Tre passi DA SOLDATO

"Era meglio morire da piccolo, con i peli del culo a batuffolo... che morire da grandi soldati, con i peli del culo bruciati"

Cosi' cantavano i pompieri al termine della commedia "Missione eroica - I pompieri 2", certamente un modo irriverente ma molto azzeccato di descrivere con semplicità ed ironia la vita in trincea nelle guerre di tutto il mondo, ovunque e sempre.

Personalmente ho sempre fatto una distinzione tra "film di guerra" e "film sugli uomini in guerra".

Alla prima categoria possono appertenere film (anche ben fatti e spettacolari) come i seguiti di Rambo o altre roboanti produzioni americane come "Salvate il soldato Ryan", "Black Hawk Down" o "L'ultima alba" o "Act of valor" e altre dozzine di pellicole con proiettili e sangue che scorrono a fiumi e scene d'azione d'impatto che puntano quasi esclusivamente sulla spettacolarità "esplosiva" di uno scontro bellico.

Film sicuramente validi, alcuni di loro anche ottimi per il puro intrattenimento, ma diciamocelo: per lo più nella sceneggiatura e in ogni dialogo la retorica la fa da padrona, spacciando più o meno i soliti concetti militareschi del "Nessuno resta indietro" o "La mia vita per la bandiera" e altre amenità pseudo-patriottiche di questo genere.

Insomma, molti di questi film pur essendo ben diretti e a volte interpretati rimangono al livello di ciò che io considero personalmente quasi come "spot" per l'arruolamento nelle forze armate, semplificando un pò troppo tematiche complesse e soprattutto i motivi per cui nascono certi conflitti tra nazioni.

Alla seconda appartengono i film su cui preferirei concentrarmi oggi e che personalmente preferisco (pur "divertendomi" più coi primi, dal punto di vista "ludico") che tratteggiano meglio la psicologia e la personalità traumatizzata (oppure no) degli uomini che scendono lentamente nel "cuore di tenebra" di un conflitto armato.

E parlando di "cuore di tenebra" non posso ovviamente che cominciare col parlare di "Apocalypse now", ispirato infatti al romanzo "Cuore di tenebra" di Joseph Conrad, sul quale si sono spesi torrenti d'inchiostro e ore ed ore di recensioni e opinioni al riguardo. Diciamo semplicemente che assieme al kubrickiano "Full metal jacket", "Il cacciatore" di Cimino e il più onirico e poetico "La sottile linea rossa" di Malick rappresentano la quadrilogia per eccellenza di ciò che racconta cosa la guerra fa all'uomo in termini di perdita, follia e de-evoluzione umana da esseri raziocinanti a puri cacciatori con l'istinto unicamente volto a uccidere il nemico e sopravvivere.

Perfino il primo Rambo, parlando in questa prospettiva, ci pone davanti un reduce traumatizzato sia dalla guerra che dal proprio paese che al suo ritorno lo tratta come un rifiuto.

Purtroppo l'interessante personaggio di Sylvester Stallone verrà schiacciato dalla macchina commerciale nei successivi episodi, diventando null'altro che l'ennesimo super-eroe americano col mitra in mano e la battuta pronta... fate caso per esempio a quante persone uccide nei suoi film: nel primo Rambo si limita a uccidere uno sceriffo (quasi per sbaglio, tirandogli un sasso lo fa cadere da un elicottero) mentre nei successivi Rambo 2 e Rambo 3 e anche nell'ultimo "John Rambo" per contare le uccisioni dell'implacabile berretto verde si necessita almeno della moviola e una calcolatrice.

Inoltre se nel primo "Rambo (First blood)" i nemici sono nient'altro che gli U.S.A. stessi, visti come istituzione e incarnati dal trucido sceriffo e i suoi aiutanti, nei successivi film si torna ai soliti spauracchi del cinema americano... ovvero i comunisti, i vietnamiti, i comunisti nuovamente nel terzo (notare come invece i "talebani" siano dipinti come i buoni, in quel particolare periodo storico dell'Afghanistan) e nell'ultimo capitolo gli spietati e disumani aguzzini dell'esercito birmano.

Parlando di film più classici come non citare ovviamente "Quella sporca dozzina", film del 1967 di Robert Aldrich, dove a un manipolo di criminali viene offerta la libertà in cambio di una missione suicida all'interno di un castello nazista.

Il gruppo, capitanato da un grande Lee Marvin e composto da attori storici quali Charles Bronson, Donald Sutherland, John Cassavetes e molti altri ancora; è inizialmente coalizzato contro il proprio comandante ma successivamente si unirà contro la ben più ampia stupidità dell'esercito e la macchina da guerra americana in generale, pur partendo comunque allo sbaraglio nella improbabile missione finale che è lo scopo dell'avventura.

Un gran bel film pieno di personaggi insoliti che si amalgamano alla perfezione con una regia prettamente classica e senza sbavature, come nei migliori film funziona ancora tutt'oggi.

Parlando di regia classica non possiamo fare a meno di citare Clint Eastwood, che in diversi film tratta tematiche di guerra come ad esempio il divertentissimo "Gunny" (praticamente una rivisitazione più soft di "Quella sporca dozzina"), dove il nostro pistolero senza nome è un rude sergente istruttore che deve rimettere in forma un plotone di sbandati lasciati a poltrire dal loro vecchio comandante ormai vicino alla pensione.

Ovviamente menzione merita anche l'ultimo e ottimo "American Sniper", intepretato da Bradley Cooper nel ruolo del cecchino protagonista del film, che con pochi effetti speciali e una regia di stampo classico ci porta direttamente sui campi di battaglia iracheni e nella vita familiare del soldato, forse più a suo agio col fucile in spalla in territorio nemico che nella sua sicura, tipica e confortevole villetta a schiera americana con la moglie e i suoi bambini.

Sempre parlando di Clint Eastwood come regista, come non citare inoltre i due film paralleli "Lettere da Iwo Jima" e "Flags of Our Fathers", dove ci parla senza tanti fronzoli della spietata e famosissima battaglia di Iwo Jima, sia dal lato dei militari statunitensi che quelli giapponesi.

Un film che non disdegna eroismo e atti di umanità, così come mette alla berlina la stupidità e l'inefficienza di una macchina da guerra capitanata per lo più da arrivisti senza scrupoli o inetti comandanti che portano al macello i propri soldati.

Altro film classico sulla guerra, stavolta in Vietnam, è il famoso "Platoon" di Oliver Stone, il quale non fa altro che trasporre su pellicola la propria esperienza di volontario al fronte, romanzandola come una guerra combattuta per prima all'interno del plotone stesso.

I soldati infatti sono spaccati palesemente in due fronti, chi con il duro e sfigurato Barnes, un indimenticabile Tom Berenger nel ruolo della vita... e chi invece dalla parte del più umano e intelligente Elias, altra brillante interpretazione di Willem Dafoe memorabilmente immortalata nella famosa copertina del film (e anche di questo articolo) in tutta la sua forza, quando inginocchiato alza le mani al cielo in segno di aiuto verso i suoi compagni che lo hanno abbandonato.

Sempre Oliver Stone ci racconta la storia di un reduce rimasto invalido in "Nato il quattro luglio", interpretato dalla allora stella nascente di Hollywood Tom Cruise.

Un film che parla più degli uomini tanto esaltati sul campo di battaglia quanto dimenticati dalla propria patria dopo la guerra, esempio che vediamo valido tutt'oggi con le salme dei soldati americani "nascoste" al pubblico americano, nascoste per non demoralizzare una nazione già col morale sotto i tacchi dopo l'attentato dell'11 settembre e ormai quasi quindici estenuanti anni di guerra in medioriente, guerra di cui non si riesce ancora oggi a scorgere un termine all'orizzonte.

Prima di passare ai soliti miei 3 consigli, volevo infine concludere con due ottimi film italiani sull'argomento.

Il primo, "Mediterraneo" diretto da uno dei nostri migliori registi degli ultimi anni, Gabriele Salvatores. Il film (forse esageratemente premiato con l'Oscar) è una sorta di "tregua" a cui sono forzati alcuni soldati, capitanati senza "viuulenza" dal grande Diego Abatantuono, sbarcati su una piccola isola semi-disabitata del (appunto) Mediterraneo e abbandonati a loro stessi senza notizie della guerra in corso. Malinconico e divertente, il film è uno dei migliori esempi di cinema italiano degli ultimi apatici anni di produzione cinematografica tricolore.

Altro film italiano sulla guerra, anzi sulla rivoluzione più precisamente, è "Giù la testa" del mitico Sergio Leone, regista invece ingiustamente mai premiato in vita con l'Oscar.

Inizialmente Leone doveva limitarsi a produrlo e la pellicola doveva avere un taglio molto più "western", ma poi (pare per dissidi interni alla produzione) accettò anche di dirigerlo e rimaneggiare ampiamente la sceneggiatura, dando un respiro molto più ampio sia ai personaggi che alla storia stessa, che si svolge durante la sanguinosa guerra civile messicana agli inizi del novecento.

Il lato più interessante del film è come i personaggi siano all'inizio disillusi e disinteressati e tutt'altro affaccendati nell'organizzare una grande rapina alla banca di "Mesa Verde", si ritrovino loro malgrado a diventare "eroi" della rivoluzione osannati da Pancho Villa in persona.

Il grande regista romano come al solito tocca sapientemente i tasti della memoria e dei sensi di colpa con l'uso di sapienti e ben miscelati (forse un pò troppo patinati) flashback di uno dei protagonisti, un ex-rivoluzionario dinamitardo dell'IRA, incarnato dal sorriso tutto denti del grande attore statunitense James Coburn.

A parte questo, c'è da dire che (cosa insolita per Sergio Leone) il film si apre con una citazione di Mao Tse Tung: "La Rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La Rivoluzione è un atto di violenza".

Penso si possa dire ugualmente della guerra, signor Tung.
Passiamo ora ai tre film DA SOLDATO che consiglio questa settimana:

Buffalo Soldiers (2001 - Gregor Jordan)
Qui sfociamo quasi nel campo della commedia nera più che del film di guerra.

Ambientato in una base americana in Germania poco prima della caduta del muro, narra le vicende di un giovane soldato interpretato da Joaquin Phoenix il quale fa il bello e il cattivo tempo nella caserma facendola franca coi traffici più disparati e illegali, complice anche l'inettitudine e la stupidità del suo comandante, un mai così divertente e poco serioso Ed Harris.

La normale routine della caserma viene però stravolta dall'arrivo di un nuovo sergente (Scott Glenn) il quale subodorata l'aria che tira nella caserma decide di fare guerra aperta al giovan Phoenix mandando a monte ogni suo affare e umiliando il suo povero comandante durante un'esercitazione.

Allo stesso tempo però il soldato comincia a sedurre la giovane figlia del sergente in un crescendo di vendette e controvendette che porterà la guerra aperta all'interno della caserma, in un apice di follia e morte del quale vorrei riprendere solo la citazione finale:

"In tempo di pace, l’uomo guerriero attacca sè stesso. E' Nietzsche a dirlo, e il concetto è che in realtà la pace non esiste... c'è sempre qualche conflitto, da qualche parte, contro qualcuno... e non esistono nè vincitori nè vinti, ma solo chi rimane ancora vivo per combattere un altro giorno."

Un film divertente ma non stupido, leggero alla visione tuttavia pieno di sotto-testi da analizzare. Per una serata spassosa ma anche di riflessione.

Spartan (2004 - David Mamet)
Un bel film del regista David Mamet, Premio Pulitzer nel 1984 e sceneggiatore di successo per film come "Gli intoccabili" di De Palma o "Il verdetto" di Sidney Lumet.


Mamet ci narra la vicenda di un ufficiale delle forze speciali, interpretato da Val Kilmer, che ritiratosi dal servizio attivo si limita ad addestrare nuove reclute, ma suo malgrado si ritrova di nuovo immischiato nell'azione alla ricerca della giovane figlia del presidente, rapita da un'organizzazione criminale in medio oriente.

Detta così potrebbe sembrare l'ennesimo film alla "Io vi troverò" con il buono che parte alla ricerca della bella rapita in terra straniera, ma quello che colpisce più del film è il fatto che lo sventurato Kilmer si trovi a combattere per primi i suoi stessi commilitoni statunitensi, dell'esercito e dei servizi segreti, i quali vorrebbero far passare la vicenda imbarazzante sotto silenzio e spacciare la povera ragazza per morta.

Un bel film a metà tra l'action movie e il thriller, diretto e sceneggiato con mano sicura da un veterano del genere, interpretato alla grande dal solito Kilmer a cui bisogna aggiungere anche l'ottima prova di una giovanissima Kristen Bell, nel ruolo della figlia del presidente, tutt'altro che la solita e inerme "fanciulla sotto-stress" rapita dai cattivoni di turno, ma invece un personaggio fragile e forte al contempo che merita più attenzione di quanto non sembrerebbe.

Una trama semplice raccontata in modo semplice, senza grossi virtuosismi di regia o sprechi di esplosioni e dozzine di nemici uccisi, ma più vicino anzi a "I tre giorni del Condor" piuttosto che "Commando" col solito super-soldato che fa stragi sanguinolente alla ricerca della bimba rapita.

Good kill (2014 - Andrew Niccol)
Film diretto con mano sicura da Niccol, affronta la tematica modernissima della guerra "digitale" americana, fatta non più di piloti da caccia che bombardano a velocità supersonica i campi nemici, ma bensì dei nuovi droni comandati in remoto, in tutta sicurezza, a migliaia di chilometri di distanza dalle zone di guerra, da piloti professionisti come il protagonista di questo film, interpretato dal solito e ottimo Ethan Hawke.

Sempre più insofferente al non poter più pilotare aerei da combattimento e sempre più alienato per il dover combattere una "guerra videogame" davanti a un monitor con un joystick in mano, assistiamo alla lenta discesa nell'apatia di un uomo addestrato a combattere che si vergogna di uccidere il nemico in un modo così vigliacco, bombardando a distanza da una sicura cabina in una base militare e facendo piovere fiamme su soldati nemici, terroristi e obiettivi militari... ma sempre più coinvolgendo anche inermi vittime civili, grazie anche alla collaborazione dei servizi segreti che nel film compaiono soltanto come inquietante voce al telefono, che ordina quasi con noncuranza la strage di civili e successivamente anche delle ambulanze che arrivano a soccorrere i civili feriti.

Niccol ci mostra perfettamente questo nuovo mondo di guerra all'americana, inframmezzando la vita familiare sempre più disagiata del giovane pilota, assimilando l'impotenza di soldato all'impotenza sessuale con la moglie e anche alla routine di quello che dall'esterno sembra un lavoro come un altro, col protagonista che va e viene dalla caserma alla sua casetta di periferia in un sobborgo tipicamente americano, scivolando lentamente nell'alcool e nel disgusto più profondo verso sè stesso e i suoi superiori e un lavoro che ormai considera come aberrante e codardo.

Un modo insolito di approcciarsi ai film di guerra, questo di Niccol, ma forse il più vicino a quella che è la realtà USA tutt'oggi, dove questi droni telecomandati sono ormai una verità consolidata e aprono la via a soldati sempre più distaccati dall'orrore che causano, desensibilizzati davanti a uno schermo come se stessero giocando a un videogame o appunto (come noi spettatori) assistendo semplicemente a un film di guerra.

A che punto può arrivare il complesso di colpa in una situazione del genere? Guardatevi il film per scoprirlo...

 

COME AL SOLITO SPERO CHE I MIEI CONSIGLI VI TORNINO UTILI E LE MIE PICCOLE ANALISI LE TROVIATE INTERESSANTI, SE COSI' NON E' OPPURE SE AVETE ALTRI TITOLI DA SUGGERIRE RIGUARDANTI L'ARGOMENTO GUERRA (nè avrò sicuramente saltati moltissimi) SCRIVETE PURE NELLO SPAZIO DISQUS SOTTOSTANTE ALL'ARTICOLO. NEL DARVI L'APPUNTAMENTO ALLA PROSSIMA SETTIMANA, COME AL SOLITO... BUONA VISIONE!

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Articolo pubblicato il 08/11/2015