Heart Attack

Un instancabile grafico freelance si “consuma” di lavoro fino a ridursi in fin di vita... tragicomica metafora del mondo del lavoro per la regia di Nawapol Thamrongrattanarit

Proseguendo ancora consigliandovi un film inedito in Italia come la settimana precedente, oggi ci spostiamo nel lontano oriente, inarrestabile macchina da cinema dalla quale però arriva ben poco nel nostro paese, filtrato attraverso i metri di giudizio opinabili della distribuzione video italiana.

Ecco così che il nostro pubblico si fa scivolare ingiustamente alle spalle film mai visti di ottima qualità per tutti i gusti, molti dei quali vi ho consigliato nel corso dei miei articoli, opere di registi famosi ai più affezionati del web ma sconosciuti ai più del pubblico del cinema blockbuster.

Registi come gli acclamati John Woo o Tsui Hark, noti ai più giovani magari per film action con Van Damme e affini tipo "Senza Tregua" o "Hong Kong - Colpo su colpo" ma in realtà artisti di serie A di cui il grosso della filmografia rimane misconosciuto in occidente.


Film come "Hard boiled" (da me consigliato nell'articolo "I dimenticati - "Hard Boiled") o "Shanghai Blues", grandi classici dei due registi action; oppure i più recenti "La congiura della pietra nera" che segna il ritorno in madre patria di Woo e anche l'ottimo "The Taking of Tiger Mountain", dove Hark ci racconta un'epopea di spionaggio action ambientata nel mezzo della guerra civile cinese del '46.

Per non parlare poi di Kim Ji-woon, sudcoreano noto per il ritorno al cinema di Arnold Schwarzenegger nel divertentissimo "The Last Stand - L'ultima sfida"; in realtà però regista di film superbi come gli horror psicologicamente disturbati alla "Two Sisters" e "I saw the devil" oppure ancora il fantastico "Bittersweet Life", thriller noir di altri tempi che non disdegna, tra l'altro, ottime scene action che il grosso dei film occidentali può soltanto sognarsi.


Altro regista diventato più di fama in questi anni e' poi Takashi Miike, specie dopo il successo internazionale di "13 assassini", in realtà regista di quasi un centinaio di film ("Gozu", "Sukiyaki Western Django", "Yakuza Demon" e tantissimi altri) molti dei quali ancora mai approdati in occidente.

Come non parlare poi di Park Chan-wook, celebre per il suo "Old boy" (remakizzato in versione USA da Spike Lee) dei quali però sono passati inosservati gli ottimi "Lady vendetta" o il più recente "Stoker", disturbati e disturbanti storie perfettamente in linea con il suo più grande successo.


Ancora meno conosciuto è poi il regista del film di cui andiamo a parlare oggi, Nawapol Thamrongrattanarit, giovanissimo cineasta tailandese autore di questo "Heart Attack", titolo adottato per la distribuzione internazionale invece dell'originale "Freelance" con cui è uscito in madre patria.

Ed è infatti di un professionista freelance che parla questo film, di cui andiamo a parlare ora più nel dettaglio analizzando meglio i motivi per cui ve lo consigliamo.


IL LAVORO RENDE LIBERI
Partendo da questa massima filosofica con cui i nazisti sbeffeggiavano i prigionieri ebrei all'ingresso nei lager, arriviamo senza soluzione di continuità al protagonista del film di oggi, un grafico che passa le sue giornate "ripulendo" dalle imperfezioni le fotografie per cataloghi e agenzie pubbicitarie.

Essendo un freelance il giovane deve fare in modo di tenere sempre la sua agenda piena d'impegni, abituato quindi a lavorare in tempi strettissimi per rispettare le "deathline" dei suoi clienti lavorando a volte per giorni senza dormire e ingozzandosi di cibo spazzatura, caffè e bevande energetiche.


Reso quindi tutt'altro che libero dal suo lavoro, il giovane (ottimamente interpretato da Sunny Suwanmethanon) comincia a notare delle macchie sulla sua pelle, talmente pruriginose e fastidiose da convincerlo finalmente ad andare a farsi visitare da un medico.

Sarà una giovane dottoressa ad incaricarsi del suo caso (la bella e brava Davika Hoorne) e a dire al giovane che le macchie in realtà sono solo la punta dell'iceberg, un segnale d'allarme che il suo corpo cerca di lanciargli in avviso di qualcosa di ben più grave, se non si deciderà a ridurre l'impossibile stress e ritmo della sua carriera di freelance.


Una storia semplice che non manca dei suoi tocchi di ironia, come l'amica/procacciatrice di clienti che vuole farsi ritoccare le foto col fidanzato per sembrare più bella, aggiungendo quindi impietosamente altro lavoro al già ultra-oberato grafico protagonista del film; ma vive anche della (incompiuta?) storia d'amore tra medico e paziente, dove la dottoressa non riesce a far arrivare il giovane con la ragione ma potrebbe riuscirci con i sentimenti.


GENERAZIONE 24 ORE NON STOP
Uno spaccato impietoso del mondo del lavoro odierno, visto attraverso gli occhi di un professionista della grafica pubblicitaria in realtà osannato ed ammirato da tutti i suoi colleghi per i suoi ottimi lavori.

Professionista che però vive esclusivamente per il lavoro, senza amici e senza amore, senza pause e senza sosta, per il quale "Le vacanze sono una perdita di tempo" dice alla sbalordita dottoressa dopo aver appena affermato di aver lavorato ininterrottamente per quasi 6 giorni di fila.


Sessioni di lavoro interminabili, 24 ore al giorno implacabilmente senza pietà verso sè stessi davanti al monitor, mangiando cibo d'asporto da due soldi perchè "E' l'unico che si trova a tarda notte", ossessivamente curvo sulla tastiera per elimanare nei, imperfezioni della pelle e rendere perfettamente curve le forme delle modelle nelle fotografie dei suoi clienti.

Non c'è tempo neppure per provare solitudine, galvanizzato dagli "ottimi" risultati lavorativi che paradossalmente lo portano a lavori sempre più impegnativi e quindi gli danno ancora meno margine di tempo per quel riposo che la dottoressa continua a consigliargli.


Una spirale autodistruttiva in cui solo l'amore verso la donna può salvarlo, dottoressa però anch'essa oberata di lavoro dalla processione interminabile di pazienti che visita ogni giorno in aggiunta agli studi che deve completare per laurearsi.

Una generazione senza contratti e senza diritti, spinta a spremersi fino all'esaurimento perchè "altrimenti un altro che faccia il tuo lavoro lo troviamo come niente"; terrorizzata dal fantasma della disoccupazione e dall'idea di dovere per forza "spiccare" nel gruppo per essere sempre nel giro dei professionisti, senza alcuna pietà o concessione neppure per sè stessi e quindi figuriamoci per gli altri.


REGISTA MODERNO, LINGUAGGIO ANTICO
Tornando al giovane regista trentenne Nawapol Thamrongrattanarit, il suo merito più grande è quello di affrontare delle tematiche attualissime come il durissimo mondo del lavoro e l'ossessione tecnologica e per i social network di oggi; il tutto con uno stile di regia "normalissimo" di stampo minimalista e che da grande spazio alle interpretazioni degli altrettanto giovani attori.

Possiamo prendere ad esempio inoltre il suo esordio con "36", film diviso in altrettanti capitoli ognuno incentrato su una fotografia della collezione digitale della protagonista, destinata ad andare perduta una volta guastatosi l'hard-disk su cui era memorizzata.


Oppure ancora il divertente e delicato "Mary Is Happy, Mary Is Happy", dove porta sullo schermo un anno di "Twitter" di una giovane studentessa; trasformando le sue noiose e ripetitive giornate in un drammatico e a tratti assurdo patchwork fatto di piccole ossessioni e commoventi riflessioni della protagonista e la sua migliore amica.

Una regia piatta e monotona all'apparenza, con musiche e temi leggeri inseriti in modo non invasivo nei momenti salienti, in realtà quindi una regia perfetta per raccontare storie "personali" come ovviamente sono quelle che finora fanno parte della sua filmografia, dove come già detto unisce la modernità degli argomenti alla classicità "statica" delle inquadrature.


Un regista di cui poco o niente purtroppo è arrivato finora nelle nostre sale o nelle nostre videoteche, ignorato dalla distribuzione nonostante l'ottima accoglienza ottenuta alla "Biennale di Venezia" del 2013.


OGGI TENGO PARTICOLARMENTE A CONSIGLIARVI QUESTO FILM E QUESTO REGISTA, AUTORE DELICATO DI STORIE COMMOVENTI E PIENE DI SPUNTI DI RIFLESSIONE SUL MONDO DI OGGI, I GIOVANI DI OGGI E DI COME SI POSSANO O NON SI RIESCANO A GESTIRE I SENTIMENTI E I RAPPORTI CON GLI ALTRI, AMICI, PARENTI E COLLEGHI DI LAVORO. STORIE TROPPO "IN OMBRA" DESTINATE AD ESSERE SORPASSATE NEI CINEMA DAI CINEPANETTONI E GLI ENNESIMI SEQUEL E REBOOT SUPER-EROISTICI, FATTI DI ESPLOSIONI E COMBATTIMENTI URLATI A SOVRASTARE IL SILENZIO E IL NULLA CHE SIGNIFICANO PER DAVVERO, SUPPOSTE "OPERE" CINEMATOGRAFICHE CHE VALGONO E DURANO NELLA MENTE E NEL CUORE TANTO QUANTO I POP CORN CONSUMATI DURANTE LA LORO VISIONE.

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Articolo pubblicato il 15/01/2017