramente che se fossero vissuti durante una qualsiasi guerra, i vegani cambierebbero immediatamente idea sulla loro dieta così ristretta.

 

Con questo non voglio dire che a me i vegani diano fastidio, che facciano pure quello che vogliono, fatti loro. Ma quando vengono sui social network a sbandierare immagini di animali barbaramente uccisi, in molti casi, questo mi dà un po' fastidio. Non ne vedo la necessità, e non vedo perchè perorare in modo costante e abbastanza noioso una causa per loro giusta, e per i più sbagliata. Sarebbe come se io volessi scongiurare gli eventuali omicidi mettendo sui social network immagini di persone uccise, ma che discorso è !

 

Non penso che chi voglia diventare vegano lo faccia solo per evitare l' uccisione degli animali, ma soprattutto per la giusta pretesa di stare meglio in salute, e se ci riescono, complimenti a loro ! E poi , per cortesia, i vegani non facciano finta di non accorgersi di avere spesso ai piedi scarpe di cuoio - e non di plastica – anche queste prodotte con animali che non sempre muoiono di morte naturale, anzi il contrario.

 

Recentemente ho guardato un interessante documentario che faceva vedere che anche le piante soffrono, se maltrattate. Grafici prodotti attraverso strumenti che visualizzano gli effetti della stimolazione elettrica sulle foglie dimostrano la immediata repulsione delle piante a tali shock, e quindi la pretesa di eliminare qualsiasi forma di violenza verso gli animali – cosa che mi trova d' accordo quando inutile e non giustificata – dovrebbe essere applicata, a rigor di logica, anche ai vegetali da parte dei vegani, gli stessi che dicono di non volere la sofferenza di ogni essere vivente. Ma a quel punto diventerebbero “ Pietrani”, cioè mangiatori di pietre, e quindi penso che evitino accuratamente di vedere tali documentari scientifici. Il discorso potrebbe continuare con l' esclusione delle uova da parte loro, ma qui diventerei più noioso del solito, e poi non voglio infierire con i vegani, d' altronde a me non danno fastidio se loro non danno fastidio a me che non lo sono.

 

Un discorso a parte merita il vino, che non è una bevanda ma un vero e proprio alimento. Ultimamente anche l' alcool viene demonizzato da una società più che salutista, perbenista. Non si vedono assolutamente più in TV le pubblicità di marche famose di amari, digestivi, aperitivi alcolici e via discorrendo, che riempivano i caroselli – e successivi spot- fino agli anni '90. Siamo tutti d' accordo che l' uso smodato dell' alcool fa male a tutti, soprattutto ai giovani, e quindi limitarne l' uso non è solo giusto, ma anche un doveroso e irrinunciabile impegno civile per evitare che stiano male fegati e cervelli delle persone e che facciano male alle altre, con incidenti stradali e quant' altro.

 

Penso, invece, che l' uso del vino durante i pasti non solo sia una cosa piacevole, ma oltremodo salutare. La presenza del Rasvetranolo nel vino rosso è un beneficio molto importante per quanto riguarda l' antagonismo ai radicali liberi, responsabili di molte malattie del metabolismo. Uno o due bicchieri di vino a pasto, non di più, aiutano il corpo a stare bene.

 

Ho avuto la piacevole sorpresa di leggere, nel contesto di una tardiva rivalutazione del vino – d' altronde anche Noè non se lo faceva certo mancare nemmeno durante le sue crociere sulla famosa sua Arca - che il vino rosso aiuterebbe, secondo una notissima rivista scientifica , a dimagrire. Cioè gli effetti calorici del vino sarebbero superati da quelli prodotti dall' accelerazione del metabolismo, con conseguente leggerissima perdita di peso. Meno male, ho pensato, allora posso continuare a non costringermi ad evitare di bere il mio solito bicchiere di Barbera o di Dolcetto - forse anche due - a pasto, cosa che, comunque, non avverrebbe nemmeno sotto tortura di qualche astemio.

 

In conclusione, bisognerebbe sempre tenere presente che “ Dieta” deriva dal greco, che traduciamo “ Regime alimentare “, cioè non è un periodo particolare della vita di un soggetto che vuole mantenersi in forma, ma un costante e permanente stile di vita riguardante i cibi, che dovrebbe durare tutta l' esistenza, non solo per quei periodi dopo Natale dove molti cercano di perdere peso costringendosi a regimi alimentari ferrei, liberandosi dei chili superflui che vengono regolarmente ripresi a fine tortura ( la cosiddetta dieta yo-yo).

 

La dieta mediterranea, la nostra. è ormai considerata dal mondo intero la migliore possibile. Contiene solo sani alimenti e nella giusta proporzione, carne compresa.

 

Claudio De Maria - Scrittore onnivoro non pentito

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 18/04/2015