Saluzzo (CN). La vita nello spazio.

La conversazione sulla vita degli astronauti al Liceo Bodoni.

Com’è la vita nello spazio? E la Terra vista da lontano? Quanto siamo ‘insignificantemente’ piccoli noi esseri umani rispetto all’universo che ci circonda? Mille e più domande che penso ognuno di noi si sia posto una volta almeno nella sua vita. E se riuscissi a volare?

In questo preciso istante una decina di uomini, tra cui anche numerosi italiani, si trovano a più di 400 chilometri sopra le nostre teste, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (SSI), e probabilmente staranno facendo una camminata spaziale. 

Alcuni ragazzi del Liceo Bodoni di Saluzzo hanno avuto l’opportunità e la fortuna di ascoltare e approfondire l’argomento con l’istruttrice di astronauti ed esperta di sopravvivenza Loredana Bessone, ex allieva del Liceo, impiegata presso l’Agenzia Spaziale Europea a Colonia.

Le due ore passate con lei sono state davvero molto interessanti e assolutamente istruttive.

La vita degli astronauti nello spazio è incredibilmente ordinaria.

Come abbiamo potuto conoscere, la SSI è forse la più complessa opera ingegneristica mai realizzata dall’uomo, in cui è evidente una grande collaborazione internazionale, che va a sottolineare che se si collabora, l’umanità può grandi cose.

Estesa come un campo da calcio, essa impiega novanta minuti per compiere un’orbita completa attorno al nostro pianeta; ciò significa che gli astronauti che la abitano vedono l’alba e il tramonto ogni ora e mezza, quindi più volte al giorno.

Alcuni dati interessanti per capire la portata di tale opera: avente massa 450 tonnellate e volume pari a circa 2 jumbo jet, si trova a 400 Km circa dalla terra, ma ci si impiega meno di dieci minuti per raggiungerla, con il lanciatore russo Soyus.

È dotata di pannelli solari che la rendono molto luminosa, quindi se una sera guardiamo in cielo e ci capita di vedere una luce in movimento, probabilmente si tratta proprio della SSI. 

Essa è abitata permanentemente dal 2000, e gli astronauti lassù vengono riforniti di cibo e altre prime necessità attraverso delle astronavi e veicoli carico che vengono mandati da diversi paesi e di cui abbiamo anche elencato i nomi (i veicoli russi Progress e ATV, quello giapponese HTV, quelli americani Cygnus e Space X Dragon; tutti con forme, predisposizioni e caratteristiche differenti). Essi passano il loro tempo a fare esperimenti su esperimenti.  

Analizzando pezzo per pezzo questa enorme opera d’ingegneria, si è sottolineato orgogliosamente quanto l’Italia abbia contribuito e contribuisca tuttora a questa missione spaziale, fornendo figure di abili astronauti tra cui abbiamo ricordato Luca Parmitano con il suo selfie spaziale, Samantha Cristoforetti, la prima italiana nello Spazio, e Paolo Nespoli, protagonista della prossima missione spaziale VITA che partirà nel luglio 2017.

E’ inoltre prodotto in casa, il veicolo di rifornimento ATV, e numerosi moduli pressurizzati in cui gli astronauti vivono, tra cui il nodo 3 e il nodo 2, dove si trovano le cuccette per dormire e i tapis roulant per la ginnastica. 

Ora vi chiederete, la ginnastica? Si, nello spazio vi è la microgravità, che in poche parole è ciò che ti fa volare, ma a causa di questa il corpo umano nello spazio è da tenere sotto controllo, i fluidi tendono a salire e tra questi anche il sangue, perciò si fa molta pipì e i muscoli sono fragili, ma per evitare rischi, gli astronauti devono fare due ore e mezza di ginnastica al giorno per tutto il tempo che passano nello Spazio.  

Un’altra curiosità che abbiamo voluto chiedere a Loredana Bessone è stata, come ci si lava?

Lei ci ha raccontato come si sia scoperto che nello spazio l’acqua sia soggetta alla sola tensione superficiale e si creano quindi delle bolle d’acqua che rimangono attaccate al corpo; infatti durante una passeggiata spaziale fatta da un astronauta che era calvo, l’acqua aveva iniziato a coprirlo tutto, faccia compresa e lui ha rischiato di annegare nello Spazio.

Cosi per lavarsi, ci si ‘spalma’ letteralmente l’acqua con il sapone su tutto il corpo e poi con un asciugamano ci si asciuga.

La parte forse migliore di tutta la stazione è rappresentata dalla cupola, quella che gli astronauti chiamano la finestra italiana sul mondo e sull’universo. 

Dico italiana perché si trova proprio all’interno del nodo 3, costruito a Torino. Da qui si ha una visione a 360° della Terra e il loro tempo libero gli astronauti amano passarlo qui ad osservare, a scattare foto e fare video del nostro meraviglioso pianeta, di giorno e di notte, e poi queste immagini le caricano sui social, in modo che tutti noi possiamo esserne partecipi.

La bellezza di questa visione è tale che, tutti gli astronauti che hanno avuto la possibilità di viverla, hanno dichiarato che "se la popolazione mondiale potesse almeno una volta osservare la Terra dallo spazio, avrebbe certamente più cura di quella che è la propria casa". 

Letizia Barale

4^A

Liceo Bodoni - Saluzzo

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Articolo pubblicato il 14/04/2017