Mors tua vita mea

Nella Geopolitica gli avvenimenti sono tutti collegati e ciò che accade a migliaia di Km di distanza può condizionare la vita dei cittadini. Così a San Pietroburgo si piangono oltre 200 vittime civili causate dalla guerra in Siria, mentre a Kiev si spera che la stessa guerra possa durare a lungo per evitare altre morti nel Donbass

Il disastro aereo sul deserto del Sinai sta complicando in questi giorni i piani russi. Poche ore dopo il disastro, il Ministero degli Esteri  russo aveva subito parlato di guasto tecnico escludendo da subito l’attentato.

Non essendo i russi accorti sulla circolazione delle informazioni non si sono curati di attendere ulteriori riscontri ed hanno fatto circolare la prima versione utile al regime. La stessa cosa era avvenuta nel luglio 2014 quando sui cieli dell’Ucraina veniva abbattuto il volo MH17. In tale circostanza twittarono dapprima l’avvenuto abbattimento di un aereo nemico per poi cancellare il tutto e cambiare diverse versioni nei giorni successivi. A distanza di più di un anno, dopo che è stato reso pubblico nel mese di ottobre il dossier stilato dalla commissione di inchiesta internazionale, la Russia continua a sostenere tesi che talvolta rasentano il ridicolo.

La tragedia del Sinai pone la popolazione russa di fronte alla realtà in cui il suo Governo l’ha portata. E’ indubbio che se si tratta di attacco terroristico, e non di cedimento strutturale, ci potrebbero essere dei contraccolpi interni per lo zar di Mosca. Una cosa è riempire giornali e TV con talk show su Ucraina e Siria, raccontando una guerra che riguarda altri, altra cosa è celebrare i funerali in patria a più di duecento vittime a causa delle proprie decisioni geopolitiche.

Nel caso della guerra in Ucraina l’amministrazione statale russa è riuscita a camuffare i morti con la retorica dei volontari partiti per il Donbass, con i “suicidi” dei militari o con le minacce alle famiglie dei caduti., ben diversa è la situazione attuale dove la popolazione percepisce per la prima volta negli ultimi anni un pericolo interno. Ora le immagini dei bombardamenti in Siria non sono più una sorta di videogioco, una spettacolarizzazione dove nelle TV accanto alle previsioni del tempo vi sono le previsioni dei bombardamenti per il giorno seguente, ma un’azione che può portare morte direttamente nelle case delle famiglie russe. In questo la strategia terroristica può risultare vincente, portare morte e distruzione sul suolo russo può creare una opinione contraria più dell’uccisione di migliaia di soldati, morti che il più delle volte nemmeno vengono rese pubbliche.

Se nel caso Ucraina o nei casi meno recenti di Georgia e Cecenia,  la popolazione si accontentava di news create a tavolino, ora toccata direttamente potrebbe anche esigere di avere ulteriori spiegazioni circa un intervento militare che ai più risulta anche avulso dalla solita retorica dell’accerchiamento, se si è sempre giustificato l’intervento incolpando gli Stati Uniti di minacciare i confini stessi della Russia quale sarà ora la motivazione da dare in pasto all'opinione pubblica ?. Per la guerra in Siria questa giustificazione risulta più complicata da sostenere in quanto avviene a migliaia di km di distanza e poco ha a che fare anche con la contrapposizione con gli Stati Uniti. Non è neanche possibile utilizzare l’argomento immigrazione in quanto la Russia non è minimamente toccata dall’esodo e meno ancora quello dello scontro di religione, in quanto solo a Mosca vivono più di quattro milioni di islamici (recentemente è stata inaugurata la più grande Moschea di Europa).

Sino adesso nessuno si è veramente posto la domanda di quale sia il reale obiettivo di Putin in Siria, nessuno ha mai posto realmente allo zar la domanda del perché il 90% dei bombardamenti non riguardano postazioni dell’ISIS o come mai l’arsenale militare inviato in Siria sia dimensionato per una guerra differente da quella che sta conducendo. Sono infatti presenti a Latakia e a Tartus sistemi anti aerei Buk (lo stesso utilizzato per abbattere il volo MH17 in Ucraina) ed anche gli aerei sono dotati dei missili R 73, un sofisticato missile a guida laser di tipo aria-aria, tutto questo quando è risaputo che l’ISIS (ma anche le altre forze ostili ad Assad) non hanno aviazione. Allora da chi si deve proteggere Putin ? dall’aviazione Israeliana ? da quella Turca ?

Intanto nell’est dell’Ucraina da qualche giorno sono ripresi i combattimenti ed anche la propaganda russa ha ricominciato a martellare sulle TV con notizie che definire false è poco. L’ultima riguarda l’arrivo ad Odessa (notizia sostenuta anche da Aleksandr Dugin, il filosofo di estrema destra ritenuto uno degli ideologi di Putin) di oltre 2.000 combattenti dell’ISIS che sarebbero stati inviati dal Governo Ucraino a combattere nel Donbass. Tale grottesca bufala sembra un ulteriore pretesto russo per riprendere i combattimenti nel Donbass a dispetto degli accordi di Minsk, accordi che non possono soddisfare il Cremlino che invece punta ad una conquista territoriale ben più ampia di quella attuale.

In Ucraina attualmente il sentiment comune dice che sino a che i russi saranno impegnati in Siria ci saranno meno morti in Donbass, ma non appena avverrà il disimpegno dal Medio Oriente i combattimenti potrebbero riprendere più furiosi che mai ed allora…. che la guerra Siriana continui a lungo… mors tua vita mea

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Articolo pubblicato il 04/11/2015